Domani, 26 maggio, a Milano, il sottoscritto e la rivista The Artist saranno presenti all'evento Stecc'o'mics, organizzato dal caparbio Igor Zovianoff.
All'evento parteciperanno anche Ermanuele Fossati (l'autore di Dirty Bastard), Akab, la fanzine Ciurma e altre autoproduzioni.
Per l'occasione promuoverò lo speciale "Tutto quello che avreste voluto sapere su The Artist e non avete mai osato chiedere" e presenterò in anteprima la mia nuova storia: "Il Provino!". Saranno poi esposti alcuni miei lavori, assieme alle tavole dei già citati Akab, Ema ed Igor.
La sede del centro è in VICOLO de CASTILLIA - metropolitana GIOIA (linea VERDE).
Mi dicono che non c'è numero civico essendo una struttura temporanea in attesa di quella definitiva.
Inizia tutto a partire dalle 12 fino a sera inoltrata.
2 commenti:
Ciao HurricaneIvan. Ho trovato su una rivista di Chianciano terme un'intervista a Juan Pilar Calatrava per i quarant'anni del suo giornale, il celebre "Olè ye ye". Siccome cita anche the Artist ho pensato di mandartela.
Ciao.
Direttore Calatrava, siamo giunti quest’anno al quarantesimo anniversario di “Ole ye ye”. Cosa ricorda del periodo della fondazione?
Beh senza dubbio ho tantissimi bei ricordi. Io, Mescalinos, Trabino e Resejero avevamo affittato un miniappartamento alle porte di madrid. Era la fine degli anni ’60 e non tutti avevano la corrente in casa. Noi fortunatamente l’avevamo, anche se andava e veniva. In compenso il bagno era fuori, e non vi dico i turni al mattino…Tutto questo per dire che, nonostante le condizioni difficili in cui ci trovavamo, nonostante i rapporti con la censura non fossero proprio idilliaci, quello che per noi contava era poter esprimere appieno quello che volevamo comunicare, ovvero tentare di togliere alla nostra società buonista quel velo di ipocrisia che le impediva di crescere. L’unico mezzo per farlo era il fumetto
Chi furono i vostri modelli?
Beh prima di tutto gli americani, John Party, Elrod McIntyre, Sam Fergieson, Mark Mcguire, senza contare il fumetto psichedelico di Frank O’Lovely che ognuno nel quartiere riconosceva come il top dei top. Non mancavano però anche influenze europee come il tedesco Gottfried Zeeland o l’italiano Gianpiero Fagnoni che con quel pantone ipermimetico colorava di freschezza e aggressività allo stesso tempo tutti i suoi lavori. In pochi lo sanno ma Fagnoni e Zeeland vinsero il premio Skorlund come miglior opera fumettistica per un progetto comune intitolato “Jim Dolores nella savana boreale”. Sarà stato il 1973/74; Zeeland si occupò dei disegni e Fagnoni dei testi. Era previsto un altro albo a ruoli invertiti ma la prematura scomparsa del “lupo di Lubecca” fece naufragare il tutto.
Ha mai incontrato uno di questi artisti? Se sì cosa ci può raccontare di quelle esperienze?
Ho conosciuto Zeeland alla fiera del fumetto di Reims nel 1970. Era la prima volta che riuscivamo a portare “Ole ye ye” al di fuori della Spagna e mi ricordo che si avvicino al nostro stand perplesso dalla vivacità dei colori in copertina che poi era il famoso rinoceronte policromo con tre tette e otto gambe. Dopo qualche secondo mi disse “Ragazzo, per ora fai cagare, ma se sviluppi tutta quella merda cerebrale che intuisco forse ti dovrò spezzare gli arnesi da disegno”. A suo modo mi fece un gran complimento…Con Sam Fergieson ho collaborato per la sua rivista “Cordell Moriarty Fashion”. Realizzai due storie, una di un uccello del paradiso che scopre l’Occidente e si fa le canne, l’altra di un becchino ungherese che sogna di fare il ballerino. Fu una bella esperienze e mi portò anche fondi per il giornale
E’ vero che artisti del calibro di John Goodman, Rock Hudson e Sean Connery sono lettori di “Ole ye ye”?
Così mi hanno detto ma non ho mai avuto modo di conoscerli di persona e di verificare
Quale fu secondo lei il punto più alto di “Ole ye ye”?
Ma sicuramente le 3milioni di copie vendute del numero speciale sul caso Farellis.
Esistono eredi o continuatori che in qualche modo collocherebbe nel solco tracciato dalla sua rivista?
Mah, ne indicherei due, una belga e una italiana. In Belgio è nata da un paio d’anni “Les fleurs des Baudeleriennes acchecèt” una rivista visionaria che si diverte a dissacrare personaggi storici quali Zapata, Notkero Balbulo o Caio Gracco in maniera del tutto originale. Memorabile il numero 3 del giornale con in copertina un’immagine di Gandhi che abbraccia Bob Dylan e il Dalai Lama. Quanto all’Italia sicuramente è degno di nota il successo di “The Artist” diretto da Ivan Manuppelli. Ho avuto occasione di vedere alcuni numeri ed è sorprendente vedere i pesanti nomi che è riuscito a mettere insieme, da Mike Diana a Bruno Bozzetto, da Cavandoli a Bacilieri. Ma quello che mi ha colpito di più di tutti è un giovane, si chiama Emanuele Fossati e il suo Burt Simpson in miniatura, chiamato Dirty Bastard, e senz’altro uno dei cinque più bei fumetti di tutti i tempi.
A quarant’anni dalla fondazione di “Ole ye ye” quali sono i suoi prossimi obiettivi?
Arrivare ai cinquanta
Grazie maestro
A voi
Grazie, Goffredo.
Le parole di Juan Pilar mi ricordano molto quelle dello scomparso Saramago Tormeyors quando parlò della sua proficua attività editoriale nell'ormai celebre intervista pubblicata sulla rivista "Eco de Pampeyros", edita da Castemblanc Paramagos nel 1933.
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