Ebbi la fortuna di conoscere Filippo soltanto quattro anni fa, in occasione di uno dei suoi tanti allucinati comizi notturni nelle strade di Brera.
Filippo era pura provocazione. Un grandissimo performer di strada, uno dei pochissimi al mondo in grado di prendere il difficile pubblico borghese della Milano perbene e darlo in pasto al proprio carisma. L’artista più imprevedibile e coerente che io abbia mai conosciuto, nonché una delle mie principali fonti di ispirazione.
Rimasi folgorato da quella straordinaria macchina di visioni apocalittiche che animava il suo cervello: non avevo mai visto qualcosa di simile, e dubito che qualcun altro sarà in grado di eguagliare quello stesso inestimabile vulcano creativo .
L’opera di Auti è crudele, dissacrante, mai una volta che si sia presa sul serio. È l’eterno ghigno del giullare che si prende gioco della peste che ammorba il paese.
Dietro quella maschera, dietro quei colori, e dietro tutte quelle trovate provocatorie c’è una società fatta a pezzi dai poteri forti, dalle dittature, dalla miseria e dall’alienazione. C’è un lucidissimo scenario di guerra che fa venire i brividi, una profonda valle di lacrime, colore e sangue: la nostra vita. E Filippo ci ha insegnato a viverla con gli occhi strafottenti della provocazione, in un limbo allucinante in cui tutto è il contrario di tutto. Con la modica cifra di cinquanta centesimi a quadro, il signor Filippo Auti, pittore autodidatta e artista immolato alla causa, ci ha dato importantissime lezioni di libertà individuale: mai piegarsi al potere, non c’è piacere più sublime di prendere per il culo la morale dominante.
Le armi che usava erano le stesse del nemico: Filippo Auti rubava le immagini massificate, le icone popolari e politiche per farle recitare nel proprio personale teatro della disperazione.
Filippo era straordinariamente libero da ogni forma di potere: libero dalle gallerie, dalla retorica dei partiti (ma senza mai essere qualunquista) e libero dalle medicine. Ogni forma di sudditanza veniva immediatamente distrutta dalla sua coerenza sanguigna: Auti vendeva le sue opere da sé, direttamente al popolo e accompagnate dalla sua indimenticabile voce di protesta. Non erano previsti intermediari tra il suo inestimabile flusso creativo e il pubblico.
Ma purtroppo la nostra società non è strutturata per accogliere un genio di questa portata. Se un prodotto non lo puoi classificare allora devi tagliarlo fuori dal giro. La Coerenza ha un caro prezzo da pagare, e lui lo sapeva bene.
Filippo Auti ha fatto la sua ultima grande performance la notte scorsa. Se ne è andato via in silenzio, nel sonno, come voleva lui. Poi ha preso un taxi e con quello ha raggiunto l’Olimpo degli artisti, assieme ai suoi tanto amati Otto Dix e Gericault.
Adesso tocca all’Aldilà aprire la propria coscienza . Filippo Auti venderà le sue opere alle Porte del Paradiso, se la riderà, e ammonirà le anime entranti: “Dio non esiste!”
Addio, caro Filippo.
p.s. ho raccolto del materiale di Filippo e l'ho messo online. Qui l'indirizzo: http://votafrankenstein.blogspot.com/