Vi scrivo un breve resoconto sulla trasferta lucchese.
Puck il Nano mi ha incaricato di prendere la vecchia e fidata "Puckmobile" (tanti anni di servizio e mai un giorno di sciopero) e partire con il braccio destro Emanuele Fossati (tassista ufficiale della redazione) alla volta di Lucca Comics.
Obiettivo: diffondere il sacro verbo dell'editoria indipendente, e convertire qualche anima infedele a donare il cuore alla Causa e il portafoglio ai sottoscritti.
Partiamo la mattina all'alba, ci perdiamo strada facendo per approdare in un'inaspettata La Spezia (mai fidarsi delle mappe stradali stampate in Cina!), e soprattutto facciamo un bell'incidente in macchina in perfetto stile Hazzard: la Puckmobile scivola sul bagnato, le gomme fanno sentire il peso della loro logora carcassa, e il veicolo fa un paio di giri su se stesso, in mezzo all'autostrada, come una fottuta ballerina di danza classica.
La macchina va a sbattere contro il guard rail, la targa si stacca dal cofano per poi perdersi in qualche dimensione parallela, e il tizio del furgone alle nostre spalle ci supera con la faccia pietrificata e le mani strette sul volante.
Arriviamo a Lucca e alloggiamo in un ostello per camionisti. Ho con me una raccolta di hits degli anni '60 che ho preso in autogrill a un prezzo stracciato, ma è la solita fregatura: tolti gli Animals sono quasi tutti pessimi rifacimenti suonati da cover band attuali che, per quanto mi riguarda, potrebbero tranquillamente accompagnare Nilla Pizzi nella sua prossima tournee, invece di finire a fare casino nel mio stereo.
La fiera di Lucca Comics è allucinante. Sembra una via del centro in pieno periodo natalizio dopo che qualche terrorista ha appena minacciato di farla saltare in aria. Mi faccio strada a fatica tra le persone, che sono tante, troppe, e per un attimo credo che la bomba all'idrogeno sia l'unico modo per potere arrivare tranquillamente al mio stand.
E alla fine ci arrivo, al mio tavolo, per presenziare alla fiera con due giorni e dodici ore di ritardo.
Intravedo Vanessa e Federico Sfascia, che mi chiedono notizie sull'uscita di "Puck!", ma la folla è impressionante e le mie parole di risposta si perdono nell'aria. Rivedo Emiliano Rabuiti (che riesce a guidarmi tra la folla disumana per mezzo di un machete), Sergio Ponchione, Giuseppe Palumbo, Laca e i suoi amici, Piero Tonin (che è stato coinvolto assieme a me e ad Ema in un'intervista su RAISAT), Dario Morgante, Rocco Lombardi, le Serpi in Seno, il Dottor Pira, Ratigher, Armin Barducci, la sua ragazza, Dentiblù, Alex Tirana, Akab, Giorgio Santucci, Lucio Villani, Massimo di Frigidaire, Maicol, Massimo Semerano, i Selfocomici, i Cani, e tanti altri che non riesco a ricordare.
Parlo a lungo con Simone Lucciola su come incidere un disco punk dalle sonorità vintage, e faccio la fortunata conoscenza di Vincenzo Sparagna.
Sparagna (che tra parentesi è identico a come lo disegnava Pazienza) ci porta nella succursale lucchese di Frigolandia, che sembra un covo di cospiratori, e ci parla delle sue rivoluzioni culturali dichiarando di apprezzare The Artist. Ma vi rendete conto!? Sparagna che legge The Artist!!! Ahahaha!
Cazzo, io ci sono cresciuto con Cannibale e Frigidaire! Il Male è una delle mie principali fonti di ispirazione... quella roba scotta ancora, sono passati trent'anni ma riesce sempre a torcerti l'anima e il fegato. Per chi fa questo mestiere, e si autoproduce fumetti, Vincenzo Sparagna è una sorta di figura mitologica, un personaggio a fumetti pure lui.
E quest'aria sovversiva non può che farmi bene.
La fiera continua, e alla fine vendiamo pochissime copie, non ci ubriachiamo neanche un po', e ripartiamo con il cadavere della Puckmobile e tutto l'invenduto nel bagagliaio.
Sulla via del ritorno incrocio lo sguardo di Giulia Bertan, ma la mia miopia cronica mi impedisce di riconoscerla in tempo, e quindi salutarla come si deve. L'avevo conosciuta qualche anno fa, a Bologna, quando lavorava al Peso del martello. E' una disegnatrice fantastica, e anche una buona compagna di sbronze per quello che ricordo. Mi piacerebbe parlare ancora con lei, ma immagino che dovrò aspettare un altro segno del destino. O un'altra bottiglia.
La macchina riparte nel cuore della notte. Con noi ci sono un sacco di pioggia sui vetri, John Lee Hooker alla radio, e Paolo Bacilieri con il suo Carl Barks originale seduti ai sedili posteriori.
Torno a casa alle quattro del mattino, metto via il miserabile incasso del weekend, e guardo il telegiornale della notte sperando nella vittoria di Obama Barack. Obama stravince, e l'America fa una svolta epocale da libro di storia: 60 anni fa i neri venivano linciati in pubblico, oggi diventano presidenti degli Stati Uniti.
Noi, invece, nell'arco dello stesso tempo siamo passati dal Generale Badoglio a Borghezio. Non so se mi spiego.