Il titolo di più bel regalo di Natale quest'anno se lo aggiudica la redazione di Heart of Glass che ha recensito "Samantha bella testa!", l'ultimo EP che ho scritto e registrato con gli Hamelin. Ecco il pezzo qui sotto. Cazzo, sono commosso.
"Il ruggito del blues. Quello di marca buona, come il whiskey dall’etichetta ingiallita dimenticato su qualche armadietto dei liquori. Quello che puzza di ”nigger” e di anni ’30. Quello passionale alla Robert Johnson o alla Lee Hooker. Il blues che non ti aspetti in Italia! Tuttavia sarebbe un errore considerare il quintetto Hamelin, come un surrogato nostalgico alla New Orleans nera; anzi la rilettura del genere viene intrapresa con un piglio arlecchino, dai connotati indiavolati di un funky sgrammaticato, dal ritmo a tratti rock ‘n’ roll, e da una vitalità che fa da antidoto ad ogni esorcismo pagano.
Alla voce si dividono la leggiadria di Francesca Tuzzi e il gutturale roco di Om Sharan Salafia, in un chiaroscuro d’atmosfera noir, quasi da decadenza retrò. La parte strumentale è contagiata da una fantasia e versatilità da fare invidia alle band poliglotte, cambi tempo rapidi ma lineati, in un crescendo omogeneo senza strappi o voli pindarici di nuova generazione-indie. Samantha nella testa è un succoso e divertente ep dalla parlata travolgente, dal piedino che si muove ininterrottamente a ritmo sotto il tavolo. Tre brani ed un reprise che saltano in bocca senza controindicazioni, ricettive, senza pudore in uno scivolato blues dalle mille sfaccettature. La portata principale è data appunto da Samantha nella testa, che nasce come uno slide-blues, armonizzato e recuperato dalle fredde acque del Mississipi e trasformato in un rock-show dall’incredibile dose adrenalinica: la balloroom impazzisce! In due minuti e moneta la band si esalta in intensità e di pregievole tecnica, eppure ne vorremmo ancora un poco: imprescindibile il reprise finale per una buona digestione!
L’armonica regala quelle reminiscenze naif da rapimento dei sensi, e Cercando l’anima gemella si libra in un blues-seventies on the road, vissuto, liso dalla polvere e dalle intemperie emotive. Il duetto tiene bene il ritmo senza cadere nella retorica ammicante: orecchiabile sì, ma con sostanza! Il Blues dei Borghesi è una piccola perla per chi sa leggere tra le righe; un eccellente rilettura di The Bourgeois Blues firmato Leadbelly, sfornato alla giusta temperatura e personalizzato in maniera intelligente e allo stesso tempo convincente. Pifferai agnostici dalla vena esoterica, gli Hamelin convincono specialmente nella dimensione live, dando corpo ad un idea psichedelico-blues spesso bisfrattata non solo dal mainstream (non possiamo pretendere troppo!) ma in generale dalle ultime due generazioni musicali. Importante quindi, racogliere di nuovo la tradizione autentica di New Orleans, di quel rhythm ‘n’ blues così sensuale e passionale, soffiare via la polvere e aggiornare il tutto ad un sound più variegato ma essenzialmente semplice, senza pasticci elettronici o fuzz insignificanti. Bravi quindi gli Hamelin, e se volete provare quello che dico, vi consiglio di farvi trovare il 27 gennaio 2011 al Qube di Roma, nel quale la band presenzierà con tanto di strumenti in occasione dei 30 anni della rivista Frigidaire! Siete avvisati …"
Nessun commento:
Posta un commento