venerdì 30 ottobre 2009
PUCK a Lucca Comics!
Ebbene sì, giovani e assatanate fans!
Anche "PUCK!" farà un salto a Lucca Comics, nelle giornate di sabato 31 ottobre e domenica 1 novembre 2009.
Saranno presenti, oltre al sottoscritto: l'autore di Dirty Bastard Emanuele Fossati, il videomaker Marco Falatti e - special guest star- il testimonial toscano Silvano Falatti.
Ma dove potete trovare il Nano?
Una domanda da non sottovalutare, perchè se ci cercate alla Self Area non ci troverete. E non perchè abbiamo iniziato a tirarcela, e a sfondarci di puttane e champagne a Palazzo Grazioli (cosa che comunque teniamo sempre in considerazione). Il motivo è molto più bieco: ci siamo mossi tardi, come da copione, così che trovare un posto nell'area indipendenti (dove "PUCK!" è ormai una delle realtà più longeve e apprezzate da critica e pubblico) era un po' come pretendere di prenotare gratis una stanza all'Hotel Hilton. Quindi, ciccia.
Ma non disperiamo. Saremo ospitati dalla ALASTOR, grazie al solito prezioso aiuto dell'amico Salvo. La nostra presenza sarà affiancata a quella di alcuni pezzi da novanta: Camuncoli, Burchielli, Van Sciver...
Per l'occasione, saranno messi in vendita tutti i numeri arretrati della rivista The Artist, il DVD dello spot promozionale in stop motion (sopra ne vedete la copertina) , i poster promozionali e - soprattutto- le poche copie rimaste di "PUCK!" - la rivista delle bassezze gratuite.
A questo proposito, ecco una nuova recensione di Marco Paolucci da Kathodik:
"Fiato alle trombe: nasce Puck! Il collettivo The Artist, che ha già gravitato nella “cybersfera” di Kathodik si presenta ai lettori con un corposo progetto nuovo di zecca. Raccoglie alcuni tra i migliori e più interessanti disegnatori italiani e materializza il progetto in un volume, il mitico numero uno che presenta alla vista e alla lettura parecchie squisitezze. A partire dalla doppia copertina di Sergio Ponchione, il collettivo riempie il bel tomo dei disegni di, tra gli altri, Kaz, Hunt Emerson, Bill Griffith, Maurizio Rosenzweig, Massimo Sembrano. Non contento di ciò, possiamo dire per fortuna, si imbarca in un’estenuante ed approfonditissima intervista allo scrittore americano Joe R. Lansdale, scambia quattro chiacchiere con Todd Schorr artista pop surrealist, con l’illustratore e musicista americano Gary Leib, l’editore underground americano e mistico Jay Kinney e il creatore del personaggio “Flaming Carriot” Bob Burden. Dedica inoltre, attraverso 30 disegnatori italiani, un sentito omaggio all’indimenticabile “uomo della linea” Osvaldo Cavandoli, il grande umorista italiano che rivive in una storia creata dalle matite di Leo Ortolani, Gino Gavioli, Bruno Bozzetto, Silver, Giorgio Rebuffi, Nedo Zanotti, Franco Origine, Ivan Manuppelli e altri. Per chiudere in bellezza aggiunge al piacevole e divertente intruglio le favole di Max Capa e gli interventi del Dottor Pira. Morale della favola: Puck! è un volume ben fatto, autoprodotto, da cercare con dedizione e leggere con attenzione. Dove? Chiedete a lagoladipuck@email.it"
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Mettetevi una mano sul cuore e l'altra sul portafogli: "PUCK!" vi aspetta a Lucca!
martedì 27 ottobre 2009
Hurricane versus Rosenzweig!
Si intitola "La Magnifica Ossessione", ed è un albo a fumetti allegato alla nuova uscita editoriale con protagonista Davide Golia: "L'amore Colpevole" , edito da BD.
Rosenzweig mi ha ingaggiato per vestire i panni di Muffa, un giovane fumettaro obeso, disegnatore di robaccia underground e ossessionato dal valore artistico dell’espressione.
"Su quella tavola mi piacerebbe un diavolo che insidia una donna.una bionda, mi immagino.....O un robot....Hai presente la copertina censurata di Appetite for Destruction?Quella lì di Robert Williams....Un’atmosfera di quel tipo....però più cupa....col tuo stile insomma, tipo quello che hai quando racconti quelle atmosfere notturne che sembra che la luce del giorno non sia mai esistita....."
sabato 24 ottobre 2009
Intervista a fumetti a FRANCO TRINCALE!
(realizzata giovedì 15 ottobre 2009)
FRANCO TRINCALE: Andavo a scuola elementare con Pippo Baudo, che suonava l’organo. Il nostro insegnante era un prete, ma bravo. E io cantavo nelle chiese, con Pippo Baudo che mi accompagnava all’organo. Poi andavo a cantare anche dal barbiere, per intrattenere i clienti, perché allora funzionava così. Mio padre era già tesserato comunista, ma le mie prime esperienze canore erano lontane dall’impegno politico. Sì, cantavo Bandiera Rossa, ma non era la stessa cosa.
Fino a quando mi venne la voglia di scrivere qualche canzone sull’emigrazione verso il nord, come quella della moglie siciliana che parte per lavorare a Milano, nonostante il marito geloso, e poi torna in paese: si intitola “L’aria milanisa”…Era una ballata ironica, con molti doppi senso, che divertiva molto la gente.
Ma io inizialmente non pensavo di fare il cantante come mestiere, ma di imparare l’arte del barbiere o andarmene volontario in marina. E per farla breve a 16 anni mi arruolai in marina, e anche lì continuai a cantare. Però iniziavo già a capire la situazione sociale.
Pensa che una volta, a Brindisi, ero di guardia notturna alla nave. Non mi dimenticherò mai questo fatto. Eravamo in due a fare il turno, io e un altro piantone, e sapevo che in città c’era la “Festa dell’Unità”. Allora mi misi d’accordo con l’altra guardia per andarci. E quando vidi la piazza,e il palco con gli artisti che cantavano, mi venne una gran voglia di cantare. Mi ricordo che cantai una cosa come “O’sole mio”, niente di particolare. Arrivò la ronda dell’esercito, che mi scoprì, e mi fece rientrare punendomi con 21 giorni di “prigione di rigore”.
Una delle mie prime ballate impegnate fu “Cantata di lupara”. Come sai, la lupara è il classico fucile siciliano adoperato dalla mafia…ora la lupara ha ceduto il posto al mitra, al tritolo: anche la mafia si adatta all’evoluzione (ride)…
“Cantata di lupara” trattava l’uccisione del sindacalista Salvatore Carnevale, durante l’occupazione delle terre. Era il ’47, il periodo della strage di Portella della Ginestra, durante la lotta dell’occupazione delle terre, quando si uccidevano i sindacalisti per scoraggiarli…
(Franco si mette a cantare, accompagnandosi con l'immancabile chitarra)
La maturazione politica arrivò poco per volta, quando tornai dalla marina e dovetti scegliermi un lavoro. Il mestiere del barbiere non l’avevo imparato bene, e mi trovavo costretto a scegliere tra l’esperienza militare e quella di cantante. Tra la mitraglia e la chitarra, scelsi l’arma più democratica.
Iniziai ad avvicinarmi alle fabbriche, e a suonare per gli operai, come quelli dell’Alfa Romeo, durante le loro pause pranzo all’aperto. E piano piano iniziò a instaurarsi un rapporto con loro, che mi raccontavano le loro esperienze e i loro problemi, molti dei quali li vivevo sulla mia pelle, come la difficoltà nel trovare casa, o l’emigrazione verso il nord. E iniziai a inserire queste tematiche nelle mie canzoni.
Mi vengono in mente la chitarra solista nei due lati del 45 giri de “La Tragedia dei Kennedy”, o la fisarmonica ne “La tragedia di Milena”.
Questa scelta di aggiungere strumenti di accompagnamento rispetto alla tradizionale voce/chitarra era una imposizione delle etichette discografiche, che non volevano un suono troppo scarno, o era la tua volontà artistica dell’epoca?
FRANCO TRINCALE: Quando venni a Milano, oltre a respirare il clima delle lotte operaie, mi avvicinai anche al mondo discografico con il mercato delle canzonette.
E fu proprio in uno dei miei incontri con gli operai che conobbi un cantante ambulante che vendeva le sue registrazioni su 45 giri di vinile. Ed erano dischi marchiati Fonola. Perché devi sapere che c’erano due “Fonola”: la "Phonola", con “ph”, che faceva le radio, e la “Fonola”, con la “f”, che si occupava delle canzonette. Il padrone della Fonola aveva escogitato questo trucco di fare uscire i dischi con le canzoni dei cantanti di San Remo, ma cantate da delle imitazioni dei cantanti originali.
Questo cantante ambulante mi disse che alla Fonola prendevano anche cantanti di strada, e così mi portò e mi fece conoscere al direttore, ed io gli piacqui e mi fece incidere la canzone “Uè, paesano”.
"Uè paisano" era il prototipo della canzone un po’ patetica, populista, che in America riscosse un grande successo grazie a un cantante italoamericano che si chiamava Nicola Paone. In America c’erano già le radio libere, e c’era tutto un sottomercato di canzoni alimentato da queste radio. I miei dischi vendevano bene in questo sottomercato americano, dove ero conosciuto.
Inizialmente non depositavo le mie canzoni, ma mi pagavano subito e finiva lì.
La Fonola aveva capito che potevo rendere bene economicamente, tant’è che quando mi chiamò una casa discografica concorrente della Fonola e mi propose un contratto, ed io parlai di questa questione con il direttore della Fonola stessa, lui pur di tenermi con sè me ne offrì il doppio.
Per la prima volta nella vita potei permettermi di comprare una lavatrice e pagare l’affitto.
Quando diventai più politicizzato, e alla Fonola questo aspetto interessava meno, io proposi questo compromesso: avrei comunque inciso le loro canzoni popolari, che gli avrebbero portato delle entrate economiche, ma a patto di pubblicare i miei dischi con le canzoni politiche.
Il direttore della Fonola chiamava gli orchestrali per arricchire, per rendere più fruibile l’operazione. Per questo che anche i miei primi pezzi politici incisi hanno degli arrangiamenti meno scarni, e ci sono ad esempio le fisarmoniche.
Il proprietario della Fonola era una persona onesta, il classico milanese dal cuore buono, e quando mi propose il rinnovo del contratto io gli controproposi di farmi dare un appartamento che all’epoca costava 7 milioni e 250 lire. Lui avrebbe comprato l’appartamento,e io gliel’avrei pagato nel tempo di 5 anni incidendo le mie canzoni. Per rispettare il patto al più presto soddisfai l’accordo nel giro di soli 3 anni, perché incidevo 5 o 6 canzoni al giorno! (ride). Non tutte erano delle ciambelle col buco, ma molti di quei pezzi vendettero molto in America, e fruttarono parecchio alla Fonola…
Ma fai bene a sottolineare questo aspetto, perché molti vedono la mia scelta politica come qualcosa di opportunistico, come se mi fossi voluto appoggiare al PCI. Col cazzo! È il PCI che si è appoggiato a me (ride), perché io sono andato anche all’estero a fare campagna elettorale per loro. Ho tenuto legami con Enrico Berlinguer, ci siamo scritti e incontrati più volte. Berlinguer era un grand’uomo dal punto di vista dell’onestà, veramente, lui secondo me è morto proprio per fare politica. Se vedessi le fatiche che faceva.
La politica corre sempre. Perché chi anticipa il cambiamento della società sono i cambiamenti del progresso tecnologico, e la società si trasforma generazionalmente. La politica sotto questa ottica non è altro che la frizione di un motore. Se guardi alla nascita del PD e all’attualità dei segretari, c’è sempre una situazione precaria. Non voglio tornare all’antica, ma se un partito è strutturato, e c’ha i suoi iscritti che lo eleggono, alla fine se è un partito che ci sa fare avrà i suoi simpatizzanti.
Ma il PD sembra essere perennemente nella fase di ricostruzione di un partito. Dopo le primarie vedremo davvero se l’accordo tra i tre candidati porterà a un programma unico, che dovrebbe essere di opposizione.
PUCK: Come vedi il movimento di Grillo?
PUCK: Ti eri reso conto che il partito andava al di là degli interessi degli operai, e del suo potenziale elettorato…
FRANCO TRINCALE: Il problema era questo: se tu sei un militante devi rispettare lo statuto del partito. Ma un militante che è anche un artista, che sia un artista visivo o musicale o di poesia, e che porta consensi e che aiuta la lotta, va bene solo finchè è in linea con la politica del partito stesso.
Quando cominciai a partecipare alle lotte di movimento popolare, che nascevano spontanee e non erano più inquadrate in un discorso di sindacato o di partito, allora iniziarono i problemi.
Cominciò a crearsi un movimento autonomo, di operai e studenti, e non potevo non rendermi partecipe. E questo non per una mia semplice esigenza etica, ma proprio perché era la mia stessa coscienza a impormi questa mia partecipazione. Mi ribolliva il sangue.
C’era quindi questo movimento per il diritto alla casa, e le case vennero occupate. E io supportai la lotta, cantando giorno e notte per gli occupanti.
Fino a quando venne autorizzato l’intervento della polizia, che caricò gli occupanti e, fatto gravissimo, un bambino (Massimiliano Ferretti, ndr) morì negli scontri.
Io scrissi per l’occasione questa ballata, te l’accenno:
“O compagno, lo sai che oggi
In Via Tibaldi, la polizia
Padri e bimbi ha cacciato via
Dalle case popolari
Quelle case che il comune
Costruisce ma non da
Alla gente proletaria
Che quelle case han fabbricà"
Io vivevo la lotta, non solo cantando, ma la vivevo incarnata. All’indomani della carica della polizia, e di questi fatti gravi, si tenne un'assemblea al Politecnico. Era una assemblea organizzata dal movimento, e non era vista bene dai partiti. Per questo che scrissi una lettera a Berlinguer, dicendogli che un partito come il PCI non poteva non accogliere e condividere la lotta per il diritto alla casa.
La prima cosa che fece il funzionario Zanchi del PCI fu quella di mettermi in cattiva luce con Berlinguer.
Poi, quando intervenni all’assemblea, mi dichiarai fuori dal partito. Perché non potevo accettare di essere tesserato a un partito che non condivideva queste lotte. Non mi sentivo più rappresentato da nessun partito, se non dalla gente che lottava. Sai che cosa è successo? Mentre Il Manifesto pubblicò la notizia com’era, cioè che consegnai la tessera, L’Unità scrisse che la tessera invece la stracciai. È stata data una notizia fuorviante, per mettermi in cattiva luce.
Quindi faccio un appello pubblico: se qualcuno per caso l’ha conservata, questa tessera, che la tiri fuori!
Sulla mia coscienza posso giurarti (anche se io non amo fare i giuramenti, li fa anche Berlusconi, quindi sai che cosa cazzo vuoi che contano) che non stracciai nessuna tessera. Hanno cercato di dare al mio atto un significato diverso, perché nella realtà avevo rispetto del partito ma non mi sentivo più rappresentato.
Io ho sempre cantato dei disoccupati, delle lotte nelle fabbriche, della cariche della polizia. Sono quelli del partito che hanno trovato nelle mie canzoni una linea comune con i loro valori. Ma io ho sempre proseguito per la mia strada, e poi a un certo punto la mia linea non gli è più andata bene.
FRANCO TRINCALE: Busacca, che oggi non c’è più, era l’originalità del cantastorie epocale che i tempi richiedevano. Lui era molto più anziano di me e diciamo che, se si può parlare di “scuola di cantastorie”, io ho iniziato una nuovo approccio più al passo coi tempi, che non erano più quelli di Busacca. Busacca, pur essendo molto bravo, era diventato più inattivo, e la colpa di questo ce l’ha in parte Dario Fo, perché con la sua proposta di collaborazione nei teatri (lo spettaccolo "Ci ragiono e canto", ndr) gli ha fatto lasciare la piazza in un momento in cui lui poteva ancora restarci, dato che la piazza accettava ancora generazionalmente il ruolo di cantastorie che lui era.
Busacca arrivava nella piazza e riusciva a tenere centinaia e centinaia di persone, ed era quella generazione del cambiamento tecnologico di cui ti parlavo prima. Eravamo al massimo all’invenzione del disco in vinile, e Busacca fu uno dei primi a vendere in piazza i dischi in vinile, quelli della storia del bandito Giuliano, scritti dal grande poeta Ignazio Butitta.
Ma come fai a Milano, a intrattenere la gente raccontando delle storie così lunghe?Poi, a sua volta, questa è stata la mia polemica tra la mia figura di cantastorie e quella dei cantautori che spesso si definiscono cantastorie. Perché io il ruolo di cantastorie vero lo riconosco solo a Fabrizio De Andrè.
Poi, tra l’altro, il cantastorie non è solo l’approccio artistico, ma un mestiere vero e proprio, con le sue sofferenze nella strada. Non come un altro mio amico, bravissimo, che si chiama Mauro Geraci che fa per professione il professore universitario ed è anche cantastorie. Non soffre come un cantastorie di strada che deve acchiappare il pubblico, magari costringendosi a cantare “O’ sole mio”.
Io i cantautori li chiamo cantastorie laureati. E mi fanno male, quando si definiscono cantastorie.
Attraverso le mie lotte ho ottenuto dei posti di strada dedicati appositamente per i cantastorie a Milano. Vent’anni fa non esisteva la voce “cantastorie” neanche nel ministero dello spettacolo: nel permesso 121 di pubblica sicurezza c’era la voce “cantante ambulante”, non “cantastorie”.
Ed io mi rodevo, per questo.
Io credo che in questi casi, quando tocco il dialetto, ci può essere un tocco di poesia nelle mie canzoni. Perché non sempre le mie ballate sono poesia, ma lo diventano quando riesco ad entrare nel profondo dell’animo di quello che sento. Molte mie canzoni invece sono più cronachistiche, cioè cronaca cantata, come se le avessi scritte senza estrarre i fatti dal profondo.
La persona che mi organizzava gli spettacoli alle feste dell’Unità, che gestiva anche il gruppo dei Camaleonti, propose a Radaelli questa condizione: se tu vuoi i Camaleonti Cantagiro, nel girone folk ci devi mettere Trincale. Lui disse di sì, ma poi si rimangiò la parola. E quindi decidemmo di fargliela pagare.
Stampammo dei volantini, denunciando il fatto che lui prendeva solo gli artisti che avrebbero pagato per esibirsi, ed era un fatto vero perchè se avessi pagato mi avrebbe preso. Tutte queste cose erano scritte nel volantino.
L’organizzatore delle feste dell’Unità mi ha mandato i biglietti di invito per l’anteprima del Festival di Sanremo all’Ariston. Io ci sono andato, mi sono messo in galleria, ho chiamato i giornalisti dell’ANSA e li ho avvisati di una mia operazione di contestazione. Quando è arrivato Radaelli, ho lanciato i volantini in diretta, e fatto un bel casino.
FRANCO TRINCALE: Ho solo una ballata in cantiere, non un vero e proprio progetto. Io mi sono ritirato. Sono pensionato, e non voglio fare l’ipocrita. Quando mi è stata riconosciuta la Legge Bacchelli, per la prima volta storicamente data a un cantastorie artista di strada, con la specificità per avere coniugato l’arte nobile del cantastorie con le lotte dei movimenti sociali, mi sono ritirato.
Nella realtà è uno stato di bisogno che ho prospettato con una lettera, una richiesta all’allora Presidente Ciampi. Gli ho scritto questa lettera con il cuore in mano, perché la mia pensione e quella di mia moglie non mi garantivano un futuro.
Le istituzioni mi hanno proposto per la legge Bacchelli e fortunatamente, prima che cadesse il governo Prodi, me l’hanno approvata.
Oggi come oggi ho acquisito la mia serenità. Mi concedo giusto la “Fiera degli Oh, bei, Oh, bei”, dove mi esibisco ancora come per dire ai milanesi che il loro cantastorie è ancora lì con loro.
Poi ogni tanto faccio qualche serata. A breve terrò un concerto per delle giornate anti-mafia.
Voglio farti sentire questa ballata che ho ripreso, apposta per l’occasione.
La mafia c’ha potere e capitali
La mafia è un’industria attiva
Che storce i soldi e li sa riciclar
…la mafia è tutta gente di rispetto
La mafia non è più ‘a coppola storta
La mafia cammina in doppio petto
La mafia c’ha le chiavi di ogni porta
La mafia è qua e là, cari signori
Sta nel silenzio in cambio dei favori
La mafia non perde mai la corsa
La mafia è quotata pure in borsa
La mafia c’ha delle intelligenze
La mafia si compra le coscienze
La mafia è incarnata nello stato
Dove l’onesto viene assassinato
La mafia sta dentro gli apparati
Coi loro insospettabili piazzati
La mafia è pure in quel palazzo là
Dove c’è scritto giustizia ci sta!
Ma questo non era il primo caso di censura. Guardando il tuo archivio storico si leggono articoli che parlano di continui scontri con le forze dell’ordine: il caso eclatante fu quando le forze di polizia interruppero il tuo concerto del 1970 ...
FRANCO TRINCALE: Era il Festival Pop Folk di Palermo. Di italiani c’eravamo io, Rosa Balistreri e, stranamente, Little Tony.
PUCK: Oggi è difficile pensare a una reazione di quella portata: il pubblico è meno partecipe, e gli artisti sembrano meno incazzati rispetto a un tempo…
giovedì 22 ottobre 2009
PUCK intervista FRANCO TRINCALE!
Una corposa intervista TUTTA A FUMETTI, per ripercorrere la carriera artistica di una delle voci più importanti del dopoguerra.
Fate largo alle vostre coscienze disorientate! I vostri rivoluzionari di fiducia vi aspettano sul quotidiano Liberazione, tra le pagine del numero 218 di FRIGIDAIRE - nuova edizione popolare d'elite.
A prestissimo, companeros!
domenica 11 ottobre 2009
Roger Corman testimonial di PUCK!
Cazzo! Roger Corman! Una delle mie principali fonti di ispirazione: gran parte del mio immaginario macabro lo devo proprio alle sue pellicole visionarie. Sinceri film di paura e pura ossessione, fatti con poco budget e grandi attori. Altro che le stronzate di horror patinati che ci rifilano oggi al cinema.
venerdì 9 ottobre 2009
Giù le mani da Frigolandia!
Nel frattempo, ricevo dall'amico Vincenzo Sparagna questo importante annuncio all'umanità intera.
E lo diffondo, con tutta la solidarietà mia e del Nano.
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Per ora non abbiamo risposte certe. In una riunione alla presenza dei rispettivi avvocati svoltasi ieri 5 ottobre, sindaco e assessori presenti hanno balbettato strane scuse, come il “non gradimento” della popolazione di Giano, dimostrata secondo loro dalla vecchia raccolta di firme di protesta orchestrata da Forza Italia e AN dopo la conferenza stampa di Oreste Scalzone nel febbraio 2007 (conferenza perfettamente legittima alla quale fu presente anche il sindaco che era stato avvertito alcuni giorni prima…), insomma pseudogiustificazioni per una decisione che è lecito sospettare sia originata da progetti speculativi inconfessabili. Oltretutto la stessa idea che l’arte e il pensiero debbano adeguarsi agli umori popolari (per giunta di un paese di soli 3000 abitanti) è aberrante. Forse che in Germania all’epoca di Hitler bisognava diventare antisemiti, perché tale era il sentimento della maggioranza della popolazione? E’ possibile per un “democratico” sostenere che a Frigolandia (la terra di Frigidaire) non si abbia il diritto di coltivare opinioni controcorrente? Dove andremo a finire se anche il PD chiede a tutti di diventare degli infami “minzolini”?
Comunque in attesa di capire cosa si nasconde dietro questo attacco “democratico” all’arte e all’informazione libera è ormai urgentissimo pagare gli affitti scaduti per chiudere almeno il risibile e sleale “casus belli” di questo sfratto a sorpresa.
Pertanto facciamo appello a tutti i veri democratici, amiche e amici, compagne e compagni, concittadine e concittadini immaginari, gianesi, umbri, italiani, europei ed extracomunitari, perché si mobilitino a sostegno di Frigolandia. Si tratta di difendere non solo la libertà della cultura, ma anche un pezzo della verde Umbria minacciata dall’orrore di possibili speculazioni cementizie.
Se siete d’accordo fate sentire la vostra voce inviando messaggi in difesa di Frigolandia al sindaco di Giano dell’Umbria (paolomorbidoni@tin.it), ma – soprattutto – inviate subito denaro a noi per pagare gli arretrati e sostenere le pesanti spese di questo atto di arroganza di un potere locale cieco almeno quanto quello nazionale. Sono preziosi anche contributi minimi, ma chi vuole può cogliere questa occasione per rinnovare in anticipo per il 2010 o sottoscrivere per la prima volta il Passaporto di Frigolandia (100 euro), che dà, tra le varie cose, diritto a un soggiorno gratuito di sette giorni in questo luogo bellissimo che vi chiediamo di difendere insieme a noi.
Potete versare il denaro in due modi:
-sul c/c postale n.71802482, intestato ad Associazione Repubblica di Frigolandia, Località La Colonia, 06030 Giano dell’Umbria (PG)
-con un bonifico sul conto bancario della Frigolandia s.r.l., società titolare della convenzione con il Comune. Codice IBAN: IT 18 P063 1538 3400 0000 0080451 "
lunedì 5 ottobre 2009
Franco Trincale testimonial di PUCK!
Il grande Franco Trincale, Cantastorie, artista di strada e per decenni sincera Voce di Protesta delle lotte operaie e studentesche, testimonial d'onore per "PUCK!", la rivista delle bassezze gratuite.
Sono molto legato a Franco. La nostra amicizia e collaborazione è attiva dal lontano 2001, quando lo intervistai per il numero 2 di The Artist. Da quel momento Trincale accettò di curare, periodicamente, su tutti i numeri della rivista, una rubrica fissa intitolata "L'Angolo del Cantastorie". Qui sono raccontate le sue impressioni sul mondo politico e sulla sua arte di strada.
Ci tengo moltissimo a questa collaborazione, senza la quale la mia rivista non sarebbe la stessa. Tant'è che nel travagliato passaggio da "The Artist" a "Puck!" quella di Franco è stata una delle prime firme che ho chiamato per animare la nostra neonata pubblicazione.
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E visto che il momento è propizio, annuncio una NOTIZIA BOMBA:
Hurricane Ivan, Puck il Nano e Franco Trincale approdano su Frigidaire!
Già. Sul prossimo numero di Frigidaire, il 218, in vendita il giorno sabato 24 ottobre con il quotidiano Liberazione, sarà pubblicata una esclusiva INTERVISTA A FUMETTI a FRANCO TRINCALE.
E lancio per l'occasione una iniziativa: avete delle domande da rivolgere a Franco Trincale? Curiosità sul suo percorso artistico e politico? Scrivete a: lagoladipuck@email.it . Le più interessanti verranno prese in considerazione da Puck il Nano e diventeranno parte integrante del fumetto.
Fatevi sotto, precari!