lunedì 31 dicembre 2007

L’ultima performance di Filippo Auti.

E così l’Angelo della Morte, nostro malgrado, si portò via anche Filippo Auti, maestro di visioni e amico fuori dal comune. Collaboratore storico di The Artist, curava per noi la rubrica “Cronache della Terza Guerra Mondiale”.

Ebbi la fortuna di conoscere Filippo soltanto quattro anni fa, in occasione di uno dei suoi tanti allucinati comizi notturni nelle strade di Brera.
Filippo era pura provocazione. Un grandissimo performer di strada, uno dei pochissimi al mondo in grado di prendere il difficile pubblico borghese della Milano perbene e darlo in pasto al proprio carisma. L’artista più imprevedibile e coerente che io abbia mai conosciuto, nonché una delle mie principali fonti di ispirazione.
Rimasi folgorato da quella straordinaria macchina di visioni apocalittiche che animava il suo cervello: non avevo mai visto qualcosa di simile, e dubito che qualcun altro sarà in grado di eguagliare quello stesso inestimabile vulcano creativo .
L’opera di Auti è crudele, dissacrante, mai una volta che si sia presa sul serio. È l’eterno ghigno del giullare che si prende gioco della peste che ammorba il paese.
Dietro quella maschera, dietro quei colori, e dietro tutte quelle trovate provocatorie c’è una società fatta a pezzi dai poteri forti, dalle dittature, dalla miseria e dall’alienazione. C’è un lucidissimo scenario di guerra che fa venire i brividi, una profonda valle di lacrime, colore e sangue: la nostra vita. E Filippo ci ha insegnato a viverla con gli occhi strafottenti della provocazione, in un limbo allucinante in cui tutto è il contrario di tutto. Con la modica cifra di cinquanta centesimi a quadro, il signor Filippo Auti, pittore autodidatta e artista immolato alla causa, ci ha dato importantissime lezioni di libertà individuale: mai piegarsi al potere, non c’è piacere più sublime di prendere per il culo la morale dominante.
Le armi che usava erano le stesse del nemico: Filippo Auti rubava le immagini massificate, le icone popolari e politiche per farle recitare nel proprio personale teatro della disperazione.
Filippo era straordinariamente libero da ogni forma di potere: libero dalle gallerie, dalla retorica dei partiti (ma senza mai essere qualunquista) e libero dalle medicine. Ogni forma di sudditanza veniva immediatamente distrutta dalla sua coerenza sanguigna: Auti vendeva le sue opere da sé, direttamente al popolo e accompagnate dalla sua indimenticabile voce di protesta. Non erano previsti intermediari tra il suo inestimabile flusso creativo e il pubblico.
Ma purtroppo la nostra società non è strutturata per accogliere un genio di questa portata. Se un prodotto non lo puoi classificare allora devi tagliarlo fuori dal giro. La Coerenza ha un caro prezzo da pagare, e lui lo sapeva bene.

Filippo Auti ha fatto la sua ultima grande performance la notte scorsa. Se ne è andato via in silenzio, nel sonno, come voleva lui. Poi ha preso un taxi e con quello ha raggiunto l’Olimpo degli artisti, assieme ai suoi tanto amati Otto Dix e Gericault.
Adesso tocca all’Aldilà aprire la propria coscienza . Filippo Auti venderà le sue opere alle Porte del Paradiso, se la riderà, e ammonirà le anime entranti: “Dio non esiste!”

Addio, caro Filippo.
p.s. ho raccolto del materiale di Filippo e l'ho messo online. Qui l'indirizzo: http://votafrankenstein.blogspot.com/

sabato 29 dicembre 2007

COMPARSE!

Quelle qui sopra sono solo alcune delle mille comparse presenti nella sigla della mia nuova serie a cartoni animati.
Il quartetto in questione, infatti, ha accettato di mostrarsi al pubblico richiedendo un briciolo della mia energia psichica come paga minima sindacale.

In settimana, se riesco, pubblicherò un racconto per la venuta dell'anno nuovo.

Sono giorni frenetici, questi: faccio tardi la notte, ho mille faccende da sistemare e non riesco a mantenermi fedele agli appuntamenti (e Claudio Calia di Resistenze ne sa qualcosa, purtroppo!). E come se non bastasse l'intera città è soffocata dalla nebbia: con questo fottuto freddo polare anche lo Yeti è andato a comprarsi il riscaldamento climatizzato.

A presto, mie care stalattiti.

mercoledì 12 dicembre 2007

TRINCALE!!!

Chiedo scusa per il ritardo.
In questi giorni è stato un delirio, e così non ho aggiornato il blog per parecchio. Ma saprò farmi perdonare, promesso.
Quello che vedete qui è una mia versione di Franco Trincale, che per me è un amico nonchè l'artista più coerente che io abbia mai conosciuto.
Le ballate di Franco sono sempre attuali, quasi profetiche.
E sempre dalla parte del Popolo, senza intermediari o divismi.

Per capire il personaggio ci pensa il giornalista Fulvio Abbate : "E' il 1971: e ci troviamo a Palermo durante la festa meridionale dell'Unità. Ed eccolo, Trincale, sta in piedi sotto il palco del comizio, vestito come un autentico blouson noir, o piuttosto un operaio che sta per tornarsene definitivamente in paradiso. A un certo punto, un ragazzino gli chiede un autografo. Trincale lo squadra e sbotta.: “Ma a che ti serve l'autografo?”. Non c'è cattiveria, né falsa modestia nella sua reazione, Trincale sta semplicemente spiegando al ragazzetto che il tempo dei divi stronzi che se la tirano è per sempre morto grazie alla nascita di un nuovo tipo d'artista: tipo lui, insomma."

Franco collabora con me e con The Artist da parecchio. Già dal numero 2, infatti, teneva la sua rubrica fissa "L'Angolo del Cantastorie", che ora si sposta di pari peso sulla nascente rivista "Puck!".
Assieme abbiamo realizzato una canzone (Crimen) e nel cantiere c'è la collaborazione per un pezzo nuovo che però fatica a venire alla luce. Questo pezzo, se tutto va bene, dovrebbe finire nell'album che da anni io e gli Hamelin abbiamo in cantiere: "Processate le visioni".

Che altro aggiungere? Se l'America ha avuto i suoi Woody Guthrie e Pete Seeger, noi abbiamo risposto con Franco Trincale e le sue sincere ballate di strada e sovversione.
E direi che siamo perlomeno pari.

p.s. a breve nuovi aggiornamenti sulla venuta di Puck il Nano nella landa sperduta dell'editoria indipendente. Tenete le orecchie pronte.

mercoledì 28 novembre 2007

PUCK IL NANO INTERVISTA DANIELE LUTTAZZI


Quella che segue è una vecchia intervista a Daniele che realizzai per il numero 5 di The Artist (la parte con la copertina di Max Capa). Il servizio fu illustrato da Alessio Spataro.
All'epoca c'era ancora Berlusconi al governo e Daniele lavorava per la rivista Rolling Stone.
La riesumo in occasione del suo atteso ritorno in televisione, con la cattivissima Decameron (sesso, religione, politica e morte) arrivata già alla quarta puntata.

L'orario è quello che è (chi si ritrova al sabato sera a guardare la televisione ha tutt'altro che da ridere) e i giornali non ne parlano, però la trasmissione sa il fatto suo ed è mansueta come un piranha.
Una vera boccata d'aria, per il tubo catodico.


PUCK: Bene, la nostra intervista inizia con la sodomizzazione di un cadavere.
Questo atto, a parere della stampa filogovernativa, è stato inscenato in uno dei tuoi ultimi spettacoli teatrali: i discussi Dialoghi Platonici. L’opinione pubblica, infatti, è stata non poco influenzata da quello che tu stesso hai definito ''un equivoco gigantesco che e' stato anche strumentalizzato'' : la notizia riportata quasi dappertutto fu quella che Luttazzi avesse inscenato una vera e propria sodomizzazione andreottiana del corpo morto di Aldo Moro. Tu hai ben presto smentito la cosa, sottolineando invece come la scena venisse semplicemente evocata con le parole e, anzi, quanto fosse alto il tuo rispetto per la figura di Moro (tant’è che anche il pubblico dalla prima teatrale di Genova ne uscì quasi commosso).Come lo vedi tu questo morboso interessamento dell’informazione e delle autorità nei tuoi confronti: un ennesimo modo per ostacolare, dopo la televisione, anche la tua attività teatrale?

LUTTAZZI: No no. La scena NON C'ERA. Non c'era sodomizzazione. Non era neppure evocata a parole. Nell'incubo, Andreotti sognava di penetrare i fori di proiettile di Moro. Il racconto è di genere grottesco. Lo si può leggere integralmente ( insieme a un breve saggio sul grottesco ) sul mio sito, http://www.danieleluttazzi.it/ Quanto all'attenzione nei miei confronti, è pilotata da chi vuole mettermi in difficoltà nella vita. Mi hanno individuato, hanno capito che non mollo, non possono uccidermi, così mi rendono la vita difficile. Sono dei bastardi e avranno quello che si meritano.

PUCK: E' vero che alcuni tuoi spettacoli teatrali sono stati boicottati, per ragioni politiche, da alcuni sindaci che avrebbero dovuto ospitarli nei teatri delle loro città o sono solo leggende metropolitane che girano in internet?

LUTTAZZI: E' vero. La distribuzione teatrale in Lombardia mi è preclusa, sembra a causa del distributore regionale, amico di Berlusconi. In Puglia e Veneto invece i politici mi ostacolano tramite gli sponsor, che improvvisamente minacciano di andarsene se nella programmazione vengo incluso io. Se capito a Milano o Verona è solo grazie a organizzatori privati che se ne sbattono dei prepotenti. Mi dispiace per il pubblico di quelle regioni. Si perdono le mie delizie.

PUCK: Ci interessa parecchio la tua passata attività di vignettista su Tango…come mai hai abbandonato questo altro metodo di fare satira? Ci puoi raccontare qualche aneddoto sulla redazione? Hai conosciuto Andrea Pazienza, Staino, Vincino e tutti gli altri?

LUTTAZZI: Inviai a Tango tre vignette. Staino le pubblicò all'istante e mi disse di continuare. La settimana dopo partecipai a Riso in Italy, una rassegna di giovani comici al teatro Sistina. Mi vede Arbore e mi porta a DOC. Continuo a disegnare per i fatti miei. Pazienza mi sarebbe piaciuto conoscerlo, era Dio. Staino è un amico. Vincino ha il cervello in pappa e mi coprì di insulti all'epoca di Satyricon, appoggiando la causa berlusconiana. Infatti disegna per il Foglio e per il Corriere. E' uno squallido. Gli va tributato il premio Forattini della satira paracula.

PUCK: Ho letto in giro che ti è stato proposto il ruolo di opinionista ne Il Foglio, quotidiano di Giuliano Ferrara di cui Silvio Berlusconi ne è il vero proprietario (…di Ferrar…ehm…del giornale, si intende…). Ti è stato detto che avresti potuto scriverci tutto quel che avresti voluto, ma tu non hai accettato per coerenza: come mai hanno proposto proprio a te un posto del genere, sapendo benissimo che la pensavi diversamente da loro? Che strategia stavano giocando? Insomma, se avessi detto cose compromettenti su Berlusconi loro che ci avrebbero guadagnato?...forse avrebbero venduto molte più copie, è vero, ma proprio non riesco ancora a capire…

LUTTAZZI: Ho rifiutato per tre motivi. 1: il Foglio è un giornale che lucra tre miliardi statali all'anno fingendo di essere un giornale di partito ( Ferrara e altri due parlamentari compiacenti hanno fondato un'associazione cultural-politica apposta, di cui il Foglio sarebbe l'organo ). Se avessi accettato, avrei implicitamente dato il mio consenso a questa schifezza. 2: la libertà è qualcosa che ciascuno di noi ha già, non c'è bisogno che arrivi Ferrara a dartela. Nel momento in cui uno ti dà la libertà di fare qualcosa, non è più libertà. 3: il contesto è importante. Se scrivessi sul Foglio, non sarei coerente con tutto quello che ho fatto finora e in cui credo. Se avessi accettato, da quel momento sarebbe diventata irrilevante ogni cosa che avrei scritto. Era questo l'obiettivo dell'offerta del diabolico Ferrara. E' così che fanno: ti comprano. Sono orgoglioso di aver rifiutato. Gente che cede ce n'è a bizzeffe. Vedi Gnocchi, Crozza e Cotellesi a Sanremo.

PUCK: A proposito di modo di fare satira concordo su quanto hai detto più volte a riguardo…e devo ammettere che provo, per quel che fai, profonda ammirazione: hai voluto dire delle cose alla tv e l’hai fatto, fregandotene dei casini che poi sarebbero successi. Cazzo, ora ci sono le elezioni europee e nessuno prova a ripetere quel che hai fatto tu, o la Guzzanti con il suo Raiot. Eppure, di comici di sinistra ce ne sono ancora parecchi alla televisione (alcuni partecipano tuttora a manifestazioni importanti come il contro-festival, il 25 aprile o il 1 maggio) …ma si limitano, se proprio devono, a una comicità facile che se deve mettere alla berlina Berlusconi preferisce accanirsi più sulla sua altezza che sulle sue amicizie. Non voglio prendermela con i tuoi colleghi e amici, ma mi sembra un po’ troppo comoda e (se permetti) anche un po’ ipocrita una satira del genere. Mi puoi raccontare quello che sta succedendo nelle televisioni? Cos’è, anche i comici per paura hanno smesso di graffiare?

LUTTAZZI: Evidentemente la prospettiva di finire querelati non alletta nessuno. Quindi la mossa di Berlusconi e soci ( Colpirne uno per educarne cento ) ha funzionato. Di fatto, in tv adesso si limitano allo sfottò ( "il cavaliere mascarato", l'imitazione di La Russa ) senza coinvolgersi moralmente nella denuncia delle malefatte. Un documento approvato a Strasburgo ha evidenziato il rischio per la democrazia che l'Italia sta correndo da quando Berlusconi controlla di fatto la comunicazione di massa in questo Paese. Di fatto, se fai domande scomode o proponi un punto di vista alternativo, sei fuori, non lavori più. I comici cosiddetti di sinistra, dopo la mia intervista a Travaglio, non hanno più l'alibi dell'ignoranza, non potranno dire:-Io non lo sapevo.- No. Tu sai benissimo come ha fatto Berlusconi a creare il suo regime di monopolio e di fatto tu ti stai arricchito sfruttando quel monopolio. Penso a Striscia, le Iene, Zelig. Dovrebbero rifiutarsi, dovrebbero accontentarsi di guadagnare di meno restando confinati a teatro. E invece...

PUCK: E come mai,inoltre, da quando c’è Berlusconi al potere ritroviamo gli stessi comici sia sulla tv di Stato che sulle reti private? Sto parlando dei vari Cornacchione, Marcorè…

LUTTAZZI: Sono comici che al massimo alludono. Così, coglie la battuta solo lo spettatore che è già informato. La massa resta comunque all'oscuro.

PUCK: C’è un’altra cosa che mi sfugge…insomma, ora come ora quel poco di satira antigovernativa che passano le tv viene solo ed esclusivamente dalle reti di Berlusconi. Mi spiego… poco dopo il periodo in cui successe tutto quel casino con Satyricon ricordo che Antonio Albanese, a Mai dire Domenica, usò parole piuttosto pesanti contro il premier eppure nessuno protestò… così come i tre stessi conduttori della trasmissione, che lo sfottono tuttora tra un reality show e l’altro…è così che funziona: se sparli di Berlusconi alla Rai ti cacciano mentre se lo fai sulle sue reti va sempre bene perché tu sei controllato e lui passa per un padrone liberale?

LUTTAZZI: Al massimo fanno sfottò. La Gialappa's non lavorerebbe più, se prendesse posizione sul serio, senza alludere solamente, facendo nomi e cognomi. Se resti a Mediaset, ti accettano come foglia di fico. Quando scoppiò il caso Satyricon, Confalonieri disse ai suoi:- Chi se l'è lasciato scappare, Luttazzi? Se il problema era fare ascolti e controllarlo, dovevamo tenerlo con noi.- Un po' di sano realismo dal vecchio Fedele.

PUCK: Il satiro Mannelli ti ha detto : “Non si può pensare di scrivere satira rimanendone fuori. È il grande errore dei fighetti televisivi che sono diventati tutti satirici. Il novanta per cento di Striscia la notizia è semiqualunquista. Fa danni immensi.” Tu che ne pensi?

LUTTAZZI: Lo diceva anche Saviane e aveva ragione. Il grosso pubblico crede che striscia sia satira. E' giornalismo con sfottò.

PUCK: So che hai tradotto un fumetto di Daniel Clowes: Lloyd Llewellyn. Ci puoi parlare di questo tuo avvicinamento all’opera?è già uscita in Italia?

LUTTAZZI: Il fumetto è uscito nel 1992. All'epoca in Italia solo due persone lo conoscevano: io e Daniele Brolli, che poi lo stampò con la sua casa editrice.

PUCK: Quali sono le tue influenze artistiche nel campo del disegno?

LUTTAZZI: Sul sito comicus.it c'è una intervista in cui mi dilungo su tutti i miei beniamini. Cito alla rinfusa: Bernie Krigstein, Jim Steranko, Bill Sinkievicz, René Gruau, Gahan Wilson, Robert McGinnis, Jack Kirby, John Buscema, George Herriman, Sempé, Will Elder, Guido Crepax, Guy Pellaert.

PUCK: Un grande collaboratore della nostra rivista è il menestrello di strada Franco Trincale, amico e cantastorie.Proprio un anno dopo il casino di Satyricon, Trincale dovette vedersela con una sorta di querela di Berlusconi che finì un po’ su tutti i giornali: le ballate del menestrello (tra cui la famosa Il BERLUSCHINO) avrebbero, a detta del premier, ostacolato il suo processo in corso a Milano (!)…e questo sarebbe stato uno dei motivi portanti dello spostamento del processo a Brescia. In seguito , a Trincale e agli altri artisti di strada è stato vietato esibirsi per qualche mese nei dintorni di Piazza del Duomo...è la prima volta che la politica censura così pesantemente anche la strada. Tu che ne pensi di questa storia? La conoscevi?

LUTTAZZI: Sì, leggo i giornali. Il problema è che al governo c'è la bugia in persona. Chi mente non può permettersi la libera circolazione delle idee. Siamo al regime mediatico.Una specie di fascismo light. Certe leggi lo confermano: quella contro gli immigrati, quella che criminalizza i tossicodipendenti, quella che autorizza la tortura, quelle che salvano Berlusconi dai processi, quelle che condonano gli abusi, quelle che detassano i ricchi.

PUCK: Come sei entrato nella redazione di Rolling Stone?

LUTTAZZI: Il direttore Michele Lupi era redattore a GQ. Quando la Condè Nast a un certo punto affidò GQ a un direttore che voleva inserirci i comici di Zelig, i personaggi tv e banalizzare il prodotto, me ne sono andato. Mi hanno seguito in dieci, fra cui Valentino Rossi. In due mesi la rivista ha perso ventimila lettori.
PUCK: Sul primo numero di RSc’era un bel servizio sulla groupie Bebe Buell, con tanto di foto vintage tratte da Playboy datatissimi… non credi sia stata una delle più grandi gnocche della storia del rock?

LUTTAZZI: Già.

PUCK: Mi ha lasciato un po’ perplesso quella dichiarazione su Rolling Stone numero 5.
Al posto di quella tua rubrica fissa (Bollito misto con mostarda) c’era la scritta: “Abbiamo appena ricevuto il nuovo pezzo di Daniele Luttazzi. È una delle cose più divertenti che abbiamo letto negli ultimi dieci anni. Purtroppo il contenuto è talmente forte che non è pubblicabile. Volete leggerlo? Lo trovate su www.luttazzi.it”. Come hai reagito a questa decisione editoriale e quali sono state le motivazioni? Io credevo che, almeno su Rolling Stone, ce ne fosse un po’ di più di libertà…

LUTTAZZI: Rolling Stone è libera, ma fragile. Non ha alle spalle colossi dell'editoria. Non può permettersi, in altre parole, querele miliardarie. Io ho proposto allora quella soluzione. E' la prima volta che succede al mondo e crea un precedente interessante. In pratica, si potrebbe smettere di stampare riviste e consumare carta in eccesso. Basterebbe una lista dei siti internet dove trovare l'articolo del mese di questo o quel collaboratore. Ed è così che andrà a finire, fra vent'anni.

PUCK: Mi interessa la tua idea di un vero e proprio boicottaggio dei 10 maggiori inserzionisti pubblicitari di Mediaset… anche perché forse è l’unico modo, ora come ora, di recare un danno all’impero economico di Berlusconi…potresti parlarcene un po’? Quali sono queste aziende e che risultati concreti si potrebbero ottenere da un’azione del genere?

LUTTAZZI: Mi fa molto ridere la richiesta dell'elenco delle aziende. Tutti me l'hanno fatta. Bè, datevi una mossa: accendete la tv e guardate la pubblicità. Il succo è: il potere politico di SB deriva dal suo potere ecoomico, che a sua volta deriva dalla pubblicità di certe aziende. Si tratta di non comprare i prodotti di quelle aziende che finanziano una politica che non condividiamo. Un punto però è importante: l'essenza del boicottaggio consiste nell'INFORMARNE LE AZIENDE. Se smettete di comprare i loro prodotti, neanche se ne accorgono. Dovete inviargli un'e-mail o una lettera dove li avvisate che finchè faranno pubblicità sulle quelle reti, voi non comprerete più i loro prodotti.Tutti mi chiedono, visto il peggioramento della situazione, cosa si deve fare. Il boicottaggio è la risposta. Non avete idea di come siano sensibili gli uffici marketing. Sulla vostra rivista potreste allestire un pre-stampato. Basterebbe firmarlo coi propri dati e spedirlo in più copie alle ditte che ogni lettore giudicherà meritevoli di boicottaggio. E' divertente!

PUCK: Comunque, a parte il boicottaggio, credo che il danno maggiore all’impero Berlusconi sarebbe una sparizione di Costanzo…non sto scherzando, davvero, prova a pensare alla sua ambiguità politica (dice tuttora di essere di sinistra), alle sue programmate e preparate interviste a Berlusconi (che, guarda caso, non hanno mai fatto una domanda compromettente), e al suo monopolio in tv che inculca degli ideali, delle mode e dei modi di vita che non danno fastidio a nessuno e non aprono la mente (e quindi fanno il gioco di chi è al potere). E poi, come hai detto, ogni comico per far carriera deve prima andare da Costanzo (come del resto chi ammazza la figlia, o chi è obeso, gay o malato terminale). Tu che agli inizi hai frequentato il suo show,come la vedi questa situazione?

LUTTAZZI: Partecipai a 30 puntate estive nel 1988. Ho smesso la sera in cui Costanzo inaugurò la tv del dolore (maggio 89 ). Ero presente. Quella sera Costanzo invitò una bimba africana affetta da una malformazione congenita dell'anca. Dopo un po', non pago della strumentalizzazione della bambina, pensò di farlo anche con me. Disse:-Luttazzi, lei che è medico perchè non va in Africa ad aiutare questi bambini?- In quell'istante, ai fini di audience, aveva distrutto il mio personaggio comico. Dissi:-Se lei mi invita come medico, le rispondo da medico. Se mi invita come comico, le rispondo da comico. Lei non sa nulla di me. Non può strumentalizzarmi in questo modo.- Lui disse:-Ma figuriamoci se devo pagare delle servitù di passaggio.Consigli per gli acquisti.- Al termine della puntata mi chiese se avevo una battutina per concludere. -No, nessuna battutina.- Tagliarono tutto. La mia agente era costernata:-Hai rotto con Costanzo! E sei appena agli inizi! Non lavorerai più in tv!- Sono ancora qua. Era bello tenerlo sotto con Satyricon.

PUCK: Nel web ho riletto estratti del tuo dialogo televisivo con Marco Travaglio, apparso nella discutissima puntata di Satyricon. Alla fine dell’intervista gli hai detto: “Con questo libro dimostri di essere un uomo libero, e non è facile trovare uomini liberi in quest'Italia di merda.”
Beh, anche tu hai nobilmente dimostrato di essere un uomo libero a fare un servizio di questo tipo. Come ti è saltato in testa di invitare un personaggio del genere? Te le aspettavi tutte le altre polemiche e “l’editto bulgaro” di Berlusconi che ha cacciato te, Santoro e Biagi?

LUTTAZZI: Una reazione così spropositata era impensabile. Ho fatto a Travaglio le stesse domande che avrei fatto a Berlusconi se fosse venuto in trasmissione. Domande che due anni dopo gli ha rivolto in un corposo dossier perfino l'Economist. Ho dato a Berlusconi e Dell'Utri la possibilità di replicare. Berlusconi ha querelato. Un politico serio deve amministrare senza ombre. Deve rendere conto del proprio operato all'opinione pubblica. Troppo facile mettere la mordacchia. Il libro di Travaglio contiene atti processuali, sentenze di giudici, verbali di interrogatorio di Berlusconi e soci da cui emergevano fatti molto interessanti e inquietanti. Grazie a quell'intervista venne trasmessa poco dopo l'intervista a Borsellino. Per la stessa materia, di recente hanno censurato Blu notte di Lucarelli. Chi tocca muore. Quanto all'editto bulgaro, se un politico dice:-Quel comico non mi piace, quindi non va in onda,- siamo al regime. Fosse capitato a un altro comico, per solidarietà io avrei smesso di lavorare in tv. Censurare uno è censurare tutti. Io almeno sono fatto così.

PUCK: Ma in cosa è consistito,esattamente, questa opera di allontanamento? Ti hanno concretamente licenziato o ti hanno imposto compromessi o orari impossibili?

LUTTAZZI: Non potevano licenziarmi perchè non ero dipendente Rai. Molto semplicemente, non hanno rinnovato il contratto per Satyricon. Adesso, se gli propongo altri programmi, non mi ricevono neanche. "Non ci interessa." Facevo il 25% di share alle 23 su Raidue! Sette milioni e mezzo di ascoltatori. Devono mortificare l'Azienda e ci stanno riuscendo.

venerdì 23 novembre 2007

PUCK IS COMING #5: LE VISIONI DI ZOGRAF!!!

Ebbene sì, anche Aleksandar Zograf farà parte del baraccone degli orrori di Puck il Nano.
Ho avuto la conferma ufficiale proprio la notte scorsa.

L'artista serbo, infatti, mi ha spedito per posta il suo nuovo personaggio: l'allucinato e impassibile Senko.
Ecco come quel visionario di Sasa Zograf mi ha introdotto la sua silente creatura:
"The character of the story I named Senko, and I saw him originally in a hypnagogic dream. It inspired me to start working on a series, where this Buster Keaton - like characterstoically survives just ANY situation that comes his way."

Mi sono arrivate quattro comic strips. Sono spettacolari, il matrimonio perfetto tra Tex Avery e Franz Kafka. Una slapstick comedy metafisica.
Consigli luciferini, macigni che cadono dal cielo, bestie infernali e impressionanti emicranie da far invidia a un acido.
Questi gli stupefacenti ingredienti delle sue prime avventure, che vedrete tutte sulla rivista "Puck!".

Il Nano, infatti, ha delegato al caro Senko il compito di intrattenere i lettori nella sala degli ospiti.
Preparatevi a fare sonni inquieti.

domenica 18 novembre 2007

PUCK IS COMING #4: ROBERTO MANGOSI

"Puck!" si preannuncia la rivista del Grottesco per antonomasia.

Fenomeni da baraccone, teste mozzate, lozioni miracolose che ti squagliano la faccia.
Queste e mille altre leccornie sulle pagine di "Puck!" .
Sui cartoonist italiani lascio ancora un po' di necessaria suspence, ma per quanto riguarda gli americani posso dirvi che su queste pagine vedrete il meglio del meglio della leggendaria scena degli underground comix: Foolbert Sturgeon, Bill Griffith, John Pound, Robert Armstrong, Ted Richards, Jay Kinney e moltissimi altri che vi annuncerò in seguito.
Per non parlare dell'inglese Hunt Emerson, il re del bizzarro, che ci ha regalato una meravigliosa copertina in stato di ebbrezza (me lo ha confessato proprio lui via email... era notte e lui tornava a casa dopo un concerto. I fumi dell'alcool lo hanno fatto sedere sul tavolo da disegno e il suo inconscio si è messo a disegnare un groviglio di losche figure vomitate da un camion dell'immondizia. Roba da rimamere di sasso).

Ma torniamo a noi... quella che vedete qui sopra è una macabra anteprima del numero, in cui il vecchio nano Puck si rivolge all'affezionato pubblico da casa come uno scalcinato Zio Tibia da avanspettacolo.

Testi miei e disegni del grande Roberto Mangosi, al meglio della sua forma goliardica. Ne vedrete delle belle.
Bene, piccoli amici. Anche oggi avete avuto la vostra dose quotidiana di visioni postapocalittiche.
...
Che altro aggiungere?
Puck il nano è in arrivo per voi. Siete pronti a cavarvi i bulbi oculari?

giovedì 8 novembre 2007

LA DOPPIA VITA DI JULIANNE

Poi un giorno vi spiegherò di che si tratta.

A presto, miei cari.
In arrivo una nuova serie a fumetti, completamente inedita, proprio su queste pagine.

Restate sintonizzati.

lunedì 5 novembre 2007

LUCCA COMICS


Ragazzi, lasciatemi raccontare quanto mi è successo in occasione del mio viaggio a Lucca Comics.

Erano le otto del mattino e avevo ancora il fegato sottosopra, quando bussarono alla mia porta e mi prelevarono di peso per diffondere il verbo di Puck il Nano al popolo toscano.
Sotto casa mia c’erano il faunesco Aloisio (percussionista ufficiale della mia band), l’autore di Dirty Bastard e Paolo Bacilieri con la sua ragazza.
La Puck Mobile (il mezzo locomotore concessoci dal Nano per la libera diffusione dei suoi messaggi subliminali) traboccava di valigie e di copie invendute della rivista The Artist.
Alla radio c’erano i Creedence Clearwater Revival, il sole splendeva, e nessuno si sarebbe mai immaginato i disastrosi eventi che ci sarebbero piombati addosso da lì a venire.

L’albergo aveva tutta l’aria della solita topaia fatta per risparmiare. C’era da scommetterci: niente tv al plasma, niente servizio in camera e niente puttane nigeriane comprese nel prezzo che te lo succhiano in una Jacuzi.
E infatti ecco ad attenderci al varco una donna con più di settant’anni alle spalle. Due generose file di denti finti le coprivano la faccia.
La donna ci sorrise (ahimè!) per poi farci strada tra i panni stesi in cortile e portarci fin sopra la scala a chiocciola, verso la stanza dove avremmo alloggiato. Come volevano le previsioni, nessun lusso extra a parte un vecchio crocefisso in bronzo.

Mi sdraiai sul letto. La marijuana mi stava dando alla testa. Parlai con gli altri di religione, arte contemporanea, musica e sesso. La mia voce aveva preso il pilota automatico, oramai.

Il giorno seguente avevamo già messo a disposizione del pubblico tutto il materiale propagandistico per la campagna elettorale di Puck il Nano. Le copie di The Artist brillavano agli occhi degli spettatori.
Michele Ginevra, a cui va tutta la mia gratitudine, ci ospitò assieme ai cari colleghi di Donna Bavosa, Monipodio, Bombilozombi e Toczine. Una buona fetta del fumetto indipendente italiano se ne stava rinchiusa tra le grate di Piazza San Michele, e riceveva noccioline dal pubblico come vecchie scimmie ammaestrate.
Io e i miei due compari avevamo risparmiato un sacco di soldi evitando di pagare l’albergo. La vecchia non ci aveva chiesto uno straccio di documento e così ci approfittammo della sua buona fiducia. Abbiamo preso le valigie, le abbiamo lanciate dalla finestra, e prima che lei si svegliasse abbiamo caricato la macchina e ce ne siamo andati. Ogni soldo risparmiato è un soldo guadagnato, come diceva Robert De Niro.

Peccato che la vecchia fosse un asso della stregoneria.

Alle quattro del pomeriggio la Macumba iniziava già a fare il suo effetto. La vecchia si era vendicata del nostro pessimo comportamento e ora giocava con una bambola dalle nostre fattezze. La testa mi prese a girare e cercai di concentrarmi sulle persone che stavano con me.
Portai i miei disegni a Freak Antoni, che li apprezzò parecchio. Poi proposi la Rubrica della Posta al Dottor Pira e pagai i miei debiti con Sergio Ponchione e la Dimensione Obliqua.
E infine feci la conoscenza di Massimo Bonfatti, l’autore di Cattivik.

Ma ben presto il mio corpo non fu più in grado di reggere i supplizi della vecchia, così mi accasciai davanti al padiglione di Repubblica XL e vomitai l’anima.
La maledizione stava maturando, mamma mia.
Fu allora che mi tornarono alla mente gli insegnamenti del Professor Goffredo Swinheard e della sua Teoria della Trasmissione Psicosomatica, secondo la quale avrei potuto trasferire il mio malessere su una serie di piccoli oggetti industriali fabbricati in serie. L’avevo studiato al corso di Antropologia Culturale, assieme alla vita sociale degli uomini del Borneo.
Concentrai tutte le mia facoltà intellettive e riversai la Macumba su una catasta di copie di Repubblica XL, la prima cosa che mi capitò sotto tiro.
Ben presto le mie membra tornarono al loro posto e il respiro si fece di nuovo regolare.
In compenso, tutta l’effetto della maledizione si diffuse tra gli ignari passanti della fiera. Signore per bene, bambini con il moccio al naso e vecchi collezionisti presero la loro copia contaminata di Repubblica XL e si incattivirono. Qualcuno strabuzzò gli occhi e si mise a urlare, una vecchia azzannò il braccio del proprio marito, un gruppo di ragazzine iniziò a imprecare contro Nostro Signore Salvatore. La maledizione si diffuse a macchia d’olio tra il pubblico, gli editori e i disegnatori e non risparmiò nessuno.
La folla fu invasa da una frenesia d’acquisto, ipnotizzata com’era da tutti quegli annunci pubblicitari che costituiscono il novantanove per cento della rivista. I contaminati azzannarono e diffusero il male per ottenere borse di pelle, orologi, libri autografati dall’autore. Nel giro di un quarto d’ora la maledizione si ingoiò la fiera e tutti quelli che ci stavano dentro.

Ancora fatico a pensare di essere riuscito a salvarmi dalla follia sanguinaria. I lettori di Repubblica XL hanno invaso le strade, mordendo gli automobilisti e contaminando il nostro paese.
Non so che fine abbiano fatto i miei compagni di viaggio, temo siano stati travolti dalla follia generale.

Ora che vi scrivo sono chiuso in camera mia e osservo la strada dalla finestra. Poche ore fa un altro contagiato ha fatto fuori una mia cara vicina di casa. Ci conoscevamo dalle elementari.
Non so quando la gente riprenderà a ragionare e se la situazione tornerà ad essere favorevole. Sono ottimista per natura, ma la vedo difficile di questi tempi.
Sapete, non è così facile assistere alla distruzione della razza umana.

sabato 27 ottobre 2007

ODDITIES DELLA SETTIMANA!!! (27/08/07)

Rieccoli, in piene forze dal fronte psicosomatico!
Venghino signore e signori, venghino!
Gli Oddities tornano a farci visita sulle pagine di "Processate le Visioni"!
Questo giro è tutto per il Generale Mosca Cieca e per il suo fido aiutante Cancramento.
L'ultima volta che hanno dato spettacolo di sè, a Zanzibar, hanno fatto impazzire di malaria le loro fans più assatanate. Un grande show.
E voi quale Oddities votereste alle prossime elezioni? Votate nel sondaggio qui a fianco. Il clan più elegante della storia si sta preparando per la corsa alla Casa Bianca.
A presto, miei cari.
Su queste stesse frequenze.

mercoledì 24 ottobre 2007

BRAZIL !!!

Il verbo di Puck il nano circola nelle vene del globo terrestre.

Questo mese la rivista brasiliana Graffiti 76% Quadrinhos ha intervistato l'amico Maurizio Ercole, che per il pubblico brasiliano ha disegnato una storia e si è cimentato in una lunga intervista dedicata al fumetto underground nostrano dagli anni sessanta ad oggi.
Tra le varie esperienza citate, assieme a Max Capa , Decoder e ad altri illustri colleghi, c'è una parentesi dedicata alla rivista The Artist e al sottoscritto.

Ve la riporto qui di seguito:

" Una rivista che ha riacceso in Italia lo spirito dell'underground storico è stata "The Artist". Ospita le firme più prestigiose del fumetto indipendente a livello mondiale. Ha pubblicato interviste a personaggi come Al Feldstein, ci partecipano autori come Kaz, Mike Diana, Max Capa, Doug Allen, Bacilieri, Bill Wray, Hunt Emerson e altri ancora... Viene stampata in grande formato...ad animare tutto questo è Ivan Manuppelli, un ragazzo giovanissimo dalla carica strepitosa. Stampata in digitale, a tiratura limitata e distribuita quasi a mano... esce praticamente un numero all'anno, è un miracolo che stia in piedi..."

Che aggiungere, ancora? Sono commosso, mamma mia.

martedì 16 ottobre 2007

LE FIGURINE DI RICHARD NIXON

Il buon vecchio Capitano Akab pubblicherà a breve NIXON, una rivista color indaco che darà spazio agli incubi di una generazione.
Come dice lo slogan : " Se c'è un inferno in ognuno di noi, benvenuti!" .

Quelle che vedete qui sopra sono solo alcune delle 12 Figurine di Richard Nixon, realizzate appositamente dal sottoscritto per essere ammesso nella confraternita della loggia nera.
Stampatele e diffondetele! Per incollarle basta leccare il retro di ogni figura, rigorosamente inzuppato di napalm.

Se il mio cervello funziona ancora, e se ricordo bene, tra gli altri artisti tirati in ballo dovrebbero esserci: Nicoz, Adrio The Boss, Alberto Ponticelli, Maicol & Mirco, Rocco Lombardi, i Monipodistici, Alberto Corradi etc etc etc...

Come per tutti gli esimi colleghi, anche a me tempo fa arrivò a casa il bando per l'arruolamento nell'equipaggio mutante.
Eccolo:

" cariartisti il tempo ci separa. ma gli psicofarmaci ci uniscono. il modo migliore per avere un numero di nixon cartaceo nella proprie mani a gratis è lavorarci. le sottoscrizioni sono aperte per i segreti confraterni della loggia nera. sè le idee malate represse cercano uno sfogo. io Vi offro il candidato aperto ai massacri e scandali sessuali legati ad abusi di droghe aliene cosspiratori del monopoli di stato brado. insomma siamo qui per il sangue. se vuole donare cerchiamo gruppi zero negativo. grazie. se ha un disegnatore sotto mano meglio. se no il partito democratico del fai ciò che accade glie ne fornira uno bruciato prontamente.
arigato
aka bastogne 4:16 PM "

A presto con nuove cose.

giovedì 11 ottobre 2007

PUCK IS COMING #3 : FILIPPO AUTI

Per chi non lo sapesse ancora, la rivista "PUCK!" è il continuo ufficiale della rivista The Artist e, come da copione, sarà un bel calderone di cose.
In questi giorni, io e Puck il Nano abbiamo fatto il nostro solito giro di incontri per arruolare artisti disposti a sacrificarsi per la causa.
Saranno in parecchi gli autori che vi ruberanno gli occhi e vi porteranno lontano. Alcuni cartoonist italiani e americani stanno addestrando matite e inchiostro per lanciare personaggi creati apposta per l'occasione, con storie tutte nuove nello spirito del nano.
Ogni volta che sta per uscire un numero nuovo della mia rivista mi sento come Jake & Elwood quando devono ricostruire la loro infinita band per l'ennesimo concerto a Sing Sing... è meraviglioso.
...
Ieri abbiamo preso la macchina per convincere il grande Filippo Auti a collaborare ancora.
Con me c'erano l'autore di Dirty Bastard (che per contratto è anche tassista ufficiale della rivista) e il dittatoriale Puck il Nano accovacciato sul cofano.
Filippo è un artista grandioso. Un genio che appartiene a un'altra epoca.
Un tempo, quando le cose andavano meglio per tutti, potevate vederlo aggirarsi per le strade notturne di Brera a raccontare le sue strane storie.
Storie apocalittiche, dove Marilyn Monroe viene assassinata dai Kennedy e i morti scappano dagli ospedali per non farsi rubare gli organi. Dove Padre Pio si mette d'accordo con Vanna Marchi per rubare i soldi agli italiani. E dove Berlusconi uccide la moglie ed è costretto a scappare in un autoblindo della mafia guidato da Calisto Tanzi.
Ora Auti passa gran parte delle sue giornate a casa, a produrre su carta le circonvoluzioni del suo impagabile cervello.
L'arte di Auti, infatti, non è fatta solo di parole. La sua poesia tormentata la possiamo cogliere dai suoi quadri, dai suoi collages. Un repertorio vastissimo di incubi che farebbe invidia a David Lynch.
Ecco la ricetta: prendete Mario Schifano, Gericault, Leonardo, Hitler, Galileo, Andy Warhol e Boris Karloff e gettateli nel frullatore. Dalla poltiglia informe Filippo Auti, come un dio pazzo, inizierà a inscenare il suo impeccabile e inquietante Teatro dell'Assurdo.
Andateli a vedere, i suoi quadri. O comprateglieli che è meglio. Se fossero su Ebay andrebbero a ruba, anche perchè li fa pagare pochissimo.

Devo parecchio ad Auti. Il suo modo di vedere le cose e di ribaltare la realtà ha inluenzato parecchi miei lavori. Tra cui la serie degli Oddities e alcuni miei collages.
...
Ma torniamo a noi... è con immenso piacere che posso comunicarvi che la rubrica tenuta da Auti (quelle formidabili "Cronache della Terza Guerra Mondiale" iniziate nel lontano The Artist#6) continuerà nel prossimo "Puck!". Ci sono nuove visioni che scalpitano.
E il nano, nel frattempo, le farà scorazzare libere nel suo giardino.
.

martedì 2 ottobre 2007

FRANCIS IL MULO PARLANTE

Era un bravo cabarettista. Chiamava a sè la folla e declamava parodie al vetriolo sulla vita politica del proprio Paese. Le galline ne andavano matte. I giornali locali parlavano soltanto di lui.
C'era persino un accordo per una pellicola prodotta dalla Metro Goldwin Mayer. Non c'era giorno che non gli si presentasse a casa una studentessa vogliosa di avventure o un cronista in cerca dello scoop del giorno.
Che cosa dirà Francis? Chi verrà preso di mira dal Mulo Parlante, oggi? Erano sempre queste le domande del giorno. La gente non pensava ad altro.
Poi un contadino di origini texane, infastidito da tutto quel frastuono, decise di sparargli un colpo alla testa e spedirlo dritto dritto al Creatore. Facendo, ovvio, una tappa obbligata per la Macelleria Equina di Saint Quentin.
Ora tutto il talento di Francis il Mulo Parlante riposa in un piatto di involtini al sugo. Sono andato a comprare la carne proprio questa mattina, e c'era un'offerta tutta speciale dedicata alle primizie di Francis. Il Macellaio ha fatto fortuna con questa storia.
Sono tornato a casa, ho acceso il fuoco, e ho pianto un poco vedendo l'ultimo show del Mulo Parlante alla televisione. Faceva la parodia di Bin Laden.
Poi, mentre apparecchiavo la tavola aspettando la mia amata, ho sentito un rumore di zoccoli alla porta. Era lo spettro di Francis, con tanto di foro sulla fronte.
La mia camera sapeva di stalla e la testa mi girava vorticosamente. Francis era seduto alla tavola e parlava e parlava. Poi, cacciandosi in gola un involtino della sua stessa carne, ha iniziato a fare l'imitazione di Condoleeza Rice. Gesù, che sagoma quel Francis!!!

mercoledì 26 settembre 2007

IN DIRETTA DALL'APOCALISSE

In attesa dei nuovi fumetti che presto vedrete su questa rete, ecco a voi uno stralcio del mio nuovissimo show apocalittico.

Fate tutti un bel saluto al vostro anfitrione che vi porterà nei meandri dell'Apocalisse.

A presto, uomini di poca fede

sabato 22 settembre 2007

PUCK IS COMING #2 : GIUSTIZIA ARBITRARIA

Continuano i lavori in corso della rivista "PUCK!" .

Il nano ha avuto un'evocazione, un'apparizione divina in forma di testa di capra.
Così mi ha ordinato di compilare una lista degli apostoli che dovranno seguirlo nella sua nuova impresa di conquista del mondo.

Ieri ho sentito al telefono Federico Sfascia, il regista dell'horror Beauty Full Beast .

Sta lavorando a nuove storie a fumetti di Giustizia Arbitraria, il supereroe reazionario creato per la rivista The Artist anni fa.

Nell'ultima sua avventura, pubblicata sullo speciale "Tutto quello che..." , questo boia al servizio della gente perbene faceva fuori Puck il nano e i suoi improbabili compagni e riportava l'ordine e la rettitudine nel mondo.

Ebbene, ho l'onore di dirvi che anche Giustizia Arbitraria farà parte del terribile circo di personaggi che appariranno sulle pagine dell'imminente "PUCK!".
Il boia sta firmando con il sangue (degli altri) un contratto per una rivista tutta sua da diffondere tra le pagine del nano.
Sono previste nuove avventure a base di sesso, violenza e lotta sommaria al crimine.
Ecco alcuni titoli in anteprima: "Giustizia Arbitraria contro i nani", "Giustizia Arbitraria contro l'elettrostimolazione" e lo specialissimo "Giustizia Arbitraria contro i Transformers".

Roba da non stare nella pelle.

Allacciate le cinture, companeros. A presto nuovi aggiornamenti.

giovedì 13 settembre 2007

ODDITIES DELLA SETTIMANA!!! (13/09/07)

Sono tornati!!! Sono tornati!!!
Di rientro dalle vacanze, ecco a voi il clan più elegante della storia.
Ammirate, gente!!! Ammirate!!!
Nel carrozzone degli orrori, apposta per il caro pubblico, oggi sfilano Aviaria e l'amorevole Mano Morta. Che volere di più?!?

sabato 8 settembre 2007

PUCK IS COMING

Procedono i lavori in corso per la nuova rivista "Puck!". Sto contattando gli autori e ci sono già alcune belle anteprime. Per ora posso dirvi solo che una delle due copertine sarà di Sergio Ponchione. L'altra di Hunt Emerson.
E che prima dell'estate mi è arrivato un bell'articolo del menestrello Franco Trincale.
Per il resto (i nuovi personaggi a fumetti, le interviste e gli artisti) devo ancora mantenere il mistero. Il nano mi ha detto di tenere la bocca cucita. Alla prossima illuminazione.

giovedì 6 settembre 2007

HOLYDAYS IN THE SUN!!!

Sono ritornato da un po' di giorni e riaggiorno queste pagine soltanto ora.

Gli Oddities mi hanno telefonato questa mattina. A breve torneranno anche loro, sfoggiando delle giacche tutte nuove. Ci tengono a farvelo sapere.

Ho in mente di pubblicare un fumetto a puntate su questo spazio, e di mostrare in anteprima qualche stralcio della mia nuova serie a cartoni animati. E poi c'è in serbo una nuova rivista, "Puck!", che dovrebbe prendere l'intera eredità (e qualcosa di più) della precedente "The Artist".
Devo solo immagazzinare un po' di roba e sistemare delle faccende quasi complicate.

A prestissimo miei cari, con nuove scintillanti notizie.
Il vostro visionario di fiducia.

domenica 22 luglio 2007

ROOBENEIZER & ROOMSFIELD


In questo amazzonico clima metropolitano, ecco scongelate due vecchie glorie del passato.

lunedì 16 luglio 2007

REDONDO BEACH

Stasera sarò al concerto di Patti Smith, la poetessa del punk. Dopo Taj Mahal e Jerry Portnoy, altre onde sonore per corteggiare le orecchie e distrarmi il cuore.

Chiunque vogia contattarmi nell'arco delle prossime 24 ore, telefoni pure al mio attuale manager e mentore Puck il Nano.
Alla prossima, con nuovi aggiornamenti dal fronte psicofantagruelico.

mercoledì 11 luglio 2007

ODDITIES DELLA SETTIMANA (11/07/07)

Ancora Oddities.
Questa volta il clan più eterogeneo al mondo candida Philip Morris e l'amabile Uomo Lineolum.
A presto, miei cari.

sabato 7 luglio 2007

POSSONO LE MACCHINE PENSARE?

Per Intelligenza Artificiale si intende l’abilità di un computer di svolgere funzioni e ragionamenti tipici della mente umana, servendosi di algoritmi che consentano alla macchina di mostrare un’abilità “intelligente” in specifici ambiti.
Dopo le prime macchine calcolatrici di Blaise Pascal e Charles Babbage (rispettivamente XVII e XIX secolo), bisogna aspettare fino al Novecento per disporre di congegni di calcolo e programmazione sufficientemente potenti da permettere delle sperimentazioni sull’intelligenza delle macchine.
Negli anni Trenta venne costruito ABC (l'Atanasoff-Berry Computer), il primo esempio di computer digitale. Nel 1946 J. Presper Eckert e John Mauchly presentarono ufficialmente ENIAC, concepito come calcolatore moderno. La sua mansione iniziale, infatti, era quella di risolvere i problemi di calcolo balistico per il lancio dei proiettili nell’artiglieria.
ENIAC era una macchina di nove metri per trenta, con un peso di trenta tonnellate. Sprigionava così tanto calore che, alla sua prima attivazione, causò un black out nel quartiere ovest di Filadelfia.
Ma il punto di svolta risale solo al 1950, quando la rivista Mind pubblicò uno scritto di Alan Turing in cui venne indicata la possibilità di creare un programma al fine di far comportare un computer in maniera intelligente.
Il test di Turing, conosciuto anche come Gioco dell’imitazione, consisteva essenzialmente nel rispondere alla sua domanda iniziale : “Possono le macchine pensare?”
I protagonisti del test sono tre persone: un uomo (che chiameremo A), una donna (B) e un interrogante (C). Scopo del gioco è che l’interrogante scopra chi sia l’uomo e chi la donna, attraverso una serie di domande che dovrà porre agli altri due giocatori.
L’interrogante viene chiuso in una stanza e le risposte di A e B vengono dattiloscritte, in modo che nulla possa avvantaggiare il giocatore C nel capire chi sia l’uomo e chi la donna.
Il ruolo di A è quello di ingannare l’interrogante.
B, invece, ha il compito di aiutarlo.
Il test di Turing si basa sulla sostituzione di una macchina ad A. Se l’interrogante non si accorge di conversare con una macchina allora tale macchina è da considerarsi intelligente, in quanto in grado di formulare ragionamenti concatenati tra loro ed esprimerli esattamente come un essere umano.
Inizialmente, quindi, l’idea di Intelligenza Artificiale era collegata alla semplice produzione di espressioni logiche.
Sull’efficacia di questo test si mossero le opinioni di diversi pensatori, e lo stesso Turing ne riformulò i criteri originali in quanto inadeguati o troppo facilmente soddisfatti da programmi evidentemente non pensanti.
Tra le creature artificiali che superarono il famoso test spicca ELIZA, il primo tentativo di creare l’illusione di un dialogo tra esseri umani.
Il programma per computer ELIZA , concepito nel 1966 da Joseph Weizebaum, era in grado di simulare una conversazione tra una psicoterapista (ELIZA, appunto) e il suo paziente (un essere umano).
Il programma sconvolse l’opinione pubblica a tal punto che alcuni pensarono che dietro la macchina ci fosse effettivamente un vero psicoterapista, tanto le risposte erano verosimili e opportune.
Ma la realtà dei fatti fu che Weizebaum scelse la psicoterapia per non preoccuparsi di dare alla macchina una vera e propria coscienza. La seduta terapeutica è una di quelle situazioni ideali in cui l’interlocutore può rispondere con una semplice affermazione contenente l’input della domanda iniziale.
Il programma accetta come input una frase, e ne restituisce un’altra scomponendo e riformulando la frase in origine.
L’operazione può essere spiegata in questi tre punti:

1) consultando un apposito database, la macchina tenta di capire la struttura della frase dell'utente;
2) per ogni tipo di struttura-input esiste una serie di strutture-output, ossia di tipologie di risposta.
Il programma ne sceglie una;
3) scelta la struttura della frase, il programma utilizza i termini dell'input per generare la frase vera e propria.

Ecco un esempio di conversazione con ELIZA.

paziente: gli uomini sono tutti uguali
ELIZA: in che senso?
paziente: ci fregano sempre in qualche modo
ELIZA: puoi fare un esempio specifico?
paziente: un mio amico mi ha fatto venire qui
ELIZA: un tuo amico ti ha fatto venire qui?
paziente: dice che sono quasi sempre depressa
ELIZA: mi dispiace sentire che sei depressa
paziente: è vero, sono infelice
ELIZA: credi che venire qui ti aiuterà a non essere infelice?
paziente: ho bisogno di aiuto, questo è sicuro!
ELIZA: cosa intendi come aiuto?
paziente: forse potrei riuscire ad andare d'accordo con mia madre
ELIZA: parlami di tua madre

In seguito ad Eliza vennero creati diversi programmi per simulare il pensiero umano.
Tra tutte tengo a segnalare l’intelligenza artificiale ALICE, frutto degli studi del Dr. Richard Wallace per l’ Artificial Intelligence Foundation. (in allegato, una mia intervista al programma ALICE).
ALICE è un chatterbox (un computer in grado di chattare) e risponde alla sigla Artificial Linguistic Internet Computer Entity. Ha vinto l’edizione del 2001 del Loebner Prize, il più ambito riconoscimento per gli scienziati che lavorano alle capacità di dialogo e apprendimento tra computer.
L’esperimento si è svolto secondo le vecchie regole del test di Turing. Da una parte otto computer e due uomini. Dall’altra una giuria di esseri umani esperti di informatica. Obiettivo, beffare la giuria confondendola su quale interlocutore fosse umano e quale invece un dispositivo elettronico.
ALICE ha vinto il premio in quanto miglior computer in grado di conversare in modo più simile a un essere umano. Ma ciononostante solo un membro della giuria l’ha effettivamente scambiata per una mente umana. Secondo l’uomo d’affari Hugh Loebner, organizzatore dell’evento, c’è ancora parecchia strada da fare.

Osservando le risposte di ELIZA agli input esterni, o di altre macchine analoghe create successivamente (come nel caso di ALICE), siamo ancora lontani nel trovare una risposta alla domanda iniziale: possono le macchine pensare?

Interessante è la presa di posizione del filosofo John Searle, oppositore storico della branca dell’Intelligenza Artificiale denominata “forte”.
Per John Searle nessun computer può pensare alla pari di un essere umano. La mente umana e il cervello elettronico non sono paragonabili, in quanto la capacità di una macchina di eseguire una procedura non implica il fatto che tale macchina sappia effettivamente cosa stia facendo. Il computer, a differenza dell’uomo, non necessità di comprendere un linguaggio o dei codici per poter comunicare.
L’esperimento di Searle, mirato a confutare le teorie del test di Turing, prende il nome di Stanza Cinese, e venne esposto al pubblico per la prima volta nell’articolo “Minds, Brains and Programs” del 1980.
Searle supponeva l’esistenza di un computer in grado di comportarsi come se capisse il cinese. Prese in considerazione una macchina in grado (come ELIZA) di captare input esterni e riformularli in modo da dare delle risposte. In questo caso, la macchina avrebbe preso dei simboli cinesi in ingresso e avrebbe consultato un proprio database al fine di produrre simboli cinesi in uscita.
La macchina, quindi, avrebbe senza problemi superato il test di Turing, rispondendo alle domande di un essere umano in piena conoscenza della lingua cinese.
Secondo i sostenitori dell’Intelligenza Artificiale Forte il computer è in grado di capire la lingua cinese, proprio come farebbe una persona, in quanto non c’è alcuna differenza tra il comportamento della macchina e quello di un uomo che conosce il cinese.
Ma per John Searle la macchina, a differenza della mente umana, non possiede intenzionalità.
Nell’esperimento Searle si immagina di sedersi all’interno di una stanza (che rappresenta il computer) e di poter ricevere dall’esterno dei foglietti con caratteri cinesi. Dentro la stanza ci sono dei grossi volumi contenenti delle regole di sintassi cinese per poter costruire una risposta. Dall’esterno Searle riceve dei fogli con sopra scritti degli ideogrammi. Pur non comprendendo la lingua cinese, con l’ausilio di questi libri di regole l’uomo nella stanza sarebbe comunque in grado di ordinare gli ideogrammi in un ordine di senso, tramite una regola di associazione di simboli. Esattamente come si comporterebbe una macchina.
Il calcolatore, in sostanza, è per Searle un semplice manipolatore di simboli, che non è in grado di capire quello che sta dicendo.
Ma a questa teoria non mancarono le critiche.
Per prima cosa, è vero che l’uomo nella Stanza non capisce il cinese. Però lo capiscono l’uomo e la Stanza considerati assieme come sistema. L’uomo, in sostanza, agirebbe come un singolo neurone del cervello: come singolo non è in grado di capire, ma può contribuire alla comprensione del sistema complessivo. Esattamente come un singolo neurone non sarebbe in grado di pensare pur contribuendo attivamente alla funzione complessiva del cervello umano.
Searle replicò spiegando come il sistema in questione possa essere proprio all’interno dell’uomo. Basterebbe semplicemente che l’uomo nella Stanza si mettesse a imparare a memoria quei libri di regole. Arriverebbe così a rappresentare da solo l’intero sistema, pur continuando a non comprendere la lingua cinese.
La risposta di Searle, quindi, viene spiegata dalla netta differenza tra sintassi (l’insieme delle regole che stabilisce la posizione delle parole nella frase) e semantica (il significato della frase stessa, o delle singole parole).
Per il filosofo, in definitiva, solo le proprietà fisico-chimiche del cervello umano hanno poteri causali in grado di riprodurre i fenomeni intenzionali della nostra mente. Quindi, soltanto riproducendo quegli stessi poteri causali, possiamo ottenere gli stessi effetti di una mente umana.

Questa possibilità, nel caso si riuscisse ad ottenerla nella pratica, potrebbe soddisfare il nostro quesito d’origine? Possono le macchine pensare?

Nel 1949 catturò l’attenzione tra gli scienziati la dichiarazione del famoso neurochirurgo Sir Geoffry Jefferson:

«Fino a quando una macchina non potrà scrivere un sonetto o comporre un concerto suggeriti da emozioni realmente provate, e non per una scelta casuale di simboli, non potremo ammettere che una macchina eguagli il cervello umano; cioé che non solo scriva queste cose, ma che sappia di averle scritte. E' certo che nessun meccanismo potrebbe provare piacere (e neppure manifestarlo artificialmente, un facile espediente) verso i propri successi e angosce quando gli saltano le valvole, né animarsi davanti alle lusinghe, o rattristarsi per i propri errori, o essere affascinato dal sesso, o incollerirsi o deprimersi quando non può ottenere ciò che desidera».

Ne “I cinque di Cambridge” di John L. Casti, viene raccontata una cena tra Alan Turing, Wittgestein, Schrödinger e Hadane. La discussione prende origine proprio in risposta alle dichiarazioni di Jefferson, riportate dalla BBC.
Ecco un estratto della spiegazione di Turing raccontata da Casti:

“ (…) lasciatemi chiarire la costituzione fisica del cervello. Credo che dopo capirete come la struttura del cervello possa venir catturata nella struttura di una macchina calcolatrice. E forse a quel punto potremo discutere con più profitto sul modo in cui un simile congegno possa realmente essere capace di vero pensiero. (…)Il cervello umano è costituto da un numero molto elevato di elementi chiamati neuroni: diecimila milioni o più, secondo le stime di alcuni. Questi neuroni sono collegati l'uno con l'altro da una rete estremamente fitta di 'fìli' chiamati assoni e dendriti.(…) La maggior parte dei neurofisiologi e degli psicologi ritiene che le combinazioni create nel cervello da queste scariche dei neuroni abbiano una parte importante nella base dei processi di pensiero e, di conseguenza, nel comportamento degli esseri umani.(…) Warren McCulloch, neurofisiologo dell'Università dell'Illinois, e Walter Pitts, ricercatore di matematica dell'Università di Chicago, pubblicarono un articolo straordinario sul modo in cui il funzionamento di un gruppo di neuroni connessi ad altri neuroni poteva venire replicato utilizzando elementi puramente logici. Il modello considera che un neurone venga attivato e scarichi poi in direzione di un altro neurone, nello stesso modo in cui una proposizione in una sequenza logica può implicare la verità o falsità di altre proposizioni. In più, in termini tecnici possiamo raffigurare l'analogia tra neuroni e logica mediante segnali che passano - o non riescono a passare - attraverso un circuito elettrico. Basta un passo molto piccolo, almeno in linea di principio, e questa struttura logica sviluppata da McCulloch e Pitts può essere applicata agli elementi materiali di una macchina calcolatrice elettronica."

E, qui di seguito, la replica di Wittgenstein :

“Di certo, non vorrà dire che le configurazioni di dati immagazzinati nelle varie caselle postali della macchina o nelle combinazioni dei neuroni APERTI/CHIUSI nel cervello possano essere interpretati come pensieri! Supponga di avvertire il profumo del pane fresco in forno o di avere in mente un'immagine del volto di sua nonna. Se ora le aprissi la testa e osservassi tutti questi neuroni APERTI o CHIUSI nel suo cervello, certamente non sarei in grado di dire: 'Ah, qui c'è la configurazione A, per cui Turing sta pensando a una fetta di pane fresco. Ed ecco che arriva la configurazione B, per cui la mente di Turing si è modificata, e ora sta pensando a una visita a casa della nonna. (…) Non posso osservare i fenomeni mentali altrui. Né posso osservare i miei, nel senso proprio di "osservare". Dunque, a che punto ci troviamo? Nella nebbia più fitta, ecco dove. In una bella confusione che non può essere risolta né con l'introspezione, né con l'analisi del comportamento. E nemmeno con una teoria del pensiero. L'unica soluzione può venire da una ricerca concettuale, un'analisi del modo in cui facciamo uso di parole come 'intenzione', 'volontà' e 'speranza'. Queste parole traggono il loro significato da una forma di vita, da un gioco linguistico, molto diverso dalla descrizione e spiegazione dei comuni fenomeni fisici della vita di ogni giorno.(…) La stessa cosa (…) deve valere per una macchina calcolatrice. Se tolgo il coperchio della macchina e guardo ogni riquadro del suo nastro, la configurazione dei dati formata dai simboli scritti su quei riquadri sicuramente non mi può dire che cosa sta pensando la macchina. In effetti, non riesco proprio a capire come lei possa dire che si tratta di 'pensiero'. E' necessario un essere umano all'esterno della macchina, perché quelle configurazioni possano essere interpretate come pertinenti a qualcosa.”

Il dibattito è ancora aperto. Possono le macchine pensare?
Secondo l’opinione di alcuni fisici, per valutare se una macchina sia effettivamente in grado di pensare come un essere umano è prima necessario entrare nei meccanismi reali della mente umana, capire come funziona.
Solo quando si acquisisce una teoria sufficientemente precisa sul funzionamento della mente è possibile considerare tale teoria come un programma, e paragonarla così al programma di funzionamento delle macchine.
Newell e Simon, inventori del programma GPS (“risolutore generale di problemi”), non mirarono semplicemente a realizzare qualcosa capace di risolvere problemi, ma semmai si servirono della macchina per confrontare le tracce dei passi del suo ragionamento con quelle dei soggetti umani sottoposti ai medesimi problemi da risolvere.
Nel 1960 lo scienziato Arthur Samuel presentò ufficialmente il primo programma in grado di giocare a dama.
Il programma era capace di “ricordare” le varie posizioni incontrate e di imparare dalle conseguenze delle sue scelte. La macchina si scontrò con avversari umani, riuscendo a sconfiggere un famoso giocatore in una partita del 1962.
Ma nonostante il successo, è difficile parlare di vera e propria intelligenza. I programmi di gioco, infatti, si limitano a sfruttare soltanto le loro potenzialità di calcolo. Nella dama le possibilità di scelta rientrano comunque in un numero finito, seppur grande. La loro capacità di gioco dipende dall’apprendimento automatico. Ecco perché è nella dama e negli scacchi che i robot vanno per la meglio, mentre si mantengono ancora piuttosto mediocri a bridge e a poker dove è fondamentale l’intuito del giocatore.
L’invenzione di Stanton si basò sugli studi di John Von Neumann, pubblicati nell’articolo Theory of Games and Economic Behaviour. In questo testo Neumann spiegò come molti giochi, ad esempio gli scacchi, fossero basati su un algoritmo, il minimax, che permette di scegliere qual è la mossa migliore.
Von Neumann fu una figura ambigua nella storia del Novecento. Artefice della bomba atomica e creatore dell’architettura del computer moderno (EDVAC) , Neumann ipotizzò la futura progettazione di sonde spaziali robotiche intelligenti e autoreplicanti. Le sonde in questione, che ispirarono le terribili “Autofac” di Philip K. Dick, erano simulazioni di organismi, capaci di attraversare le distanze galattiche e di attraccare ai pianeti di sistemi solari lontani, utilizzando i materiali rinvenuti per replicare se stesse. Una logica analoga al funzionamento dei virus.
L’astronave replicante avrebbe potuto esplorare una costellazione dopo l’altra, continuando a viaggiare e a riprodursi grazie alle risorse ritrovate sul percorso, con il rischio di espandersi fino a colonizzare l’intero universo.
L’idea delle sonde autoreplicanti influenzò il fisico americano Frank Tipler, il quale ipotizzò la loro effettiva realizzazione in corpi da soli 100 grammi. Questo perché la macchina in questione dovrebbe avere come minimo le capacità intellettuali di un uomo. E il nostro cervello è costituito da 100 miliardi di neuroni.
Ognuna di queste cellule è collegata alle altre per mezzo di una fitta rete di sinapsi, che permettono al nostro cervello di contenere una quantità di informazioni elementari (paragonabili ai bit elettronici) in un numero 10 mila volte maggiore rispetto al numero complessivo dei neuroni stessi. Attraverso una serie di calcoli, Tipler auspica un futuro con calcolatori quantistici capaci di codificare un bit per atomo. Considerando che un corpo di cento grammi ha una quantità di atomi pari a 10 alla ventiquattresima, si potranno quindi codificare in un solo ettogrammo di materia un miliardo di volte le informazioni semplici contenute in un cervello umano.
Il paragone tra cervello umano e cervello elettronico attraverso calcoli matematici ha a sua volta influenzato Vitali Valtsen, un ricercatore dell’Accademia delle scienze di Mosca, che avrebbe messo a punto il primo microprocessore basato sulla stessa architettura dei neuroni che costituiscono il cervello dell’uomo.
Il neuro-chip, alla base del microprocessore ,sarebbe in grado di apprendere come un bambino. Pertanto necessita di essere educato, al fine di trasformarlo in un essere intelligente.
Nonostante gli scetticismi degli scienziati più autorevoli riguardo gli studi di Valtsen, è comunque auspicabile una situazione in cui la macchina venga messa nella condizione di imparare, superando una vera e propria “infanzia” che le consenta di mettere in moto processi di apprendimento e adattamento all’ambiente esterno.
Nell’Intelligenza Artificiale moderna, infatti, vengono prese in considerazione due evoluzioni parallele delle macchine. Una prima evoluzione, che da dispositivi semplici porti alla creazione di macchine via via sempre più complesse. E una seconda, che faccia crescere intellettualmente la macchina dandole modo di apprendere nozioni necessarie a una propria autonomia decisionale.

Ma possono le macchine pensare? Nonostante le incessanti scoperte in campo elettronico e i continui dibattiti etici e scientifici, è ancora difficile rispondere alla domanda.
E se la scienza ufficiale non ha ancora trovato una soluzione al quesito, forse la fantascienza può offrire delle soluzioni e degli scenari alternativi.
Qui di seguito, per concludere, l’animata conversazione tra il simulacro elettronico di Abramo Lincoln e il cinico signor Barrows, uno speculatore edilizio in carne ed ossa.

Lincoln: (…) che cos’è un animale?
Barrows: Posso dirle subito che lei non lo è. Un animale ha una eredità biologica e una costituzione che a lei mancano. Lei ha valvole, cavi, interruttori. È una macchina. Come un…una gru girevole. Come una macchina a vapore. Può una macchina a vapore considerarsi avente diritto alla protezione offerta dalla clausola della Costituzione che lei ha appena citato? Ha il diritto di mangiare il pane che produce, come un bianco?
Lincoln: Può una macchina parlare?
Barrows: Certo. Radio, fonografi, registratori, telefoni… continuano a blaterare come folli.
Lincoln: Allora, signore, che cos’è una macchina?
Barrows: Lei è una macchina. Queste persone l’hanno costruita. Appartiene a loro.
Lincoln: Allora, signore, anche voi siete una macchina. Perché anche lei ha un Creatore. E, come ‘queste persone’, Egli vi ha creato a sua immagine e somiglianza. Credo che Spinoza, il grande sapiente ebreo, pensasse la stessa cosa degli animali; ossia che erano macchine astute. Ritengo che il punto critico sia l’anima. Una macchina può fare tutto ciò che fa un uomo… penso che su questo sarete d’accordo. Ma non ha un’anima.
Barrows: L’anima non esiste. Si tratta di una semplice fantasia.
Lincoln: Allora, una macchina è la stessa cosa di un animale. E un animale è uguale all’uomo. Non è così?
Barrows: Un animale è fatto di carne e sangue, e una macchina è fatta di cavi e tubi, come lei. Dove vuole arrivare? Sa benissimo di essere una macchina; quando siamo entrati era seduto al buio a rifletterci sopra. E allora? Io so che lei è una macchina, ma non è questo che mi interessa. Ciò che m’interessa è sapere se funziona o meno. E per quanto mi riguarda non funziona abbastanza da interessarmi.

(da Philip K. Dick - “L’androide Abramo Lincoln”. Traduzione di G. Montanari. Edizioni Fanucci)

lunedì 2 luglio 2007

SLOW TRAIN COMIN'

Sono tornato ieri sera da Città del Castello.

Il treno ci ha messo più del dovuto, così ho donato più di sei ore della mia vita a Trenitalia. Pazienza.

Il Folkfestival è stato niente male. Noi Hamelin abbiamo suonato per quasi un'ora, proponendo vecchi classici, nuovi brani e le due annunciate versioni di Bob Dylan completamente stravolte e rivissute (è il dazio da pagare per entrare nella frangia fondamentalista folk!!!).
La scaletta è nata nella camera in affitto. Abbiamo sparpagliato i testi e ci siamo affidati al caso.
Eccola, pressappoco :
  • Blues apocalittico secondo gli Hamelin
  • Rock'n Roll Star
  • Dolci labbra come rose ardenti
  • Tutto il mio cuore
  • L'amore è uno sfizio per bambini (Don't think twice it's all right)
  • Faust
  • Per ogni goccia del mio sangue
  • blues in MI minore
  • Come se non ti avessi mai incontrata (I don't believe you)
.. Ma la mia memoria è pessima. Era questo l'ordine? Chiamo in appello il batterista a sfoggiare le sue mirabolanti doti mnemoniche.

Il mio cappello a cilindro, inseparabile compagno sul palco, ha dato del suo meglio ed è rimasto fedele alla mia testa.

La ragazza jolly è ricomparsa per la seconda volta nel giro di due settimane (un record) mentre del pianista si sono quasi definitivamente perse le tracce (qualcuno di voi lo ha visto in giro?).

I Blackstones ci hanno scarrozzato con la loro blues mobile, un bambino ha scimmiottato le mie mosse sul palco, mentre Vincent & Pino mi hanno offerto da bere durante l'esibizione (una manna dal cielo!).

Ho rivisto Renzo Cozzani, che ha eseguito Alleluja di Leonard Cohen in una versione da brividi. Sembra non appartenere a questa epoca, è un menestrello autentico. La sua voce inconfondibile sa portarti verso atmosfere lontane. Fate anche voi il vostro giretto trascendentale nella sua pagina di myspace.

La Slow Train Band ha suonato quello che volevano le mie orecchie in quel momento. Mi hanno dato una mano a dimenticare gli spettri del passato (che guarda caso erano tornati proprio poco prima della nostra esibizione) e gliene sono grato. Un sound essenziale, secco, con una voce solare e degli arrangiamenti molto british. La loro versione di Maggie's Farm ha continuato a suonarmi nella testa per tutto il viaggio di ritorno.

venerdì 29 giugno 2007

FOLK FESTIVAL!!!


Domani mattina partirò in un orario improponibile (odio svegliarmi presto) per andare a suonare a Perugia, in occasione della terza edizione del Maggie's Farm Folk Festival.
La cerimonia è organizzata dalla blues band Blackstones e da Napoleon In Rags.

Con me ci sarà la band degli Hamelin quasi al completo (il pianista a quanto pare ha di meglio da fare. Il sistema lo sta assorbendo. C'è ancora un modo per salvarlo?).

Ecco i miei improponibili compagni di viaggio:

- Omsharan Salafia alle chitarre
- suo fratello Narayan agli stessi ferri del mestiere
- Francesca l'ugola d'oro
- Alberto Luongo alla batteria e all'umorismo inglese
E, dulcis in fundo, il sottoscritto al basso, all'armonica e soprattutto alle parole.

Nella nostra scaletta porteremo due pezzi di Bob Dylan (tradotti e rivisitati) e buona parte del nostro repertorio popolato da visioni apocalittiche, femmine fatali, colpi di stato e contratti con il diavolo.

Faremo l'ultima prova tra gli scompartimenti del treno, arriveremo in ritardo, e ci ubriacheremo in albergo. Ci attende un lungo viaggio e non abbiamo il becco di un quattrino.

Come diceva il profeta, ci vuole un sacco per ridere ma ci vuole un treno per piangere.