giovedì 23 agosto 2018

Ciao Vincino


Ieri alla radio dicevano che con Vincino se ne va via un pezzo del '900, io invece credo che abbiamo appena perso un pezzo di futuro.

Scrivere di lui in questo momento mi fa molto strano, è una di quelle cose per cui ora lo sentirei e gli chiederei un parere.
Cercherò, ma temo senza riuscirci, di essere breve e conciso come sarebbe piaciuto a lui.

Vincino l'ho conosciuto otto anni anni fa, coinvolgendolo nel primo dei nostri tantissimi progetti economicamente fallimentari a cui ha sempre partecipato con l'entusiasmo di un bambino. "Ma puck, la minchia, ce l'ha ancora sì o no!?", giuro che sono state queste le sue prime parole che ho sentito al telefono.
Poi mi ha chiamato alla nuova edizione del Male, assieme a tanti altri giovanissimi a cui ha dato una fiducia gigante, che pochi sanno dare in questo mestiere. E da lì è nato tutto.

Conoscerlo è stata una esperienza spiazzante, psichedelica e bellissima. Nelle sue parole, nei suoi disegni, nei suoi progetti di rivista assurdi (ogni volta che lo incontrarvi aveva un progetto di rivista assurdo diverso), nelle sue email sgrammaticate delle 4 del mattino, nella sua capacità di coinvolgerti e nella sua generosità senza pari, ci trovavi tutto il senso e la poesia di questo lavoro stupendo che poi lui chiamava sempre "gioco".

Non uscivi mai indenne da un incontro con Vincino, ti spiazzava ogni volta. E questo perché, appunto, secondo me stava sempre con un piede nel futuro.

La cosa che mi spiazzava di più era vederlo disegnare. Come cazzo facesse a stare in quella posizione lo sa solo lui: immaginatevi questo essere altissimo, quasi 2 metri di uomo, tutto curvo e dinoccolato come il Pippo sballato di Andrea Pazienza, che prendeva dal taschino uno dei suoi mille trattopen dalla punta sminchiata e si gettava letteralmente con la testa nel foglio, a un millimetro di distanza dal disegno.
Una cosa fisicamente impossibile per ogni altro essere umano di questa epoca e di quelle passate.

Un'altra cosa che mi sconvolgeva era il suo curriculum schizofrenico e situazionista. La capacità di muoversi in qualunque tipo di ambiente culturale, in cui comunque ne usciva sempre a suo agio e sempre fuori posto, che fosse Il Male, Il Foglio, Frigidaire, la rivista cattolica Tempi, il Leoncavallo, le trasmissioni di Santoro, Stampa Alternativa, Vanity Fair, il partito Radicale, le fanzine più sconosciute o il Corriere della Sera. Sinceramente, non so quali altri disegnatori potrebbero vantare la stessa libertà di testa e di segno, molti ne uscirebbero distrutti al primo cambio.

Ogni tanto mi parlava della libertà che aveva al Foglio, ma io cercavo sempre di sviare perchè la faccenda della proprietà di quel giornale mi imbarazzava. Ma mi rendo conto, come me ne rendevo conto allora, che tra i due l'anziano bigotto e dogmatico ero io. Lui quello giovane e libertario.
La cosa che mi ha insegnato, ma ci sono arrivato tardi e non ho mai avuto modo di dirglielo, è che c'è una linea di fondo molto più profonda a unire le persone e quei mondi diametralmente opposti che lui frequentava. Solo poche persone sono davvero inconciliabili: i libertari e gli sbirri, i sognatori e i burocrati, gli svegli e gli scemi,i disegnatori bravi e quelli scarsi.
Il resto è solo un inutile autoconvincersi.

Vincino è riuscito a spiazzarmi anche due settimane fa, quando sono andato a trovarlo a Roma, per il nostro ultimo incontro in questa dimensione.
Immaginatevi la consapevolezza di andare a trovare un amico per l'ultima volta, una roba di una tristezza e desolazione assicurata. Ma poi Caterina, la figlia più giovane, mi prende in disparte e mi chiede se per caso avessi visto i muri dell'ascensore dell'ospedale. Vincino, per il gusto impagabile di prendersi gioco delle vecchiette che ci salivano, li aveva imbrattati disegnandoci sopra un enorme cazzo a matita. Firmato Vauro, tra l'altro.
E quando la vecchietta si scandalizzava lui, col suo tipico colpo di genio, faceva finta di indignarsi a sua volta e le diceva "Ma che vergogna signora mia, ma dove andremo a finire"

Capite, che tipo abbiamo perso?
un abbraccio a tutti. ivan

ps Quella che vedete è la copertina della rivista che Vincino dirigerà nel maggio 2050, un giornale di satira europeo dal titolo ancora incomprensibile. Al momento non ci è ancora dato sapere da dove e come la dirigerà, ma confido nella teoria del multiverso e dei viaggi spaziotemporali.

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