I SOPRAVVISSUTI




I SOPRAVVISSUTI sono una serie a fumetti, corale, scritta e disegnata da Hurricane. Nati per il mensile linus (e pubblicati dal 2015 al 2017) sono approdati in seguito (dal 29 marzo 2019) con appuntamento settimanale sul quotidiano il manifesto, diventando di fatto attualmente  l'unico fumetto seriale italiano pubblicato a cadenza settimanale sui quotidiani. Nel 2018 Eris Edizioni pubblica in volume la raccolta delle prime storie, con prefazione di Daniele Luttazzi. 

«Hurricane è riconosciuto unanimemente come uno dei più grandi fumettisti satirici in attività. Il suo capolavoro è percorso da un’inquietudine delicata e allarmante; ed è destinato a diventare un classico del grottesco. L’ho letto da pochi giorni e non parlo d’altro.»
Daniele Luttazzi, dalla prefazione al libro

Protagonisti della serie sono i coinquilini Omino & Tacchino, la famiglia Varnelli, il cane mezzo soppresso Agonia e molti altri individui affamati e poco raccomandabili.

Qui di seguito alcune recensioni.




 di Thomas Martinelli  - il manifesto

Delirio demenziale, caos iracondo, creatività distruttrice in libertà, follia disegnata allo stato puro: è l’underground grafico fedele ai comix delle origini riproposto da Ivan Manuppelli, in arte Hurricane, nel volume 
I Sopravvissuti (Eris, 112 pp, colori, 21×30, €19). La babele di personaggi e situazioni scagliata senza alcuna riverenza contro l’odierna società dei consumi diverte e spiazza facendo leva su grottesco estremo, giochi di parole e assurdità anarcoidi. Il livello è degno dei maestri della guerriglia grafica californiana di mezzo secolo fa, ma affonda radici anche nella tradizione italiana del surrealismo a strisce. Non a caso fra copertina e retro sono citati Jacovitti, dove ritroviamo un serpentello con cappello e l’immancabile lisca di pesce, e la rivista Linus, storica casa di strips intelligenti che negli ultimi due anni ha pubblicato anche parte dei fumetti del volume di Hurricane (questo volume però contiene anche materiali inediti, pagine extra e un finale della serie diverso). Varie comunque sono le citazioni di fumetti che hanno fatto storia, da Moebius ai Peanuts, per non dire di volti televisivi, campagne pubblicitarie e tormentoni politici. I sopravvissuti in questione sono un campionario di varia disumanità inseriti in un contesto di esasperato totalitarismo imposto dall’inattaccabile sistema dei mega centri commerciali. E’ una società classista senza parvenza di diritti umani né di cittadinanza. O si mangia, avendo i soldi, o si è mangiati, letteralmente. Ai poveracci non resta che scannarsi fra loro, mostri affamati motivati da urgenze cannibali assurte a normalità quotidiana. In questo bailamme esistenziale, colorito come possono essere le spettacolari schifezze a strisce, non c’è amore né solidarietà ma solo tattica della sopravvivenza, dove l’ultima soluzione per provvedere ai doveri di famiglia è essere trasformati in polpetta per il loro nutrimento di un solo giorno. Le vicende si svolgono perlopiù attorno a tre nuclei di interpreti, non necessariamente in collegamento diretto fra di loro. C’è la stranissima coppia di coinquilini Omino & Tacchino, quest’ultimo un fetente pennuto incapace di volare e tutto intento a denunciare il compare per il reato di disoccupazione in cambio di un miserabile buono pasto. A Omino si appiccica poi l’insostenibilmente stucchevole nonché racchia Pangocciole, fidanzata ordinata per posta, tanto per peggiorargli la qualità della vita. Poi c’è la disfunzionale famiglia Varnelli capeggiata dal vigliacco Attilio che per sfuggire agli avventori famelici di Stato e di vicinato si fa seppellire, scaricando tutto sulla ingrugnita moglie Rosmunda. Inevitabilmente il figlio Erminio è un bambino disadattato che si finge anziano, l’eroico pensionato 85enne, pretendendo il posto riservato sul bus e un apparecchio acustico. Completa il quadretto familiare il cane mezzo soppresso Agonia. Infine il nucleo situazionale scolastico con l’alunna modello Ritalin e l’odioso e pasciuto bambino ricco e viziato Pancrazio, fatalmente antagonista d Erminio.

La parodia della nostra società contemporanea è resa chiara e forte e la lettura isterica ma acuta della convergenza fra media, multinazionali, politica, società e consumi che sovrasta l’umanità è davvero allarmante. Come scrive Daniele Luzzati in prefazione, “Pur non avendone la veste, questo bel libro è dunque un saggio appassionato sul problema del fascismo economico”. Le strisce di Hurricane sono ferocemente satiriche, ma con un frizzante brio assurdo e quasi innocente. Leggendole si può rimanere divertiti, disgustati, turbati, estasiati ma sicuramente non indifferenti.

Manuppelli, oltre a Linus, ha pubblicato le sue tavole su riviste come Il MaleFrigidaire (creando la serie a fumetti I nuovi Partigiani) e fondando la rivista The Artist nel 2001, trasformatasi nel 2009 in PUCK!, uno dei progetti più autenticamente underground del mondo del fumetto italiano. Nel 2016 partecipa al libro La Rabbia edito da Einaudi con la storia L’Attesa.

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FUMETTI DI ORDINARIA FOLLIA
di Alex Urso - Art Tribune
Il libro è una raccolta di storie a fumetti in parte inedite e in parte già uscite a puntate sulla leggendaria rivista Linus. A riempire le pagine del volume sono personaggi moralmente traballanti, che tentano disperatamente di sopravvivere in un mondo in totale crisi economica. Fra loro troviamo ad esempio Omino e Tacchino, i due coinquilini che passano le giornate nell’eterna ricerca di un reddito, o il signor Varnelli, che si seppellisce da solo per fingersi morto e non dover pagare i suoi debiti.
Ogni storia è dunque una critica divertita e irriverente ai simboli del capitalismo e ai vizi della nostra modernità: lavoro, denaro, economia, religione, scienza e comunicazione di massa sono solo alcuni dei temi trattati da Hurricane, affrontati con cinismo e pungente ironia, come la migliore tradizione satirica insegna.
I Sopravvissuti è, insomma, un libro che calca ed esaspera frustrazioni, brutture e contraddizioni della vita di tutti i giorni, racchiudendole in un volume in grado di suscitare più di una fragorosa risata, attraverso una lucida riflessione sul vivere contemporaneo.

Quello di Hurricane (all’anagrafe Ivan Manuppelli) è un universo fatto di personaggi grotteschi, pieni di angosce e assurde manie. Isterici, cinici e spaesati, i protagonisti delle sue storie sono frammenti di un mondo in crisi nel quale essi vivono – o meglio, “sopravvivono” – pestandosi i piedi a vicenda pur di emergere uno sull’altro.
Una sorta di inferno collettivo, quello disegnato dalla matita esilarante e pungente del fumettista milanese, che trova oggi forma in una nuova uscita targata Eris Edizioni.


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I sopravvissuti nell'epoca del post-tutto 
di Matteo Contin - Fumettologica

Ogni vignetta che va a comporre le strisce de I sopravvissuti, è quasi sempre occupata per un quarto da una striscia arida e sterile di terreno, lo stesso che fa da sfondo all’illustrazione di copertina del libro edito da Eris Edizioni che raccoglie per la prima volta tutte la serie creata da Hurricane per Linus.

Quel terreno brullo e inospitale è il patrio suolo di un’umanità derelitta e ridotta ai minimi termini, un centro gravitazionale che tiene ancorato a sé gli ultimi brandelli di un’Italia disperata e codarda. D’altronde il rapporto tra gli abitanti di questa landa desolata e la terra su cui camminano, è più viscerale di quanto sembri.

Attilio Varnelli ha deciso di tumularsi anzitempo per trascorrere gli ultimi anni di vita nella tranquillità della fossa, mentre la moglie Rosmunda si spacca la schiena in miniera. Tacchino prova invece a staccarsi dal suolo per spiccare il volo (fallendo sempre miseramente) e anche i fiori hanno timore a spuntare perché vessati da vegetali mutati geneticamente. Persino quando Omino è costretto a entrare nel cervello del coinquilino Tacchino per risolvergli un inghippo psicanalitico, il tessuto cerebrale del pennuto è del tutto simile al terreno che calpesta sotto le sue misere e nervose zampette.

Persone e terreno sono la medesima cosa ne I sopravvissuti, entrambi desertificati e ormai incapaci di trattenere o creare nutrimento. E quale scenario migliore per fare da sfondo a una striscia mensile, di un mondo in cui la mezzanotte dell’Orologio dell’Apocalisse è scattata da un pezzo, in cui i personaggi non devono mai cambiare e ogni forma di vita non può e non deve svilupparsi per mantenere quello status quo che permette all’autore di riproporci regolarmente le stesse situazioni, le stesse reazioni e gli stessi paesaggi?

D’altronde lo stesso Hurricane non fa mistero del fatto che se i suoi personaggi soffrono, è per provvedere al suo sostentamento. E infatti il vero salto di qualità, il fumetto di Hurricane lo fa quando dialoga direttamente con la sua e la nostra realtà. È solo lì che il fumetto si fa davvero cattivo, doloroso e divertente.

La prima volta succede quando lo stesso autore fa la sua comparsa sulla scena in veste di aguzzino, ovvero colui che obbliga i personaggi non solo a “lavorare” per lui in cambio di un salario ridicolo, ma li costringe a una vita di stenti e miserie solo per raccontare la loro storia e trarne profitto. Quando qualche pagina dopo accade l’indicibile, questa comparsata di Hurricane nel ruolo di padre-padrone assume un contorno ancora più farsesco e un approccio ancora più meta-fumettistico. Questo perché l’autore affronta in diretta sulle pagine della sua striscia, il licenziamento dovuto al cambio di direzione di Linus.

Così mentre Pietro Galeotti chiudeva gli ultimi due numeri e Igort preparava quelli nuovi inneggiando agli antichi fasti della rivista, Hurricane scriveva e disegnava la fine perfetta di quel mondo con una rabbia e un’ironia capaci di travolgere l’editore, il nuovo direttore ma anche il fedele lettore della rivista. Nessuna pietà per nessuno.

Sfrattati dalle pagine della rivista che li ospitava, i sopravvissuti devono fare i conti con la propria vita, affrettandosi a trovare una nuova sistemazione o a farla finita del tutto prima del grande bianco, pronto a essere subaffittato a una striscia di cento anni fa. Impossibile pensare a un finale migliore per questa storia, non perché capace di rielaborare i fatti (cosa che non accade) ma perché mettendo sullo stesso piano autore e personaggi, Hurricane racconta quella realtà senza alcun filtro.

Volete i libri sul precariato e sul mondo del lavoro? Questo è un libro in cui il suo autore racconta in presa diretta il proprio licenziamento, travestendo i tanti pensieri con i costumi scarnificati e stracciati dei propri personaggi. E anche se in questa raccolta in volume possiamo leggere un’appendice inedita in cui ci viene raccontato cosa ne è stato dei personaggi sei mesi dopo il cataclisma, è angosciante vedere nelle ultime pagine della storia vera e propria, la scomparsa progressiva di quella striscia di terreno a cui ormai ci sentivamo incatenati come i protagonisti della storia. Diventa tutto bianco, la pagina è stata ritinteggiata e i piedi dei burocrati poggiano sul nulla. I nuovi inquilini possono entrare.

I sopravvissuti è l’analisi più lucida e cattiva di quello in cui ci siamo trasformati. Dopo lo sfrenato consumismo e la teocrazia catodica, dopo il berlusconismo e il Vaffa Day, dopo la Grande Crisi e il doppio Papa, questo è quello che siamo diventati, questo è il nostro mondo in rovina.

I sopravvissuti sono abitanti di un post-tutto che si porta addosso ogni maceria di ogni catastrofe senza mai la forza e la volontà di bonificare il proprio presente per pensare finalmente al futuro. Per questo, come ogni striscia che si rispetti, non riusciamo mai a odiare i sopravvissuti, e con la loro assoluzione perdoniamo anche a noi stessi le bassezze, i vizi e le micragnosità che ci accomunano con quei derelitti. Compagni di colpe, compagni di miseria.

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di Maura Abello  - exlibris20

I sopravvissuti di Hurricane è una serie a fumetti, i cui episodi si potevano leggere fino a pochi mesi fa su Linus. Pubblicazione interrotta da un cambio editoriale, ora fortunatamente raccolta da Eris in questo albo. Da quando l’ho aperto, l’ho letto e riletto entusiasta un sacco di volte. Nel frattempo (in realtà poco tempo) sono uscite una quantità di recensioni bellissime e autorevoli, che mi sollevano dall’introdurre l’autore e vi rimando a quelle per un discorso stilistico sul disegno, quindi mi limiterò a dirvi perché mi piace. Gli infelici protagonisti delle storie sono Omino e Tacchino, coinquilini disoccupati e affamatissimi, circondati da un inquietante e spassoso gruppo di altri avvizziti personaggi, miserabili e denutriti quanto loro. I sopravvissuti tirano avanti in un mondo dominato dal consumismo esasperato, basato sullo sfruttamento estremo dei lavoratori e l’umiliazione degli aspiranti consumatori di prodotti che non potranno mai permettersi. I proprietari del mitico IperRisparmio, insieme ai figuri più ricchi della città (che poi non si tratta di veri ricchi, sono solo i meno poveri), schiavizzano e maltrattano i subalterni. I mentecatti comunque non fanno che prendersela con chi sta peggio, si nascondono e sfuggono dalle responsabilità, scaricandole sugli altri. Non ci sono buoni, sono tutti cattivi, vigliacchi o entrambe le cose: quelli che a prima vista sembrano innocenti, si rivelano presto irritanti, snervanti, indolenti.

E comici. Irresistibilmente comici.

Il protagonista Tacchino, grafomane e paranoico, prima denuncia l’amico in cambio di un buono pasto con lettere delatorie insistenti e petulanti, poi scrive servile al potere, per ingraziarselo. Inutilmente. Il pavido Varnelli, che si finge morto per sottrarsi alle responsabilità, riceve solo insulti dalla moglie inviperita, costretta a lavorare in miniera per pagare i conti. Il figlio è un bambino-vecchio che pare uscito dalle figurine degli Sgorbions e ricalca tutti i tic dell’anziano medio. Anche l’Autore è cattivissimo: maltratta i personaggi ed è crudele con l’esigente lettore Antonio da Torino, il quale chiede semplicemente disegni più belli (o forse meno conturbanti). Tanto siamo abituati ad essere maltrattati, no? Con la lotta tra curriculum e il salto in basso, Hurricane ci dimostra che lo sa benissimo.

È tutto estremamente vero. Il mondo assurdo in cui vivono queste figurette contorte, le commesse svescicate per essere più produttive, gli scarni e speranzosi uccelli che volano in Svezia col sogno di aprire una start up, l’agenzia interinale dall’onesto nome “Niente”, l’Ultima Spiaggia, la Valle di Lacrime… Cose che conosciamo e ci portano alla disperazione, qui vengono fuori con crudele comicità, facendo davvero ridere.

È un fumetto impietoso e spassoso, da leggere e rileggere per apprezzare tutti i dettagli, la mappa subito dietro la copertina, i paginoni curatissimi pieni di particolari, le varie espressioni dei tremuli personaggi…
Forte, crudele, spassoso. Mi piace moltissimo e piacerà anche a voi.

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di Nicole Zoi Gatto - I Bookanieri

Irriverente.

Originale.

Dissacrante.

Colorato.

Intelligente.

Sincero.

Se mi chiedessero di descrivere il nuovo fumetto di Hurricane, all’anagrafe Ivan Manupelli e edito Eris Edizioni, penso proprio che userei questi sei aggettivi.

Irriverente primo su tutti perché l’universo a colori, acceso, quasi accecante per la forza della tavolozza usata dal fumettista, rappresenta il mondo nel quale viviamo con una schiettezza e accuratezza sorprendente.

L’opera raccoglie sia materiale inedito che strisce pubblicate sulla rivista Linus con un finale della serie differente e numerosi riferimenti ai maestri dei fumetti come Schulz e Jacovitti.

Leggendolo mi sono sentita catapultata in mondo alla rovescia folle.


Avete presente i mercati rionali, quelli dove sono presenti tutti i tipi umani, a volte talmente esagerati nei gesti da risultare macchiette, caricature di se stessi?

Ecco, “I Sopravvissuti” mi ha fatta sentire parte di quel mondo lì, fatto di eccessi, confusione e bizzarria.

I personaggi protagonisti dei diversi episodi narrati possono facilmente essere assimilati a quella categoria di persone che per vivere sfrutta, usa e, senza scrupoli, tradisce.

Sono dei parassiti. Dei disperati. Degli inetti.

I nuclei narrativi ruotano attorno a Omino & Tacchino, strana coppia di coinquilini nella quale il volatile incapace di prendere il volo non fa altro che denunciare l’altro, reo di essere disoccupato, soltanto per avere dei buonipasto.

A lui si affiancherà presto una fidanzata arrivata per posta, racchia e appiccicosa, Pangocciole che darà vita a scenette estremamente divertenti.

Poi c’è la famiglia Varnelli con capofamiglia vigliacco e privo di coscienza che si fingerà morto per scampare ai suoi debiti, la moglie che non perde occasione (giustamente anche se eccessiva a tratti) per dargli addosso e il figlio, uno dei miei personaggi preferiti (devo ammetterlo, mi sono rivista in questa sua vecchiaia intrinseca, fatta di imprecazioni e insofferenza) che si diverte a immaginarsi 85enne.

Quindi avanti tutta con sketch nei quali se la prende col governo, passa le giornate a osservare l’avanzamento dei lavori di un cantiere, gioca a nascondino ripensando a come si mimetizzava in guerra. Assolutamente geniale.

Infine l’alunna Ritalin, il ricco e spocchioso Pancrazio e il cane Agonia, tutto infarcito di cliché che portano all’esasperazione atteggiamenti dei personaggi di per sé già indisponenti.

La parodia della nostra società, la critica sociale fatta alla realtà di consumismo nella quale viviamo, a quella fatta di apparenze, lotta estrema per la sopravvivenza, talmente estrema da privare i personaggi di ogni forma di empatia, solidarietà e coscienza, fa riflettere e pone il lettore davanti a un quesito: tutto ciò che sto leggendo è davvero distante da ciò che vivo quotidianamente? È tutto davvero estremizzato o siamo già diventati la caricatura di noi stessi?

Diventerà senza dubbio un classico del grottesco come afferma Daniele Luttazzi e io non posso che raccomandarne la lettura.

Per essere un po’ meno indifferenti e sempre più coscienti.


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di Ludovico Fiamozzi  - Fillide
È un mondo spietato, grottesco, popolato da personaggi meschini quello che si incontra sfogliando I Sopravvissuti di Hurricane, albo a fumetti che dona nuova vivacità alla satira italiana contemporanea. Pubblicato nel settembre 2018 per Eris Edizioni, il libro raccoglie le storie pubblicate su «Linus» da ottobre 2016 ad aprile 2018, con l’aggiunta di qualche extra che da un lato rafforza il carattere metafumettistico di queste vignette e dall’altro mostra il destino dei personaggi dopo lo sfratto forzato dalle pagine della rivista.

L’autore è Hurricane, pseudonimo dietro il quale si cela Ivan Manuppelli, fumettista noto nell’ambiente underground italiano. Oltre ad aver diretto la rivista «Puck!», che dal 2009 ha ospitato molti autori innovativi italiani e statunitensi, Hurricane presenta radici ben salde nella tradizione del fumetto satirico italiano. Ha collaborato con «Il Male» e «Frigidaire», per il quale ha creato la serie I nuovi Partigiani, che narra le avventure di un gruppo scalcagnato denominato la ‘Prima Organizzazione Terroristica della Terza Età’.

Daniele Luttazzi, che firma l’entusiastica introduzione al volume, lo definisce come «uno dei più grandi fumettisti satirici italiani in attività» (p. 7). È un’affermazione abbastanza perentoria, soprattutto perché presentata come fatto «riconosciuto unanimemente» (p. 7), ma una piena consapevolezza delle tecniche narrative e della tradizione del fumetto satirico nelle pagine di Hurricane è evidente. In questo nuovo lavoro il tratto di originalità dell’autore è notevole soprattutto in due aspetti: l’ambientazione e i personaggi. In apertura della recensione abbiamo usato una parola non casuale, "mondo", che ben si addice alla scenografia di queste vignette.

L’ambientazione in cui si muovono i personaggi è una sorta di brutta copia distopica e grottesca della realtà che ci circonda. Ci sono tutte le storture, le contraddizioni, la povertà che abitano il nostro quotidiano, ma qui lo scenario è diventato post-apocalittico, non è rimasto nulla se non degradazione e umiliazione senza fondo. Un mondo spietato, in cui chi è destinato a perdere lo farà sempre di più, con episodi che mettono i personaggi uno contro l’altro in modo grottesco. È un ambiente in cui non c’è alcuna garanzia, dove il sole può essere licenziato da un momento all’altro perché non lavora abbastanza.
A pagina 54 il direttore del terribile supermercato Iperrisparmio si accorge dalle analisi di vendita che le persone non consumano quando dormono. Per porre un rimedio a questo problema decide di comprare un «nuovo ‘sole di importazione’ made in Taiwan! Luce No Stop! 24 ore su 24… niente ferie… niente notti… pagamento in voucher!» (p. 54). Al sole originale viene concessa una buona uscita nello stile di Hurricane: una martellata in testa fatale e il corpo esanime dato in pasto ai cani. Così come è possibile che in un volo low cost, tra hostess scadute e sacchetti per il vomito usati, venga comunicato ai passeggeri che «a causa di nuove misure restrittive delle compagnia» il volo è annullato, con conseguente espulsione in mare di tutti viaggiatori.
L’elemento innovativo e paradossale del disegno di Hurricane si palesa anche nei luoghi abitati da questi strani personaggi. Subito dopo la copertina si apre una carta geografica stilizzata che rappresenta gli spazi in cui si svolgono le vicende. È un mondo dove la crisi e la povertà hanno spazzato via tutto come un’epidemia. Ogni cosa è brulla, sporca, la terra è deserta e la vegetazione scarsa e morente; le case sono anonime, blocchi di cemento consumato e sporco, di colore grigio opaco; i luoghi pubblici, come la mensa del popolo o il cimitero, sono ugualmente anonimi e resi inaccessibili da filo spinato e cancelli.
L’unico punto di ristoro, la spiaggia davanti al Mar Unto, è forse il luogo più squallido, con i frequentatori abituali costretti a tuffarsi non nell’acqua salata ma in una pozza di sudore. Tutto in questo microcosmo surreale sembra ricordare ai protagonisti l’assenza di qualsiasi riscatto e prospettiva, insieme all’impossibilità di evadere da una vita alienante. La centralità dei luoghi è sottolineata da Gabriele Munafò, direttore editoriale di Eris Edizioni, nell’articolo comparso su «Artribune»: «Hurricane non crea solo dei personaggi ma un intero mondo, perfetta fotografia del nostro, solo più sincero e smaliziato» (cfr. https://www.artribune.com/editoria/fumetti/2018/09/i-sopravvissuti-hurricane-anteprima/ ). Più che di perfetta fotografia del mondo in cui viviamo si può parlare di microcosmo che rende caricaturali gli aspetti più ridicoli e drammatici della nostra realtà sociale.
I legami con la politica e la situazione economica attuale difficilmente si fanno espliciti, ma costituiscono un sottofondo che anima e fornisce senso a queste vignette. Lo stesso Hurricane, in un’intervista a «Fumettologica», sostiene di aver preso ispirazione dalla realtà per costruire questa mappa, dicendo di aver voluto dare vita a un «mondo disperato e senza amore che in qualche modo ricordasse la periferia dove sono cresciuto». Realtà sociale e attualità reinterpretate con fantasia e assurdità, nella più prolifica tradizione del fumetto satirico.

Come si diceva, I Sopravvissuti non presenta alcuna forma di empatia o di riscatto, non c’è alcuna funzione morale o bontà nei suoi protagonisti. I rapporti tra gli esseri che popolano queste pagine sono sempre votati al tornaconto personale e al proprio minimo vantaggio, al solo scopo di non trovarsi ultimo tra gli ultimi. Nelle prime vignette compaiono Omino e Tacchino, due coinquilini dalle fattezze stilizzate, dal tratto sporco, che hanno un rapporto di profondo disprezzo, al punto che Tacchino cerca di tradire l’amico in più occasioni. Nelle prime pagine, ad esempio, viene indetta una campagna di sensibilizzazione per spingere i cittadini più poveri a consegnarsi alle Macellerie dello Stato e contribuire così a sfamare i contribuenti. Le mense accettano volentieri «carni di precario, disoccupato, cassintegrato, esodato» (p. 12) e le segnalazioni dei cittadini sono ben ricompensate con un buono pasto. Per poter mangiare qualcosa, Tacchino non si fa scrupoli a segnalare ripetutamente Omino, reo di essere disoccupato. Dopo vari appelli, si presentano finalmente alla porta due funzionari dell’ufficio anti sprechi che prelevano Omino e consegnano l’agognato buono pasto a Tacchino. Il finale è paradossale: Omino viene liberato perché la sua carne ha un cattivo sapore e Tacchino, in paranoia perché teme che qualcuno possa rubargli il buono pasto, si rifugia su un promontorio dove rischia di morire disidratato.
Qualsiasi mancanza di comprensione e di solidarietà umana caratterizza anche i rapporti all’interno della famiglia Varnelli. Il padre Attilio, corroso dalla continua mancanza di denaro e di prospettive, decide a cuor leggero di tumularsi e di considerarsi defunto per sfuggire alle responsabilità. La moglie Rosmunda, costretta a lavorare nelle ‘cave di ruggine’ per mantenere la famiglia, è isterica e odia in modo iperbolico il marito.
Il figlio Erminio, per sfuggire a questa routine, si convince di essere un bambino pensionato e frequenta la Scuola Infanzia Montessori, con la sciatica che gli impedisce di fare educazione fisica e l’artrite che non gli permette di scrivere il dettato. Erminio è forse il personaggio più complesso in queste vignette. Hurricane ha optato in generale per un disegno semplice, minimale, volutamente impreciso, una scelta stilistica precisa per arrivare al nocciolo della caratterizzazione dei personaggi. In questo parterre, Erminio appare come un’eccezione. L’eroico pensionato che controlla le costruzioni degli altri bambini come un anziano al cantiere e che infittisce le file alla posta è forse il personaggio più riuscito. I suoi tentativi di emanciparsi dalla condizione di bambino disgraziato sono paradossali: i comportamenti da pensionato precoce non fanno che isolarlo maggiormente, facendolo apparire strano e imbarazzante agli altri bambini e alla maestra.
I suoi comportamenti patetici si innestano in un contesto sociale preciso come quello della classe elementare. Mentre fuori tutto è deserto e la lotta tra gli ultimi è serrata e senza vincitore, la Scuola Infanzia Montessori riproduce una gerarchia di rapporti ben circoscritta. In particolare Pancrazio, il bambino ricco che dispensa mazzette e ha delle truci guardie del corpo, ricorda che esistono privilegi e leggi non scritte a cui sottostare. In virtù della sua condizione sociale, Pancrazio riesce ad attirare le attenzioni di Ritalin, l’alunna modello di cui Erminio è innamorato. Trascorre le vacanze più belle e avventurose, può elargire i migliori regali, il suo viso paffuto è sempre altero e distaccato.
L’oppressione e il destino sfortunato di Erminio lo rendono agli occhi del lettore più perdonabile rispetto al contesto e ai personaggi che lo circondano. Il disegno di Hurricane sembra andare in questa direzione. I colori psichedelici che distorcono e sporcano i corpi dei personaggi, si attenuano e ingentiliscono nella figura di Erminio, con il suo berretto calato sugli occhi e la maglietta a righe, che ricordano la figura tipica del bambino nei fumetti. Forse Erminio è l’unica vera vittima di queste pagine, se con questo termine intendiamo colui che subisce gli eventi senza poter intervenire in alcun modo per varie ragioni (età, famiglia, contesto sociale), e come tale ha un lato malinconico che crea maggiore empatia nel lettore.

Le storie raccolte sono interessanti anche per gli elementi che ricorrono e che fanno da fil rouge tra le pagine. In particolare si riscontrano tre temi centrali nel mondo costruito da Hurricane: la pubblicità; la malattia; l’elemento meta-fumettistico.
Partiamo dal primo elemento. La pubblicità è una presenza molto forte nelle storie di Hurricane e assume una funzione aberrante, che rammenta continuamente ai personaggi l’assurdità delle loro condizioni di vita. Dal televisore escono urlati gli slogan truculenti della ‘Pubblicità progresso per il bene del popolo’, che spingono i cittadini a donare il proprio corpo alle Macellerie dello Stato. La pubblicità è protagonista anche nel grande supermercato chiamato Iperrisparmio, una sorta di girone infernale dove i prodotti sputano e sparano ai clienti poveri. Qui in un piccolo bugigattolo nei sotterranei è collocato l’ufficio del copywriter, che scrive frasi promozionali come «consuma e crepa» (p. 23). Non solo. Il volantino che promuove gli sconti del supermercato pubblicizza, «per i palati più tirchi» (p. 44), le lasagne eterne, «cucinate per risalire lo stomaco e ritornare sul piatto ancora calde» (p. 44). Così come non mancano le offerte anche del ‘funerale discount’, che permettono di vivere un’ultima cerimonia vantaggiosa, tra l’«urna shaker» e i «fiori melodrammatici» (p. 16), per dare un tocco di maggiore tristezza. Per concludere con la soluzione all inclusive, che alla cerimonia aggiunge un ricco buffet fatto direttamente ai danni del corpo del defunto. La pubblicità quindi diventa un manifesto per ricordare le continue umiliazioni a cui questi cittadini sono sottoposti.
Secondo elemento ricorrente è la malattia, che qui assume una forma più esplicitamente satirica e politica. Il dottor Eugenio Eutanasio, medico mutualistico che ha lo studio proprio accanto al cimitero, ha le sembianze di uno scienziato pazzo venuto da un altro pianeta, con una pelle squamosa verde e il cranio sproporzionato. È Omino in particolare ad avere i peggiori malanni fisici. A p. 17 scopre ad esempio di avere una «grave forma di gentrificazione». La gentrificazione si manifesta con piccoli parassiti che costruiscono nel suo corpo miniloft e ciclofficine, bevono moscow mule e daiquiri, mangiano seitan. Il responso finale del dottore gioca con il nonsense: il corpo di Omino è sotto sfratto e diventerà una briocheria.
Ancora più originale è la malattia che compare a pagina 78. Omino una mattina si accorge di avere una macchia nera sul fondoschiena. Inizialmente innocua, comincia lentamente ad atteggiarsi «come un nostalgico del ventennio» (p. 78), con frasi esplicite come «boia chi molla!», «me ne frego», «in fondo ha fatto anche cose giuste». Anche qui il responso del medico Eutanasio è grottesco: «sono desolato Omino… credo che le sia spuntato un neo fascista» (p. 78). Le conseguenze sono spassose: Omino non si può candidare nella Lista Sinistra e Sconforto, perché con lui presente il partito non può arrivare allo 0,001% desiderato. Anche i rimedi per guarire sono estremi, tra il tentativo di appendersi a testa in giù per debellare il neo fascista e il cospargersi di ‘crema medico partigiana Pertinix’. Queste sono le pagine che fanno più esplicito riferimento alla situazione politica odierna.
L’ultimo elemento che ricorre in queste pagine è l’impronta metafumettistica. A p. 62 i personaggi del fumetto mostrano cosa succede quando l’autore non viene pagato. Hurricane viene descritto da Pangocciole, la fidanzata di Tacchino, come avido e schiavista, pronto a modi tirannici e soprusi gratuiti. La figura dell’autore viene rappresentata come un efferato re (con una finta corona in testa) capriccioso e violento, pronto a tagliare i viveri e a minacciare i suoi sudditi salvo concedere «i suoi avanzi in cambio di lodi imbarazzanti e sperticate» (p. 63) quando le cose girano meglio.
L’elemento metafumettistico è ancora più efficace nell’ultima storia apparsa su «Linus» nel numero 635, come spiega la Nota per i lettori a p. 88. La direttrice editoriale Elisabetta Sgarbi decide di sostituire Pietro Galeotti con Igort alla direzione della rivista, e con questo cambio tutte le storie seriali sono sospese, compresa quella di Hurricane. È proprio all’insegna dell’addio che si svolgono le vignette di questa ultima storia qui ripresa. Tutti i personaggi ricevono la lettera di sfratto e cercano di barcamenarsi in altro modo. Omino fa l’audizione per essere ospitato nel mondo de I Ronfi di Adriano Carnevali, una storia a fumetti molto diversa. Tacchino, nella sua solita ipocrisia, prima annuncia la rivoluzione per poi pregare con numerose lettere di essere ripreso: «Cara Editrice, io ti amo… amo i tuoi sì… amo i tuoi no, i tuoi bah… i tuoi occhi dolci come un vernissage… ma soprattutto amo i tuoi soldi» (p. 92).

Tutti questi tentativi non servono a nulla. Il mondo brullo e desertico di Hurricane, con i suoi colori forti, lascia lo spazio a un bianco assoluto, con le ultime vignette che mostrano un immobiliarista intento a vendere gli spazi del fumetto come fossero le stanze di un palazzo: «là può metterci una vignetta d’azione… là dei dialoghi intimisti… là un bel soppalco» (p. 94).
Queste vignette sono forse le più riuscite, quelle che fanno ridere in modo più genuino. Hurricane è riuscito a costruire un mondo in cui si si può ridere dell’assurdità delle nostre vite e delle nostre nevrosi. I drammi e le bassezze sono enfatizzati, senza la ricerca di un possibile senso o di un’unione che possa redimere. Forse un mondo così impattante e ben costruito avrebbe meritato una storia di maggior respiro, che una raccolta come questa, con le sue inevitabili disomogeneità, non riesce ad avere. Le ultimissime pagine, che mostrano la sorte dei personaggi sei mesi dopo lo sfratto, non aggiungono molto alla caratterizzazione dei personaggi e appaiono superflue. La speranza è che in futuro Hurricane possa riprendere questo microcosmo in mano per arricchirlo e ampliarlo, consapevoli di avere a che fare con una delle matite satiriche più interessanti oggi in Italia.

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I Sopravvissuti: la triste, sguaiata umanità di Hurricane
di Michele Garofoli - Lo Spazio Bianco
Hurricane, al secolo Ivan Manuppelli, è uno dei più importanti alfieri del fumetto underground italiano i cui lavori sono pubblicati anche negli Stati Uniti. A soli sedici anni crea The Artist, rivista contenitore che nel 2009 sarebbe poi diventata Puck! e su cui si sono avvicendati grandi autori.
Tra le sue opere più importanti ricordiamo Piccolo manuale di anatomia spiccia e anarcoinsurrezionalista (2015), Almanacco dei cuori solitari (2015) e Botanica Satanica (2017), mentre negli Usa ha pubblicato le serie Silly Shocking Stories e Capone back from Hell per Chicago Comics.
Ha lavorato inoltre per Frigidaire (con la serie I nuovi Partigiani), Il Male di Vauro e Vincino e Linus. Proprio su quest’ultima rivista, nel 2016 crea I Sopravvissuti, forse la sua serie mediaticamente più conosciuta, che porta avanti fino al 2018 quando la Eris Edizioni decide di raccogliere in un unico volume tutti gli episodi della saga, arricchendola con alcuni extra e due racconti inediti: Cosa succede ai personaggi dei fumetti quando l’autore non viene pagato e 6 mesi dopo, realizzate appositamente per il libro.

I Sopravvissuti ci porta a conoscere un eterogeneo cast di protagonisti, abitanti di un paese che sfrutta gli appartenenti dei ceti meno abbienti, i vigliacchi, gli asserviti, per assicurare a chi è già benestante di continuare la vita agiata di tutti i giorni. La normalità è fatta da disoccupati trasformati in bistecche dalle macellerie dello stato, un modo estremo di rendersi utili, di persone che si sotterrano volontariamente per non affrontare le proprie responsabilità, da un popolo schiavo delle assurde offerte create dai proprietari dei maxi centri commerciali, nuovi luoghi di aggregazione e disperazione.
È una lotta di classe senza speranza quella raccontata dall’autore milanese, vuota, con pochi ideali, una rivoluzione vacua portata avanti da una classe operaia meschina, incapace di sostenere una causa comune e composta da membri che arrivano a tradire e denunciare i propri amici per un misero buono pasto.

Il sottotesto disperato è filtrato dalla satira feroce di Hurricane, capace di creare situazioni assurde e divertenti nonostante la serietà dei contenuti sviluppati, individuando colpe e colpevoli da entrambi i lati. Insomma, alla fine siamo tutti responsabili di questa situazione.
Impossibile trattenere le risate seguendo le avventure di Tacchino e Omino, della strampalata famiglia Varnelli e di tutti i surreali protagonisti delle storie. La bravura dell’autore, oltre a fornire una caratterizzazione precisa e unica ai tanti personaggi, consiste nell‘essere riuscito, episodio dopo episodio, a unire trame solo all’apparenza slegate tra di loro, creando un complesso e impietoso mosaico che ben delinea la deriva morale dell’attuale società.

Complementare lo stile volutamente sgraziato e caricaturale utilizzato da Manuppeli per delineare il mondo degenere e i protagonisti de I Sopravvissuti, in tavole composte da sedici piccole vignette e intervallate da belle illustrazioni a pagina piena che introducono il tema dei capitoli. Un tratto grottesco di ottima fattura e eccellente leggibilità, che mette su carta le anatomie impossibili e distorte delle creature che abitano il folle mondo creato e che coglie, anche grazie all’ottimo utilizzo dei colori, le fattezze mostruose e le ambiguità caratteriali della maggior parte del cast.

Di particolare interesse 6 mesi dopo, una delle due storie inedite contenute nel libro: il numero 635 di Linus ospitava l’ultima amara puntata della serie, una chiusura inaspettata che coincideva con l’avvento della nuova editrice Elisabetta Sgarbi e di Igort come direttore artistico, che inauguravano un nuovo corso editoriale congedando tutte le serie regolari fino ad allora presenti sulla rivista.
La storia è una sorta di compendio finale in cui sono tirate le fila delle vicende e dove ci è permesso conoscere il destino toccato ai protagonisti e a cui partecipano anche Adriano Carnevali, creatore de I Ronfi, e gli autori delle altre serie chiuse: Maicol&Mirco (Gli Scarabocchi), Joshua Held (I Nasoni), Michael Bayer (Papa Dictator) e Fabio Tonetto (Rufolo), l’unico a oggi ritornato sulle pagine di Linus.

Una soluzione di particolare interesse quella scelta da Eris Edizioni, che permette ai lettori di conoscere o rileggere la saga, e a Hurricane di portare a compimento una storia a suo modo unica del fumetto italiano e che avrebbe sicuramente meritato una vita editoriale più lunga.




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I Sopravvissuti - Hurricane
di tararabundidee

“Cari lettori,
sono uno stronzo,
ma cosa si farebbe per non morir di fame?”


Tacchino è uno dei protagonisti delle strisce di Hurricane, uscite prima su Linus e poi raccolte in questo voluminoso compendio da Eris Edizioni.

Tacchino ha fame e di fronte alla fame non c’è amicizia che tenga e nel mondo raccontato da Ivan Manuppelli… che ci piacerebbe definire post – qualcosa, ma che è molto più vicino al nostro di qualsiasi futuro immaginario, si danno dei buoni pasto a chi denuncia i disoccupati.
Lo Stato ha creato un modo tutto nuovo per far funzionare gli ingranaggi e proprio i disoccupati; questo problema enorme e irrisolvibile, avranno il ruolo, importantissimo sia chiaro, di trasformarsi nella fonte proteica per gli occupati: volete mettere? Così si risolvono i problemi!

In questo strano mondo fatto di habitat particolarmente scarni e di strane case che ci hanno ricordato vagamente le case sottomarine di Spongebob (che vi ricordiamo che rappresenta la strana e inquietante vita della barriera corallina trasformata dalla radioattività – sempre apocalissi in mezzo!), si muovono vari personaggi: volatili, cani, persone, figure amorfe, che tentano in tutti i modi di trovare un’occupazione e far fronte non solo alla fame, ma anche alle trappole che lo stato tende a chi non lavora.

Le soluzioni per sopravvivere ci sono e tra le varie rappresentate, quella che ci è sembrata di gran lunga la migliore, è fingersi morti e far finta di nulla, come Varnelli che però campa sulle spalle della povera Rosmunda che invece si uccide di lavoro, in miniera.

Nella prefazione a questo volume, scritta da Daniele Luttazzi, c’è già tutto quello che rappresenta questo libro e che Hurricane è in grado di comunicare e di creare, non vogliamo doppiare quello che è già noto, ma vogliamo sottolineare quanto il lavoro fatto da Ivan Manuppelli sia importante.
È una satira possiamo dire raffinata del nostro mondo, un quadro nitido e realistico dei guai che ci investono quotidianamente. Un libro amarissimo: ogni striscia ci porta al sorriso, ma niente grasse risate, perché siamo protagonisti, purtroppo, dei tanti riferimenti del nostro presente che Ivan dissemina nel testo.
Ci siamo ritrovati di fronte a delle tavole geniali, brillantissime, con episodi che trattano di educazione, consumismo, capitalismo, immigrazione e come non citare il meraviglioso episodio che vede protagonista Omino alle prese con la nascita e la convivenza con un “Neo fascista” spuntatogli sul sedere. Per non parlare del nostro personaggio preferito, il figlio di Rosmunda e Varnelli che gioca a fare il pensionato (e diciamoci la verità, la pensione di questi tempi la sogniamo tutti e nell’innocente gioco innocente del ragazzino c’è una speranza così rosea che il nostro presente non riesce a darci).

utto il nostro universo entra ne I Sopravvissuti, anche l’autore e gli editori, regalandoci delle bellissime pagine di metafumetto. La disastrata situazione che viviamo nelle nostre vitevere™ inquina ogni pagina, ogni vignetta in cui ormai neanche si parla più di esseri umani, ma di fortunati, sopravvissuti appunto, ad un mondo cannibale che si sta autofagocitando.
Si parla di uno Stato incurante dei bisogni dei cittadini, ma che li spreme e li sfrutta per sostenersi: oh è lo stato di oggi, mica si deve andare così lontano. Per questo, come dicevamo all’inizio è anche difficile pensare che la narrazione sia tutta proiettata in un futuro. Lo Stato che nel fumetto propone di eliminare i disoccupati o di far pagare pure l’aria che si respira è lo stesso che oggi mette l’iva al 22% agli assorbenti, che non assicura nulla ai lavoratori, che non sa come risolvere la questione dei disoccupati, o che specula sul futuro degli studenti, creando addirittura il debito d’onore con cui gli studenti ricevono un prestito per la durata del corso di studi che poi deve essere restituito tutto con interessi, come se il lavoro ce lo buttassero addosso con la pala e la gente è in grado di saldare i debiti.
Il nostro magico Stato è quindi questo ed è quello che delinea Hurricane, è uno Stato che ci inaridisce e ci fa aggrappare ad ogni piccola soluzione, rinunciando alla collettività, all’umanità stessa per spingerci avanti e guadagnare terreno; un po’ come fa Tacchino, oppure stanchi ci sotterriamo, annichilendoci come Varnelli, ma in fondo siamo sempre dei bambini che sognano in grande e che vogliono raggiungere quel magico momento: la pensione.

È come se Hurricane nei suoi personaggi avesse inserito tutte le caratteristiche che contraddistinguono gli esseri umani, non ci si immedesima in uno solo, ma in tutti insieme un po’ alla volta, perché ognuno rappresenta un momento della nostra vita atomizzata, in cui possiamo riconoscerci: tutte facce della stessa medaglia, tutte facce del nostro presente.
Mo leggetelo và.




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