Ho disegnato la copertina e scritto la prefazione del nuovo libro del mio caro amico e super complice Franco Trincale, il cantastorie che ha cantato mezzo secolo di cambiamenti sociali e culturali e politici di questo mondo. Ho la fantastica fortuna di conoscerlo e di collaborarci già dalle mie primissime autoproduzioni di quando andavo al liceo, con la fanzine The Artist che poi è diventata "Puck!".
Ora esce con "Pensu, Chiudu l'Occhi e Scrivu", un libro nuovo edito da un altro amico, Marcello Baraghini con la sua casa editrice Strade Bianche, per una collana che assieme abbiamo deciso di chiamare "I Classici di Čapek" . Si tratta di una raccolta di poesie con sue illustrazioni, curate dall'antropologo e cantastorie Mauro Geraci.
Io ho avuto l'onore di disegnarne la copertina e scrivere la prefazione.
Il libro si può leggere integralmente QUI, e sempre da qui ordinare anche il cartaceo.
Qui invece una recensione da la rivista "Il Cantastorie" , e più sotto la mia prefazione!
Il Libro dei due Trincali - di Ivan Manuppelli
Franco l’ho conosciuto nel 2002, avevo solo sedici anni e
cercavo un grande scoop per la mia prima rivista autoprodotta. Ricordo la
volontà di fare un reportage sugli artisti di strada di Milano, una specie di
viaggio in una dimensione parallela che mi aveva sempre affascinato: chi erano
questi strani personaggi mitologici? Come vivevano? Da dove venivano? Erano
domande che mi ossessionavano. E così piano piano ho cercato di conoscerne
qualcuno più da vicino e rubarne i segreti: il mimo Primo Samperisi, il pittore
catastrofico Filippo Auti, il burattinaio trotskista Adrian Bandirali, il poeta
utopista Aldo Monticelli ma soprattutto il cantastorie Franco Trincale.
Era il 2002, il mese non lo ricordo ma l’anno è chiaro e
vivido: è stato quello in cui Franco era sulle pagine di tutti i giornali
perché gli avvocati di Berlusconi, che allora era al governo ed era in ballo
con il processo SME, sostenevano che le ballate di Trincale avessero il potere
straordinario e pericoloso di deviare le coscienze della gente, e dei
magistrati, rendendo Milano una città troppo di parte per la fatidica sentenza.
Che cosa potevo trovare di meglio, per il mio primo grande
scoop?
Dopo quell’intervista io e Franco siamo subito diventati
amici. Lui ha accettato di diventare un collaboratore fisso della mia piccola
rivista, scrivendo per tutti i numeri una rubrica di riflessioni e ballate
chiamata “L’Angolo del Cantastorie”, ed io ho avuto l’onore di disegnargli due
cartelloni per i suoi concerti in piazza, entrambi contro l’allora sindaco
Gabriele Albertini che gli aveva impedito di suonare con una ordinanza ad hoc.
Poi abbiamo anche scritto assieme una canzone, “Crimen”, con l’amico comune Om
Sharan Salafia alle musiche e Francesca Tuzzi alle seconde voci. E più o meno
ci siamo tenuti in contatto fino ad oggi, anche durante i drammatici mesi di
pandemia, collaborando assieme alla rivista online “Pandemikon” per cui Franco ha
tenuto un podcast di riflessioni e ballate.
Mi piace ricordare tra queste sue nuove creazioni una canzone in particolare, “La Cina è vicina”, che mi ha tenuto compagnia in quegli strani giorni solitari e apocalittici. E tuttora mi sorprende come una grande voce del Novecento come lui sia ancora in grado di raccontare l’immediato presente, anche quello più assurdo e distopico, con lo stesso spirito tagliente e provocatorio.
Comunque, a parte questi bei ricordi, e a costo di sembrare
banale, ci tengo a dire che la cosa che più mi piace di Franco è la sua
assoluta libertà, la sua posizione di totale autonomia: né coi poteri forti e
né con una sinistra spesso artisticamente omologata, che con le voci più
anarchiche e difficili a volte sa essere molto più elitaria e subdola dei
nemici dichiarati. È sempre in questa terra di mezzo che io trovo i miei
artisti preferiti, quelli autentici e irreplicabili e totalmente imprevedibili.
E poi c’è il Trincale parallelo, il gemello meno noto, il
disegnatore che da sempre accompagna il Trincale più famoso che intrattiene le
piazze e che tutti ricordano. Ma se ci pensate bene ogni esibizione del
cantastorie è sempre stata doppia, il frutto di due Trincali diversi: quello
esuberante che scrive e canta le canzoni e quello silenzioso che progetta il
cartellone alle sue spalle. E spero che questo libro, che è la prima raccolta in
assoluto delle sue illustrazioni (più intimiste e criptiche), restituisca un
poco di giustizia anche al gemello più sconosciuto.
Perché Franco è anche un fantastico disegnatore, un autore satirico mancato, come dimostrano i cartelloni che lui stesso ha disegnato o che ha pensato assieme al pittore Boris Dimitrov. E non penso di dire nulla di nuovo affermando che il mestiere del fumettista e quello del cantastorie siano l’uno la prosecuzione dell’altro: in entrambi i casi ci sono le vignette, la capacità di sintesi, l’intrattenimento popolare con vecchi trucchi del mestiere, e la provocazione di pancia e di cervello che può scatenare cortocircuiti inaspettati e potentissimi.