lunedì 31 dicembre 2007

L’ultima performance di Filippo Auti.

E così l’Angelo della Morte, nostro malgrado, si portò via anche Filippo Auti, maestro di visioni e amico fuori dal comune. Collaboratore storico di The Artist, curava per noi la rubrica “Cronache della Terza Guerra Mondiale”.

Ebbi la fortuna di conoscere Filippo soltanto quattro anni fa, in occasione di uno dei suoi tanti allucinati comizi notturni nelle strade di Brera.
Filippo era pura provocazione. Un grandissimo performer di strada, uno dei pochissimi al mondo in grado di prendere il difficile pubblico borghese della Milano perbene e darlo in pasto al proprio carisma. L’artista più imprevedibile e coerente che io abbia mai conosciuto, nonché una delle mie principali fonti di ispirazione.
Rimasi folgorato da quella straordinaria macchina di visioni apocalittiche che animava il suo cervello: non avevo mai visto qualcosa di simile, e dubito che qualcun altro sarà in grado di eguagliare quello stesso inestimabile vulcano creativo .
L’opera di Auti è crudele, dissacrante, mai una volta che si sia presa sul serio. È l’eterno ghigno del giullare che si prende gioco della peste che ammorba il paese.
Dietro quella maschera, dietro quei colori, e dietro tutte quelle trovate provocatorie c’è una società fatta a pezzi dai poteri forti, dalle dittature, dalla miseria e dall’alienazione. C’è un lucidissimo scenario di guerra che fa venire i brividi, una profonda valle di lacrime, colore e sangue: la nostra vita. E Filippo ci ha insegnato a viverla con gli occhi strafottenti della provocazione, in un limbo allucinante in cui tutto è il contrario di tutto. Con la modica cifra di cinquanta centesimi a quadro, il signor Filippo Auti, pittore autodidatta e artista immolato alla causa, ci ha dato importantissime lezioni di libertà individuale: mai piegarsi al potere, non c’è piacere più sublime di prendere per il culo la morale dominante.
Le armi che usava erano le stesse del nemico: Filippo Auti rubava le immagini massificate, le icone popolari e politiche per farle recitare nel proprio personale teatro della disperazione.
Filippo era straordinariamente libero da ogni forma di potere: libero dalle gallerie, dalla retorica dei partiti (ma senza mai essere qualunquista) e libero dalle medicine. Ogni forma di sudditanza veniva immediatamente distrutta dalla sua coerenza sanguigna: Auti vendeva le sue opere da sé, direttamente al popolo e accompagnate dalla sua indimenticabile voce di protesta. Non erano previsti intermediari tra il suo inestimabile flusso creativo e il pubblico.
Ma purtroppo la nostra società non è strutturata per accogliere un genio di questa portata. Se un prodotto non lo puoi classificare allora devi tagliarlo fuori dal giro. La Coerenza ha un caro prezzo da pagare, e lui lo sapeva bene.

Filippo Auti ha fatto la sua ultima grande performance la notte scorsa. Se ne è andato via in silenzio, nel sonno, come voleva lui. Poi ha preso un taxi e con quello ha raggiunto l’Olimpo degli artisti, assieme ai suoi tanto amati Otto Dix e Gericault.
Adesso tocca all’Aldilà aprire la propria coscienza . Filippo Auti venderà le sue opere alle Porte del Paradiso, se la riderà, e ammonirà le anime entranti: “Dio non esiste!”

Addio, caro Filippo.
p.s. ho raccolto del materiale di Filippo e l'ho messo online. Qui l'indirizzo: http://votafrankenstein.blogspot.com/

sabato 29 dicembre 2007

COMPARSE!

Quelle qui sopra sono solo alcune delle mille comparse presenti nella sigla della mia nuova serie a cartoni animati.
Il quartetto in questione, infatti, ha accettato di mostrarsi al pubblico richiedendo un briciolo della mia energia psichica come paga minima sindacale.

In settimana, se riesco, pubblicherò un racconto per la venuta dell'anno nuovo.

Sono giorni frenetici, questi: faccio tardi la notte, ho mille faccende da sistemare e non riesco a mantenermi fedele agli appuntamenti (e Claudio Calia di Resistenze ne sa qualcosa, purtroppo!). E come se non bastasse l'intera città è soffocata dalla nebbia: con questo fottuto freddo polare anche lo Yeti è andato a comprarsi il riscaldamento climatizzato.

A presto, mie care stalattiti.

mercoledì 12 dicembre 2007

TRINCALE!!!

Chiedo scusa per il ritardo.
In questi giorni è stato un delirio, e così non ho aggiornato il blog per parecchio. Ma saprò farmi perdonare, promesso.
Quello che vedete qui è una mia versione di Franco Trincale, che per me è un amico nonchè l'artista più coerente che io abbia mai conosciuto.
Le ballate di Franco sono sempre attuali, quasi profetiche.
E sempre dalla parte del Popolo, senza intermediari o divismi.

Per capire il personaggio ci pensa il giornalista Fulvio Abbate : "E' il 1971: e ci troviamo a Palermo durante la festa meridionale dell'Unità. Ed eccolo, Trincale, sta in piedi sotto il palco del comizio, vestito come un autentico blouson noir, o piuttosto un operaio che sta per tornarsene definitivamente in paradiso. A un certo punto, un ragazzino gli chiede un autografo. Trincale lo squadra e sbotta.: “Ma a che ti serve l'autografo?”. Non c'è cattiveria, né falsa modestia nella sua reazione, Trincale sta semplicemente spiegando al ragazzetto che il tempo dei divi stronzi che se la tirano è per sempre morto grazie alla nascita di un nuovo tipo d'artista: tipo lui, insomma."

Franco collabora con me e con The Artist da parecchio. Già dal numero 2, infatti, teneva la sua rubrica fissa "L'Angolo del Cantastorie", che ora si sposta di pari peso sulla nascente rivista "Puck!".
Assieme abbiamo realizzato una canzone (Crimen) e nel cantiere c'è la collaborazione per un pezzo nuovo che però fatica a venire alla luce. Questo pezzo, se tutto va bene, dovrebbe finire nell'album che da anni io e gli Hamelin abbiamo in cantiere: "Processate le visioni".

Che altro aggiungere? Se l'America ha avuto i suoi Woody Guthrie e Pete Seeger, noi abbiamo risposto con Franco Trincale e le sue sincere ballate di strada e sovversione.
E direi che siamo perlomeno pari.

p.s. a breve nuovi aggiornamenti sulla venuta di Puck il Nano nella landa sperduta dell'editoria indipendente. Tenete le orecchie pronte.