Riporto fedelmente la recensione relativa all'ultimo numero di The Artist (lo speciale " TUTTO QUELLO CHE AVRESTE VOLUTO SAPERE SU THE ARTIST E NON AVETE MAI OSATO CHIEDERE!") pubblicata sulla rivista INK di marzo 2007.
L'autore è Paolo Peruzzo.
" In questo volumetto brossurato di grande formato, trova espressione l'underground di casa nostra e non solo. La copertina a colori, comprende il fronte e il retro della rivista estendendosi oltre la costoletta fino a occupare anche l'ultima pagina. L'autore si firma Paolo Perchè, ma si riconosce lo stile di Paolo Bacilieri (peraltro citato tra i collaboratori). Non è l'unico autore noto a partecipare a questa sorta di Helzapopping fumettistico; troviamo, tra gli altri, anche Giuseppe Festino, Osvaldo Cavandoli, Maurizio Rosenzweig, Fernando Caretta, Alberto Ponticelli. Difficile dare un giudizio su un lavoro così variegato opera di ingegni multiformi. Diciamo subito che si tratta di un miscuglio di generi forse arbitrariamente riuniti sotto la comune definizione di fumetto underground ma che in effetti nasce dalla contaminazione di fumetti diversi che spaziano da MAD a Harakiri a Il Male a Ca'Bala, strizzando l'occhio ai Freak Brothers e Robert Crumb. Il risultato è una rivista assolutamente demenziale che a prima vista può sembrare spiazzante ma che contiene trovate pazzesche e davvero divertenti.
La capacità tecnica degli autori è altalenante, ma in questo caso quello che conta maggiormente sono le idee e la capacità di renderle efficaci sulla carta. L'umorismo e la satira sono di grana grossa, però colpiscono nel segno. Credo che questo sia l'obiettivo che gli autori si siano prefissi senza guardare troppo per il sottile. Tutto sommato le scene da voltastomaco sono abbastanza contenute, per cui il lettore può anche sperare di arrivare alla fine della rivista in un'unica seduta di lettura.
Un complimento và agli autori che immagino giovani e pervasi da un sano spirito goliardico ma capaci di dare corpo alle loro idee realizzando con impegno e volontà volumi come questo. Non è poco in un momento in cui gli editori sembrano fare a gara per pubblicare il meno possibile. Dissacrante ma divertente. Consigliato agli stomaci forti. "
L'autore è Paolo Peruzzo.
" In questo volumetto brossurato di grande formato, trova espressione l'underground di casa nostra e non solo. La copertina a colori, comprende il fronte e il retro della rivista estendendosi oltre la costoletta fino a occupare anche l'ultima pagina. L'autore si firma Paolo Perchè, ma si riconosce lo stile di Paolo Bacilieri (peraltro citato tra i collaboratori). Non è l'unico autore noto a partecipare a questa sorta di Helzapopping fumettistico; troviamo, tra gli altri, anche Giuseppe Festino, Osvaldo Cavandoli, Maurizio Rosenzweig, Fernando Caretta, Alberto Ponticelli. Difficile dare un giudizio su un lavoro così variegato opera di ingegni multiformi. Diciamo subito che si tratta di un miscuglio di generi forse arbitrariamente riuniti sotto la comune definizione di fumetto underground ma che in effetti nasce dalla contaminazione di fumetti diversi che spaziano da MAD a Harakiri a Il Male a Ca'Bala, strizzando l'occhio ai Freak Brothers e Robert Crumb. Il risultato è una rivista assolutamente demenziale che a prima vista può sembrare spiazzante ma che contiene trovate pazzesche e davvero divertenti.
La capacità tecnica degli autori è altalenante, ma in questo caso quello che conta maggiormente sono le idee e la capacità di renderle efficaci sulla carta. L'umorismo e la satira sono di grana grossa, però colpiscono nel segno. Credo che questo sia l'obiettivo che gli autori si siano prefissi senza guardare troppo per il sottile. Tutto sommato le scene da voltastomaco sono abbastanza contenute, per cui il lettore può anche sperare di arrivare alla fine della rivista in un'unica seduta di lettura.
Un complimento và agli autori che immagino giovani e pervasi da un sano spirito goliardico ma capaci di dare corpo alle loro idee realizzando con impegno e volontà volumi come questo. Non è poco in un momento in cui gli editori sembrano fare a gara per pubblicare il meno possibile. Dissacrante ma divertente. Consigliato agli stomaci forti. "
E così ti sei montato la testa ! Ebbravo Felix c'hai proprio i maroni psichedelici !
RispondiEliminaBe Artist !
Le scimmie
Accy & Neri
Piccoli uomini crescono, o grandi uomini ripiccioliscono?
RispondiEliminaComunque sia, evviva la Macumba, evviva le Sguinze!
Benvenuto nell' infetto mondo dei Blog!
Armin.
grande! je l'hai fatta!
RispondiElimina.G!
Evvai sbarbo!
RispondiEliminaIn giornata ti linko e rispondo anke alla mail.
Promesso.
Ciao Ivan,
RispondiEliminabenvenuto nella bloggosfera!
Alberto vampiro stanco.
Bravo, Joe!
RispondiEliminaMò preparati a subire le nostre incessanti rotture di palle da grafomani del blog.
Squaz
(amico degli stomaci forti)
certo che 'sto cazzo di DEARTIST è impossibibile da recuperare per noi poveri sudici...
RispondiEliminaneanche i ceri a padre pio nel mio ultimo tour a Pietrelcina hanno avuto effetto!
AAA scambiasi rene quasi perfettamente funzionante per copia intonsa di The ARTIST con BAC in copertina...
un saluto particolare al quel fetentone di ivan, lui sa perchè!
grazie, ragà. grazie.
RispondiEliminasono commosso
p.s. hai ragione, Michele, hai perfettamente ragione. a breve provvedo. tu però inizia a incartare il rene.
Bella Ivan!
RispondiEliminacitando parte della recensione di Peruzzo:
"La copertina a colori, comprende il fronte e il retro della rivista estendendosi oltre la costoletta fino a occupare anche l'ultima pagina"
tra l'altro la rivista è anche possibile sfogliarla...
Linkato anche su ciccioville!!!!!
RispondiEliminaEh già, anche io aspetto da un tot di vederla sta rivista!
RispondiEliminaComunque sta recensione è all'altezza dello sbrocco di Artist!
weeeh ivanuzzo! bene, bene.. ho visto il blog, bravo, ma bravo: cartoonist, musicante... come al solito nessun accenno al suo socio di fiducia per the artist, ma vabbèh... quella povera rivista.. come farebbe senza dirty bastard?
RispondiEliminaurka, il blog dell'ariken manuppelli! adesso lo aggiungo subito ai preferiti.
RispondiEliminar--
Ho trovato anche questa recensione di The Artist, magari ti può interessare:
RispondiEliminaPoiché è opportuno analizzare in maniera sistematica non solo la questionicità della lingua underground contemporanea, ma anche la sollevazione problematica viscerale del sottomondo parossistico che giace nel nucleo derivatista degli autori, ritengo giusto contrappuntare l’anima di questa rivista nella misura in cui non ricorre ad asfittici elementi di comparazione. Mi spiego meglio: procedendo nella catalogazione materiale degli elementi strutturali che si confanno alla realtà fumettistica occidentale troviamo espressioni che vanno dallo pseudo-politico-intimista alla smania di cartoonizzare ogni monade ingurgitata dalla sete di potere dell’artista, che catalizza in se non solo la voracità di un pensiero lineare, ma anche, e oserei dire soprattutto, la apofanticità di un giudizio che a nostro avviso è prossimo alla situazione pensionistica di tanti altri esempi come il “Der vender und steler” di Francoforte o il “Olè ye ye” della Spagna centro meridionale. Se il paragone con questi monumenti del fumetto sicuramente regge fino a un certo punto, è inutile, tuttavia, crogiolare “The Artist” in un paralipomeno burroso e geriatricamente invalido, in quanto i parametri criteriali di tali giudizi non sussistono e crollano di fronte all’evidenza, evidenza tale per cui l’etica che contraddistingue chi scrive impone di non tacere quanto si sta affermando in maniera sibillina e anche un po’ laconicamente draconica. Transustanziando il processo di comunicatività di base che riduce la rivista ad un semplice surrogato di mezzi in parte aperti alla autodeglassazione irrigidica e in parte no, possiamo altresì affermare come, silurando ogni territorialità presente nell’impianto distributivo (editorialmente parlando si intende), e lobotomizzando il sentimento di benemerenza che si attua laddove la lettura di “The Artist” avvenga a Catanzaro, come, si diceva, il lavoro del Manuppelli, così come quelli del Fossati e degli altri allegri comiti di questa fragrante prosopopea, si integrino in una cosmografia setticemica di alta qualità formale, senza concedersi tuttavia, come spesso avviene – si pensi al caso del “Pragadao es tu je gororao” in Brasile- ad una semplicistica logica terzilineare che sorpassa di gran lunga il pensiero analogico anche del più grande lattaio della società bulgara. E’ per questo che noi consideriamo “The Artist” come la fine di quelle correnti ideologiche che segnarono il tramonto di una certa filosofia underground, leggermente spostata, aliena da una patina di dolore, da un permafrost impenetrato dal quale spuntano carciofi simili a funghi, per usare un pregnante espressione di Luigino Rosamundi. E’ qui che casca l’asino, è qui che mastodonticamente si afferma un principio di coerenza valido in primis per tutti quelli che giocano a Basket nelle piazzette, in dopis per quanti corrono attraverso tubi iperbarici (metaforicamente parlando è ovvio) verso nuove soluzioni ingegnosamente concrete. Ecco il merito di Ivan Manuppelli. Ecco l’ecceità drammatica di uno zaino ricolmo di attitudini serpentine.