Puck il Nano intervista
Rocco Lombardi & Simone Lucciola.
E' finalmente uscita la prima "Guida illustrata al frastuono più atroce", lo speciale di Lamette Comix tutto dedicato al rock'n roll. Un'antologia rivolta alle nostre orecchie con un cast d'eccezione. E c'è pure il sottoscritto con una storia di 4 pagine dedicata ai Brutos. Ho deciso di dare una mano alla Causa e intervistare i due fautori della sporca iniziativa. Ladies and gentleman, Puck il Nano intervista i creatori di Lamette Comix: Simone Lucciola e Rocco Lombardi!
PUCK: Durante uno dei nostri deliri alcolici, Simone mi accennò a un albo a fumetti che vi avrebbe ispirato nella realizzazione della “Guida illustrata al frastuono più atroce”. Mi è parso di capire che, a parte Lester Bangs, l'input di questa raccolta di storie sia nato proprio da questa pubblicazione. Di che cosa si tratta?
ROCCO: “My Way” la cura Chester da diversi anni: è un magazine che come il nostro salta fuori dal giro punk. All'attivo hanno diverse uscite ed ognuna è a carattere tematico. Hanno pubblicato anche autori italiani.
PUCK: Nella vostra “Guida illustrata al frastuono più atroce” sono coinvolti 31 disegnatori e altrettante personalità di spicco del mondo del rock. Potete darci una introduzione generale alle storie? Che cosa deve aspettarsi, l'uomo della strada, quando prenderà tra le mani questo vostro nuovo parto?
SIMONE: Piuttosto difficile. A Pazienza, vista la sua tramandata passione per il cantautorato italiano, bisognerebbe affibbiare i Gaznevada. Gli altri per me sarebbero Tamburini (con massima libertà di scelta), Bonvi, Magnus, Crumb, Prof. Bad Trip, Crepax, Miguel Ángel Martín, Mike Diana e Trevor Brown.
ROCCO: In fondo tutti i disegnatori in qualche maniera gravitano intorno allo stesso immaginario e si cibano di tanta musica che li accomuna, dunque per forza di cose si dovevano combinare bene (non senza stridere ogni tanto qua e là)...
Pensateci... potrebbe sempre presentarsi alla vostra redazione Marco Carta!
Quanto ai personaggi della scena musicale indipendente italiana, giusto ieri parlavo al telefono col mio amico Roberto Perciballi, che è poi il cantante dei Bloody Riot, e gli prospettavo la possibilità di collaborare a un’eventuale futura storia sul suo gruppo. La stessa cosa è stata chiesta a Simone Cinotto dei Nerorgasmo per questo numero, anche se ha preferito dare semplicemente la sua benedizione. Ehi, e comunque non è vero che gli autori che abbiamo coinvolto non facciano anche musica! Crescenzi fa musica, Ratigher e Tuono fanno musica, Johnny Grieco fa musica (i Dirty Actions, che avrebbero potuto tranquillamente anche essere in scaletta!), Marco About fa musica, Lucho fa musica, Pira fa musica, Corona fa musica, Manuppelli fa musica, io faccio musica. Officina Infernale, Rocco, e chissà quanti altri, hanno fatto musica.
SIMONE: Facile. 1) The Velvet Underground & Nico; 2) Television – “Marquee moon”; 3) The Germs – “G.I.”; 4) Johnny Thunders & The Heartbreakers – “L.A.M.F.”; 5) Dead Boys – “Young, loud and snotty”; 6) “Rocket to Russia” dei Ramones, nascosto nella custodia di uno qualunque di questi altri.
ROCCO: Difficile. Concordo con i primi 2 di Simone, per gli altri 3 andrei a caso vista l'impossibilità della selezione.
PUCK: Su ogni numero di Lamette campeggia la scritta “Il comic book più rozzo d'Italia sul PUNK e sulla cultura autodistruttiva degli sporchi giovani”. La pensate ancora così? Mi sembra che nelle vostre più recenti pubblicazioni abbiate abbandonato l'ottica iniziale di fare una fanzine per maniaci del PUNK. Ora sembra più una rivista di storie per stomaci forti... È solo una mia impressione?
SIMONE: Beh, se punk è fare quello che vuoi, compreso il non ascoltare punk quando non ti va, allora io sono sempre punk. Autodistruttivo lo sono sicuramente, ora come allora. Punk è anche cambiare continuamente pelle, come i serpenti. Un aspetto da non sottovalutare.
SIMONE: Sloane era un vero signore: gentilissimo e disponibile. Tra l’altro, ci scrisse che aveva intenzione di trasferirsi a Napoli per ritrovare le sue radici italiche e che ci saremmo presto incontrati anche di persona. Purtroppo prima di darci quest’onore ha cambiato tempo, passando dal presente indicativo all’imperfetto. Che riposi in pace.
Sì, vero, avevamo creato un bel giro, e non è escluso che si ritorni presto a collaborare con tutti gli autori internazionali che vorranno. Ma se sulle prime il nostro intento era quello di sdoganarli in Italia (forse siamo stati la prima o la seconda rivista nostrana, ad esempio, a tradurre Mike Diana), adesso che sono stati letti, conosciuti e diffusi (e tu, Puck, ne sai più di qualcosa!), sentiamo il bisogno di occuparci estesamente anche dell’underground spaghetti, che in questo momento sta vivendo uno stato di grazia. Diciamo che un conto è fregiarsi di aver collaborato con questo o quel disegnatore importante, un conto è trovarsi nel posto giusto al momento giusto. Per me conta più la seconda.
PUCK: Tornerete a realizzare un fumetto a 4 mani, dopo l'esperienza di Campana? E soprattutto: come è nato questo progetto?
SIMONE: “Campana” è nato come insieme di tavole per lo più compiute ma scollegate tra loro, messe insieme per diletto durante le mie pause lavorative. Campana, Dino Campana, lo leggo e rileggo da molti anni in edizione critica, senza riuscire a venire a capo di tutti gli innumerevoli riferimenti architettonici e rimandi metaforici che la sua breve opera contiene. Senza dubbio la sua vita è interessante quanto i suoi scritti, al punto di aver ispirato già un precedente illustre nell’ambito del fumetto italiano (“Vita disegnata di Dino Campana” di Pablo Echaurren, che ho letto e apprezzato e non fingerò di ignorare per convenienza). Nel momento in cui ho coinvolto Rocco, sapendo che avrebbe aggiunto una marcia in più ai momenti meno didascalici e più strettamente poetici, non sapevo quanto la cosa avrebbe potuto funzionare. La verità è che è stato un piacere collaborare con lui; non manca della dote indispensabile per lavorare a quattro mani, cioè l’umiltà di saper ascoltare in modo attivo e costruttivo, insistendo solo quando l’obiezione risulta funzionale. Abbiamo già lavorato nuovamente a 4 mani per un paio di storie brevi (una è ancora inedita, accorruomo!), e abbiamo la ferma intenzione di riprendere in mano “Campana” e ampliarlo con moltissime pagine di poesie, lettere, testimonianze (alcune anche completamente inedite) che non hanno trovato spazio nella nostra modesta edizione “Fuori vena”, ormai praticamente a un passo dall’esaurimento.
ROCCO: Ho riletto Campana dopo aver visto il film ispirato alla sua vita, e la prima volta lo scoprii grazie ad Echaurren: mi appassionano molto le biografie. Visti quindi i precedenti tentativi, non ripetersi era difficile. Forse la buona riuscita dell'albo sta proprio nell'aver ricreato quel flusso altalenante di umori e versi della vita di Campana. Simone spesso ignora quanto il disegno possa evocare, così come io alle volte trascuro troppo le parole: l'unione in questo lavoro è stata quindi assai propizia. Necessariamente bisogna realizzarne una versione ampliata e lo faremo.
ROCCO: Me lo chiedo spesso, più che altro il problema è che ogni cosa che faccio la butterei via dopo i pochi istanti di soddisfazione che provo. Più che lo stile è la tecnica che cambia, e provarne diverse è un'esigenza.
ROCCO: Simone si prepara a disegnare la sua biografia, per questo si allena con quella degli altri.
PUCK: Come nasce una vostra pubblicazione? Sì... ecco: come ci si spreme le meningi, laggiù a Formia?
ROCCO: Ogni idea viene fuori da sola, quando la sedimentazione dal fondo raggiunge la bocca per uscirne fuori...
PUCK: Lamette è una delle più importanti testate del panorama indipendente italiano. Che opinione vi siete fatti della scena attuale? Le poche pubblicazioni rimaste hanno una propria identità, secondo voi? Esiste un terreno fertile? Un giorno sarà possibile convogliare tutte queste energie creative in un unico prodotto da edicola?
SIMONE: Ti ringrazio per la stima, che è poi la stessa che nutro nei confronti di "Puck!" e della maggior parte delle pubblicazioni indipendenti italiane: ci sono cose di grande qualità e cose secondo me prescindibili, però il fermento c’è ed è innegabile, tant’è che un albo come “Guida illustrata”, che cinque o sei anni fa non sarebbe stato possibile, è saltato fuori spontaneamente dalla rete di contatti che si è creata. Quanto all’unico prodotto da edicola, è un’idea molto cara a Vincenzo Sparagna. Io la approvo al 100%, posto che l’unico prodotto non sia una specie di monopartito. Ciò detto, non credo che le edicole siano pronte per una rivista del genere: non più. Lo erano ai tempi della mia infanzia e adolescenza, cioè prima che la Bonelli facesse il doppio boom con Dylan Dog nel 1986 e decidesse di lanciare decine di testate nuove e precotte a tavolino, schiacciando tutte le altre pubblicazioni.
ROCCO: Sono tanti gli autori che si autoproducono e mettono in giro le loro cose, e sembra pure che gli spazi a disposizione aumentino. Non sempre tutto questo coincide con un aumento dei lettori e degli estimatori, ma non è certo questo un limite per gli autori che coraggiosamente fanno tutto da sé pur di esprimersi. Ovviamente, però, le autoproduzioni non hanno vita facile e nemmeno troppo lunga, il più delle volte. L'importante è comunque il movimento e le energie che si producono e che al momento giusto possono confluire in qualcosa di importante. In questo senso sembra che questo periodo felice non sia in esaurimento. Per arrivare in edicola ci vuole un pazzo furioso oppure un consorzio enorme di soggetti che vedo duro da realizzarsi.
SIMONE: Bonvi, Pazienza, Tamburini. Ma anche i dadaisti, Duchamp, la pop art, Warhol, Schifano, Rotella e chi più ne ha più ne metta.
PUCK: Siamo arrivati al capolinea di questo interrogatorio poliziesco. Un'ultima domanda d'obbligo per il nostro pubblico di fanatici: di che cosa parlerà il prossimo numero di Lamette?