venerdì 25 dicembre 2009
Cartoline Natalizie: NUMERO 6
Sei cartoline natalizie. Una al giorno, fino al 25 dicembre.
giovedì 24 dicembre 2009
Cartoline Natalizie: NUMERO 5
mercoledì 23 dicembre 2009
Cartoline Natalizie: NUMERO 4
martedì 22 dicembre 2009
Cartoline Natalizie: NUMERO 3
lunedì 21 dicembre 2009
Cartoline Natalizie: NUMERO 2
domenica 20 dicembre 2009
Cartoline Natalizie: NUMERO 1
sabato 19 dicembre 2009
Le Cartoline Natalizie di Frigidaire!
Una al giorno, fino a Natale.
venerdì 18 dicembre 2009
Cronache per Tubi Catodici: PUNTATA 10
Cronache per Tubi Catodici: PUNTATA 9
giovedì 17 dicembre 2009
Cronache per Tubi Catodici: PUNTATA 8
mercoledì 16 dicembre 2009
Cronache per Tubi Catodici: PUNTATA 7
martedì 15 dicembre 2009
Cronache per Tubi Catodici: PUNTATA 6
lunedì 14 dicembre 2009
Cronache per Tubi Catodici: PUNTATA 5
domenica 13 dicembre 2009
Cronache per Tubi Catodici: PUNTATA 4
sabato 12 dicembre 2009
Cronache per Tubi Catodici: PUNTATA 3
venerdì 11 dicembre 2009
Cronache per Tubi Catodici: PUNTATA 2
giovedì 10 dicembre 2009
Cronache per Tubi Catodici: PUNTATA 1
mercoledì 9 dicembre 2009
Cronache per Tubi Catodici!
giovedì 3 dicembre 2009
HAMELIN Live @ Metissage!
Quartiere IsolaMilano
mercoledì 25 novembre 2009
Hamelin LIVE!
Si tratta di due pezzi caciaroni, devoti alle lezioni di Jerry Lee Lewis e della Chess Records.
Il sottoscritto ci suona il basso, scrive le parole e cura tutta la grafica. Alla voce c'è Francesca Tuzzi, Om Sharan Salafia alle chitarre elettriche e ai cori , Guido Scarpa al pianoforte e al wurlitzer e Alberto Luongo alla batteria e alle urla da mercato rionale.
Entrambe le canzoni sono contenute in un unico CD, alla modica cifra di 3€.
Chi volesse acquistarne una copia, garantendo così un sussidio minimo alle nostre personalità dissociate, contatti pure l'indirizzo: hamelinband@gmail.com
Aprono il concerto: Propano, Stay Tuned, Monitor Plastico.
lunedì 16 novembre 2009
Aztrokitifk & Mario si danno al Crimine!
Dopo aver preso calci nel culo da ogni network televisivo, corrotto la giuria ai Nastri d'Argento, aver fatto da tappetino a registi senza scrupoli, ed essersi vaccinati per la H1N1, i nostri eroi si sono ufficialmente arresi all'evidenza più bieca e si sono fatti portavoce della condivisione globale.
Ed è proprio grazie al loro disastroso fallimento commerciale che, DA OGGI sugli schermi di "Processate le Visioni", è stato messo in onda anche il secondo e ultimo episodio pilota della serie.
Si intitola "Aztrokitifk & Mario si danno al Crimine!" ed è l'ultimo fallimentare tentativo della coppia per sbarcare il lunario nel tubo catodico. Spese pantagrueliche, riprese pirotecniche, chirurgia plastica per le deformazioni congenite di Aztrokitifk, persino una segretaria: il risultato fu un flop commerciale di doppia portata. Terminate le riprese, lo staff di lavorazione si prese a schiaffi e tutto venne lasciato in pasto agli spot pubblicitari.
In quanto alla coppia, Aztrokitifk tornò a suonare l'ukulele alla clinica di disintossicazione di Santa Monica mentre Mario, finalmente, riprese a rapinare banche con la sua vecchia banda di morti in piedi
CREDITS
Personaggi inventati da Ivan Manuppelli.
Regia: Ivan Manuppelli e Gianluca Lo Presti.
Soggetto e Sceneggiatura: Ivan Manuppelli.
Animazioni: Gianluca Lo Presti, Federico Della Putta, Davide Scali, Marco Falatti.
Pupazzi: Marco Falatti e Gianluca Lo Presti.
Scenografie: Ettore Tripodi, Giulio Masotti (con l'aiuto di Lorenzo Nunzella e Alessandro Ferrari)
Post-Produzione: Adriano Macchitella, Gianluca Lo Presti
Management: Erica Brunetti
Musiche: Davide "Frank" Incorvaia, eseguite dai MILANOANS (dixieland jazz band)
Voci: Ettore Colombo (Aztrokitifk) , Alberto Luongo (Mario, speaker)
La sigla "Aztrokitifk & Mario Suite" è stata composta da Omsharan Salafia, con il contributo di Angelo Astore; eseguita dai MILANOANS feat. Omsharan Salafia alla chitarra, Davide Incorvaia all'organo e Gak Sato al theremin.
Produzione: Mamma Fotogramma.
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sabato 14 novembre 2009
Giù le mani da Frigolandia! PARTE 2
giovedì 5 novembre 2009
Reportage da Lucca Comics 2009
Reportage approssimativo di Lucca Comics.
Emmeno vu' imparate a fa quarcosa, bucaioli!
In sintesi: viaggio con Emanuele Fossati, Marco Falatti e Puck il Nano incastrato tra i sedili posteriori. Ci si perde nella notte di venerdì, tra una nebbia transilvanica e un fiume di madonne piovute dal cielo. Ci si va a incastrare in una sperduta via a ridosso del mare, e non c'è anima viva che passi manco a pagarla con l'anima. "Via Buozzi", questo il nome della nostra tanto agoniata e irraggiungibile Mecca, sembra essere improvvisamente scomparsa da ogni buco di culo di cartina geografica. Alla fine la troviamo, ma è tardissimo.
In camera, come da copione, ci aspetta una certa Jessica, che è la ragazza che lavora all'albergo. Jessica, a dispetto del suo bellissimo nome da pornosoft, si rivela non essere quella bomba del sesso su cui abbiamo piacevolmente fantasticato per tutto il viaggio. Ci sistema in un bungalow che pare una cella frigorifera ed è subito blackout.
Lucca Comics la vediamo il giorno dopo. Le strade sono piene di Batman, spose cadavere, Jack Sparrow. Mi faccio strada a gomitate, sperando nel provvidenziale intervento di una Bomba H.
Rivedo Sergio Ponchione, parliamo del futuro di "PUCK!", e scopro che è stato premiato nella categoria "miglior fumetto seriale". Sono contento, e non mi meraviglierei se un giorno un produttore cinematografico prendesse in mano la sua Grotesque e ne facesse una nuova "Guerre Stellari". Propongo a Ponchione una sbronza per il lieto evento (perchè queste cose ti segnano, come avere fatto la guerra in Vietnam), ma lui deve partire. In compenso la sbronza arriva lo stesso, e precisamente all'arrivo una nuova femmina fatale, e tutto va in caciara come da copione.
Intanto le vendite di sabato riescono a fare impallidire il crack finanziario della Parmalat: tre copie vendute in tutta la giornata. Ci si perde nel traffico di Lucca e si cena da un fan di Frank Zappa.
Si cambia giorno e si cambia regime. Domenica le vendite vanno alla grande. Mi rendo conto che "PUCK!" è la Romania del fumetto italiano: non avendo una sede fissa diffondiamo il Verbo da venditori ambulanti, con tanto di carrozzina per attirare la pietà dei passanti. Per l'occasione assumiamo uno strillone, il Compagno Silvano Falatti, popolarissimo in Toscana. Silvano - un autentico showman vecchia maniera con la voce di un arrotino - è la chiave del successo: le vendite vanno oltre le aspettative, così che le speranze di un prossimo numero si fanno un po' più vicine. Alla serie di fortunati eventi si aggiungono le innate e straordinarie strategie di marketing di Alex Tirana e di Laca e del suo clan, che per le tasche del Nano si rivelano essere più provvidenziali di una Social Card.
Nelle poche pause rimaste propongo a Simone Lucciola di organizzare per il prossimo "CRACK!" al Forte Prenestino un live con le nostre band: gli Hamelin, i Blood 77, Lucho e tutti i cartoonist in grado di suonare qualcosa. L'idea di organizzare un Festival di San Remo decadente ci attira da tempo. Però, in compenso, tra le tante chiacchere, non riesco ad offrire neanche un caffè a Cristina Spanò, promessa fotoreporter.
Si torna a casa stanchi, nottambuli, con la testa che scoppia e il portafogli un po' più gonfio. Il Nano riscuote l'incasso e tutto riprende a funzionare secondo la norma.
p.s. Dimenticavo, come da consuetudine, la solita carrellata di persone che ogni volta rivedo con piacere: Simone Lucciola, Rocco Lombardi, Lucho Villani, Alex Tirana, Maurizio Rosenzweig, Paolo Bacilieri, Massimo Semerano, Vanessa Belardo, Cristina Spanò, la ragazza della mostra di Alan Ford, Salvo & la Alastor (che ci hanno ospitato), Ratigher, Maicol&Mirco, Dott. Pira, Malefico!, LRNZ, Tuono Pettinato, Igor Zovianof, Ciro Fanelli, Marco Corona, Giacomo Nanni, Nigraz, Michele Ginevra, Nicola Pesce, quelli di Comic Soon, i Cani, Armin Barducci e lo spettro di Monipodio che sempre aleggia (anche se lui non lo ammetterà mai), Massimo Giacon, Manuel De Carli (anche se non l'ho visto) e ciò che rimane di Self Comics.
venerdì 30 ottobre 2009
PUCK a Lucca Comics!
Ebbene sì, giovani e assatanate fans!
Anche "PUCK!" farà un salto a Lucca Comics, nelle giornate di sabato 31 ottobre e domenica 1 novembre 2009.
Saranno presenti, oltre al sottoscritto: l'autore di Dirty Bastard Emanuele Fossati, il videomaker Marco Falatti e - special guest star- il testimonial toscano Silvano Falatti.
Ma dove potete trovare il Nano?
Una domanda da non sottovalutare, perchè se ci cercate alla Self Area non ci troverete. E non perchè abbiamo iniziato a tirarcela, e a sfondarci di puttane e champagne a Palazzo Grazioli (cosa che comunque teniamo sempre in considerazione). Il motivo è molto più bieco: ci siamo mossi tardi, come da copione, così che trovare un posto nell'area indipendenti (dove "PUCK!" è ormai una delle realtà più longeve e apprezzate da critica e pubblico) era un po' come pretendere di prenotare gratis una stanza all'Hotel Hilton. Quindi, ciccia.
Ma non disperiamo. Saremo ospitati dalla ALASTOR, grazie al solito prezioso aiuto dell'amico Salvo. La nostra presenza sarà affiancata a quella di alcuni pezzi da novanta: Camuncoli, Burchielli, Van Sciver...
Per l'occasione, saranno messi in vendita tutti i numeri arretrati della rivista The Artist, il DVD dello spot promozionale in stop motion (sopra ne vedete la copertina) , i poster promozionali e - soprattutto- le poche copie rimaste di "PUCK!" - la rivista delle bassezze gratuite.
A questo proposito, ecco una nuova recensione di Marco Paolucci da Kathodik:
"Fiato alle trombe: nasce Puck! Il collettivo The Artist, che ha già gravitato nella “cybersfera” di Kathodik si presenta ai lettori con un corposo progetto nuovo di zecca. Raccoglie alcuni tra i migliori e più interessanti disegnatori italiani e materializza il progetto in un volume, il mitico numero uno che presenta alla vista e alla lettura parecchie squisitezze. A partire dalla doppia copertina di Sergio Ponchione, il collettivo riempie il bel tomo dei disegni di, tra gli altri, Kaz, Hunt Emerson, Bill Griffith, Maurizio Rosenzweig, Massimo Sembrano. Non contento di ciò, possiamo dire per fortuna, si imbarca in un’estenuante ed approfonditissima intervista allo scrittore americano Joe R. Lansdale, scambia quattro chiacchiere con Todd Schorr artista pop surrealist, con l’illustratore e musicista americano Gary Leib, l’editore underground americano e mistico Jay Kinney e il creatore del personaggio “Flaming Carriot” Bob Burden. Dedica inoltre, attraverso 30 disegnatori italiani, un sentito omaggio all’indimenticabile “uomo della linea” Osvaldo Cavandoli, il grande umorista italiano che rivive in una storia creata dalle matite di Leo Ortolani, Gino Gavioli, Bruno Bozzetto, Silver, Giorgio Rebuffi, Nedo Zanotti, Franco Origine, Ivan Manuppelli e altri. Per chiudere in bellezza aggiunge al piacevole e divertente intruglio le favole di Max Capa e gli interventi del Dottor Pira. Morale della favola: Puck! è un volume ben fatto, autoprodotto, da cercare con dedizione e leggere con attenzione. Dove? Chiedete a lagoladipuck@email.it"
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Mettetevi una mano sul cuore e l'altra sul portafogli: "PUCK!" vi aspetta a Lucca!
martedì 27 ottobre 2009
Hurricane versus Rosenzweig!
Si intitola "La Magnifica Ossessione", ed è un albo a fumetti allegato alla nuova uscita editoriale con protagonista Davide Golia: "L'amore Colpevole" , edito da BD.
Rosenzweig mi ha ingaggiato per vestire i panni di Muffa, un giovane fumettaro obeso, disegnatore di robaccia underground e ossessionato dal valore artistico dell’espressione.
"Su quella tavola mi piacerebbe un diavolo che insidia una donna.una bionda, mi immagino.....O un robot....Hai presente la copertina censurata di Appetite for Destruction?Quella lì di Robert Williams....Un’atmosfera di quel tipo....però più cupa....col tuo stile insomma, tipo quello che hai quando racconti quelle atmosfere notturne che sembra che la luce del giorno non sia mai esistita....."
sabato 24 ottobre 2009
Intervista a fumetti a FRANCO TRINCALE!
(realizzata giovedì 15 ottobre 2009)
FRANCO TRINCALE: Andavo a scuola elementare con Pippo Baudo, che suonava l’organo. Il nostro insegnante era un prete, ma bravo. E io cantavo nelle chiese, con Pippo Baudo che mi accompagnava all’organo. Poi andavo a cantare anche dal barbiere, per intrattenere i clienti, perché allora funzionava così. Mio padre era già tesserato comunista, ma le mie prime esperienze canore erano lontane dall’impegno politico. Sì, cantavo Bandiera Rossa, ma non era la stessa cosa.
Fino a quando mi venne la voglia di scrivere qualche canzone sull’emigrazione verso il nord, come quella della moglie siciliana che parte per lavorare a Milano, nonostante il marito geloso, e poi torna in paese: si intitola “L’aria milanisa”…Era una ballata ironica, con molti doppi senso, che divertiva molto la gente.
Ma io inizialmente non pensavo di fare il cantante come mestiere, ma di imparare l’arte del barbiere o andarmene volontario in marina. E per farla breve a 16 anni mi arruolai in marina, e anche lì continuai a cantare. Però iniziavo già a capire la situazione sociale.
Pensa che una volta, a Brindisi, ero di guardia notturna alla nave. Non mi dimenticherò mai questo fatto. Eravamo in due a fare il turno, io e un altro piantone, e sapevo che in città c’era la “Festa dell’Unità”. Allora mi misi d’accordo con l’altra guardia per andarci. E quando vidi la piazza,e il palco con gli artisti che cantavano, mi venne una gran voglia di cantare. Mi ricordo che cantai una cosa come “O’sole mio”, niente di particolare. Arrivò la ronda dell’esercito, che mi scoprì, e mi fece rientrare punendomi con 21 giorni di “prigione di rigore”.
Una delle mie prime ballate impegnate fu “Cantata di lupara”. Come sai, la lupara è il classico fucile siciliano adoperato dalla mafia…ora la lupara ha ceduto il posto al mitra, al tritolo: anche la mafia si adatta all’evoluzione (ride)…
“Cantata di lupara” trattava l’uccisione del sindacalista Salvatore Carnevale, durante l’occupazione delle terre. Era il ’47, il periodo della strage di Portella della Ginestra, durante la lotta dell’occupazione delle terre, quando si uccidevano i sindacalisti per scoraggiarli…
(Franco si mette a cantare, accompagnandosi con l'immancabile chitarra)
La maturazione politica arrivò poco per volta, quando tornai dalla marina e dovetti scegliermi un lavoro. Il mestiere del barbiere non l’avevo imparato bene, e mi trovavo costretto a scegliere tra l’esperienza militare e quella di cantante. Tra la mitraglia e la chitarra, scelsi l’arma più democratica.
Iniziai ad avvicinarmi alle fabbriche, e a suonare per gli operai, come quelli dell’Alfa Romeo, durante le loro pause pranzo all’aperto. E piano piano iniziò a instaurarsi un rapporto con loro, che mi raccontavano le loro esperienze e i loro problemi, molti dei quali li vivevo sulla mia pelle, come la difficoltà nel trovare casa, o l’emigrazione verso il nord. E iniziai a inserire queste tematiche nelle mie canzoni.
Mi vengono in mente la chitarra solista nei due lati del 45 giri de “La Tragedia dei Kennedy”, o la fisarmonica ne “La tragedia di Milena”.
Questa scelta di aggiungere strumenti di accompagnamento rispetto alla tradizionale voce/chitarra era una imposizione delle etichette discografiche, che non volevano un suono troppo scarno, o era la tua volontà artistica dell’epoca?
FRANCO TRINCALE: Quando venni a Milano, oltre a respirare il clima delle lotte operaie, mi avvicinai anche al mondo discografico con il mercato delle canzonette.
E fu proprio in uno dei miei incontri con gli operai che conobbi un cantante ambulante che vendeva le sue registrazioni su 45 giri di vinile. Ed erano dischi marchiati Fonola. Perché devi sapere che c’erano due “Fonola”: la "Phonola", con “ph”, che faceva le radio, e la “Fonola”, con la “f”, che si occupava delle canzonette. Il padrone della Fonola aveva escogitato questo trucco di fare uscire i dischi con le canzoni dei cantanti di San Remo, ma cantate da delle imitazioni dei cantanti originali.
Questo cantante ambulante mi disse che alla Fonola prendevano anche cantanti di strada, e così mi portò e mi fece conoscere al direttore, ed io gli piacqui e mi fece incidere la canzone “Uè, paesano”.
"Uè paisano" era il prototipo della canzone un po’ patetica, populista, che in America riscosse un grande successo grazie a un cantante italoamericano che si chiamava Nicola Paone. In America c’erano già le radio libere, e c’era tutto un sottomercato di canzoni alimentato da queste radio. I miei dischi vendevano bene in questo sottomercato americano, dove ero conosciuto.
Inizialmente non depositavo le mie canzoni, ma mi pagavano subito e finiva lì.
La Fonola aveva capito che potevo rendere bene economicamente, tant’è che quando mi chiamò una casa discografica concorrente della Fonola e mi propose un contratto, ed io parlai di questa questione con il direttore della Fonola stessa, lui pur di tenermi con sè me ne offrì il doppio.
Per la prima volta nella vita potei permettermi di comprare una lavatrice e pagare l’affitto.
Quando diventai più politicizzato, e alla Fonola questo aspetto interessava meno, io proposi questo compromesso: avrei comunque inciso le loro canzoni popolari, che gli avrebbero portato delle entrate economiche, ma a patto di pubblicare i miei dischi con le canzoni politiche.
Il direttore della Fonola chiamava gli orchestrali per arricchire, per rendere più fruibile l’operazione. Per questo che anche i miei primi pezzi politici incisi hanno degli arrangiamenti meno scarni, e ci sono ad esempio le fisarmoniche.
Il proprietario della Fonola era una persona onesta, il classico milanese dal cuore buono, e quando mi propose il rinnovo del contratto io gli controproposi di farmi dare un appartamento che all’epoca costava 7 milioni e 250 lire. Lui avrebbe comprato l’appartamento,e io gliel’avrei pagato nel tempo di 5 anni incidendo le mie canzoni. Per rispettare il patto al più presto soddisfai l’accordo nel giro di soli 3 anni, perché incidevo 5 o 6 canzoni al giorno! (ride). Non tutte erano delle ciambelle col buco, ma molti di quei pezzi vendettero molto in America, e fruttarono parecchio alla Fonola…
Ma fai bene a sottolineare questo aspetto, perché molti vedono la mia scelta politica come qualcosa di opportunistico, come se mi fossi voluto appoggiare al PCI. Col cazzo! È il PCI che si è appoggiato a me (ride), perché io sono andato anche all’estero a fare campagna elettorale per loro. Ho tenuto legami con Enrico Berlinguer, ci siamo scritti e incontrati più volte. Berlinguer era un grand’uomo dal punto di vista dell’onestà, veramente, lui secondo me è morto proprio per fare politica. Se vedessi le fatiche che faceva.
La politica corre sempre. Perché chi anticipa il cambiamento della società sono i cambiamenti del progresso tecnologico, e la società si trasforma generazionalmente. La politica sotto questa ottica non è altro che la frizione di un motore. Se guardi alla nascita del PD e all’attualità dei segretari, c’è sempre una situazione precaria. Non voglio tornare all’antica, ma se un partito è strutturato, e c’ha i suoi iscritti che lo eleggono, alla fine se è un partito che ci sa fare avrà i suoi simpatizzanti.
Ma il PD sembra essere perennemente nella fase di ricostruzione di un partito. Dopo le primarie vedremo davvero se l’accordo tra i tre candidati porterà a un programma unico, che dovrebbe essere di opposizione.
PUCK: Come vedi il movimento di Grillo?
PUCK: Ti eri reso conto che il partito andava al di là degli interessi degli operai, e del suo potenziale elettorato…
FRANCO TRINCALE: Il problema era questo: se tu sei un militante devi rispettare lo statuto del partito. Ma un militante che è anche un artista, che sia un artista visivo o musicale o di poesia, e che porta consensi e che aiuta la lotta, va bene solo finchè è in linea con la politica del partito stesso.
Quando cominciai a partecipare alle lotte di movimento popolare, che nascevano spontanee e non erano più inquadrate in un discorso di sindacato o di partito, allora iniziarono i problemi.
Cominciò a crearsi un movimento autonomo, di operai e studenti, e non potevo non rendermi partecipe. E questo non per una mia semplice esigenza etica, ma proprio perché era la mia stessa coscienza a impormi questa mia partecipazione. Mi ribolliva il sangue.
C’era quindi questo movimento per il diritto alla casa, e le case vennero occupate. E io supportai la lotta, cantando giorno e notte per gli occupanti.
Fino a quando venne autorizzato l’intervento della polizia, che caricò gli occupanti e, fatto gravissimo, un bambino (Massimiliano Ferretti, ndr) morì negli scontri.
Io scrissi per l’occasione questa ballata, te l’accenno:
“O compagno, lo sai che oggi
In Via Tibaldi, la polizia
Padri e bimbi ha cacciato via
Dalle case popolari
Quelle case che il comune
Costruisce ma non da
Alla gente proletaria
Che quelle case han fabbricà"
Io vivevo la lotta, non solo cantando, ma la vivevo incarnata. All’indomani della carica della polizia, e di questi fatti gravi, si tenne un'assemblea al Politecnico. Era una assemblea organizzata dal movimento, e non era vista bene dai partiti. Per questo che scrissi una lettera a Berlinguer, dicendogli che un partito come il PCI non poteva non accogliere e condividere la lotta per il diritto alla casa.
La prima cosa che fece il funzionario Zanchi del PCI fu quella di mettermi in cattiva luce con Berlinguer.
Poi, quando intervenni all’assemblea, mi dichiarai fuori dal partito. Perché non potevo accettare di essere tesserato a un partito che non condivideva queste lotte. Non mi sentivo più rappresentato da nessun partito, se non dalla gente che lottava. Sai che cosa è successo? Mentre Il Manifesto pubblicò la notizia com’era, cioè che consegnai la tessera, L’Unità scrisse che la tessera invece la stracciai. È stata data una notizia fuorviante, per mettermi in cattiva luce.
Quindi faccio un appello pubblico: se qualcuno per caso l’ha conservata, questa tessera, che la tiri fuori!
Sulla mia coscienza posso giurarti (anche se io non amo fare i giuramenti, li fa anche Berlusconi, quindi sai che cosa cazzo vuoi che contano) che non stracciai nessuna tessera. Hanno cercato di dare al mio atto un significato diverso, perché nella realtà avevo rispetto del partito ma non mi sentivo più rappresentato.
Io ho sempre cantato dei disoccupati, delle lotte nelle fabbriche, della cariche della polizia. Sono quelli del partito che hanno trovato nelle mie canzoni una linea comune con i loro valori. Ma io ho sempre proseguito per la mia strada, e poi a un certo punto la mia linea non gli è più andata bene.
FRANCO TRINCALE: Busacca, che oggi non c’è più, era l’originalità del cantastorie epocale che i tempi richiedevano. Lui era molto più anziano di me e diciamo che, se si può parlare di “scuola di cantastorie”, io ho iniziato una nuovo approccio più al passo coi tempi, che non erano più quelli di Busacca. Busacca, pur essendo molto bravo, era diventato più inattivo, e la colpa di questo ce l’ha in parte Dario Fo, perché con la sua proposta di collaborazione nei teatri (lo spettaccolo "Ci ragiono e canto", ndr) gli ha fatto lasciare la piazza in un momento in cui lui poteva ancora restarci, dato che la piazza accettava ancora generazionalmente il ruolo di cantastorie che lui era.
Busacca arrivava nella piazza e riusciva a tenere centinaia e centinaia di persone, ed era quella generazione del cambiamento tecnologico di cui ti parlavo prima. Eravamo al massimo all’invenzione del disco in vinile, e Busacca fu uno dei primi a vendere in piazza i dischi in vinile, quelli della storia del bandito Giuliano, scritti dal grande poeta Ignazio Butitta.
Ma come fai a Milano, a intrattenere la gente raccontando delle storie così lunghe?Poi, a sua volta, questa è stata la mia polemica tra la mia figura di cantastorie e quella dei cantautori che spesso si definiscono cantastorie. Perché io il ruolo di cantastorie vero lo riconosco solo a Fabrizio De Andrè.
Poi, tra l’altro, il cantastorie non è solo l’approccio artistico, ma un mestiere vero e proprio, con le sue sofferenze nella strada. Non come un altro mio amico, bravissimo, che si chiama Mauro Geraci che fa per professione il professore universitario ed è anche cantastorie. Non soffre come un cantastorie di strada che deve acchiappare il pubblico, magari costringendosi a cantare “O’ sole mio”.
Io i cantautori li chiamo cantastorie laureati. E mi fanno male, quando si definiscono cantastorie.
Attraverso le mie lotte ho ottenuto dei posti di strada dedicati appositamente per i cantastorie a Milano. Vent’anni fa non esisteva la voce “cantastorie” neanche nel ministero dello spettacolo: nel permesso 121 di pubblica sicurezza c’era la voce “cantante ambulante”, non “cantastorie”.
Ed io mi rodevo, per questo.
Io credo che in questi casi, quando tocco il dialetto, ci può essere un tocco di poesia nelle mie canzoni. Perché non sempre le mie ballate sono poesia, ma lo diventano quando riesco ad entrare nel profondo dell’animo di quello che sento. Molte mie canzoni invece sono più cronachistiche, cioè cronaca cantata, come se le avessi scritte senza estrarre i fatti dal profondo.
La persona che mi organizzava gli spettacoli alle feste dell’Unità, che gestiva anche il gruppo dei Camaleonti, propose a Radaelli questa condizione: se tu vuoi i Camaleonti Cantagiro, nel girone folk ci devi mettere Trincale. Lui disse di sì, ma poi si rimangiò la parola. E quindi decidemmo di fargliela pagare.
Stampammo dei volantini, denunciando il fatto che lui prendeva solo gli artisti che avrebbero pagato per esibirsi, ed era un fatto vero perchè se avessi pagato mi avrebbe preso. Tutte queste cose erano scritte nel volantino.
L’organizzatore delle feste dell’Unità mi ha mandato i biglietti di invito per l’anteprima del Festival di Sanremo all’Ariston. Io ci sono andato, mi sono messo in galleria, ho chiamato i giornalisti dell’ANSA e li ho avvisati di una mia operazione di contestazione. Quando è arrivato Radaelli, ho lanciato i volantini in diretta, e fatto un bel casino.
FRANCO TRINCALE: Ho solo una ballata in cantiere, non un vero e proprio progetto. Io mi sono ritirato. Sono pensionato, e non voglio fare l’ipocrita. Quando mi è stata riconosciuta la Legge Bacchelli, per la prima volta storicamente data a un cantastorie artista di strada, con la specificità per avere coniugato l’arte nobile del cantastorie con le lotte dei movimenti sociali, mi sono ritirato.
Nella realtà è uno stato di bisogno che ho prospettato con una lettera, una richiesta all’allora Presidente Ciampi. Gli ho scritto questa lettera con il cuore in mano, perché la mia pensione e quella di mia moglie non mi garantivano un futuro.
Le istituzioni mi hanno proposto per la legge Bacchelli e fortunatamente, prima che cadesse il governo Prodi, me l’hanno approvata.
Oggi come oggi ho acquisito la mia serenità. Mi concedo giusto la “Fiera degli Oh, bei, Oh, bei”, dove mi esibisco ancora come per dire ai milanesi che il loro cantastorie è ancora lì con loro.
Poi ogni tanto faccio qualche serata. A breve terrò un concerto per delle giornate anti-mafia.
Voglio farti sentire questa ballata che ho ripreso, apposta per l’occasione.
La mafia c’ha potere e capitali
La mafia è un’industria attiva
Che storce i soldi e li sa riciclar
…la mafia è tutta gente di rispetto
La mafia non è più ‘a coppola storta
La mafia cammina in doppio petto
La mafia c’ha le chiavi di ogni porta
La mafia è qua e là, cari signori
Sta nel silenzio in cambio dei favori
La mafia non perde mai la corsa
La mafia è quotata pure in borsa
La mafia c’ha delle intelligenze
La mafia si compra le coscienze
La mafia è incarnata nello stato
Dove l’onesto viene assassinato
La mafia sta dentro gli apparati
Coi loro insospettabili piazzati
La mafia è pure in quel palazzo là
Dove c’è scritto giustizia ci sta!
Ma questo non era il primo caso di censura. Guardando il tuo archivio storico si leggono articoli che parlano di continui scontri con le forze dell’ordine: il caso eclatante fu quando le forze di polizia interruppero il tuo concerto del 1970 ...
FRANCO TRINCALE: Era il Festival Pop Folk di Palermo. Di italiani c’eravamo io, Rosa Balistreri e, stranamente, Little Tony.
PUCK: Oggi è difficile pensare a una reazione di quella portata: il pubblico è meno partecipe, e gli artisti sembrano meno incazzati rispetto a un tempo…
giovedì 22 ottobre 2009
PUCK intervista FRANCO TRINCALE!
Una corposa intervista TUTTA A FUMETTI, per ripercorrere la carriera artistica di una delle voci più importanti del dopoguerra.
Fate largo alle vostre coscienze disorientate! I vostri rivoluzionari di fiducia vi aspettano sul quotidiano Liberazione, tra le pagine del numero 218 di FRIGIDAIRE - nuova edizione popolare d'elite.
A prestissimo, companeros!
domenica 11 ottobre 2009
Roger Corman testimonial di PUCK!
Cazzo! Roger Corman! Una delle mie principali fonti di ispirazione: gran parte del mio immaginario macabro lo devo proprio alle sue pellicole visionarie. Sinceri film di paura e pura ossessione, fatti con poco budget e grandi attori. Altro che le stronzate di horror patinati che ci rifilano oggi al cinema.
venerdì 9 ottobre 2009
Giù le mani da Frigolandia!
Nel frattempo, ricevo dall'amico Vincenzo Sparagna questo importante annuncio all'umanità intera.
E lo diffondo, con tutta la solidarietà mia e del Nano.
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Per ora non abbiamo risposte certe. In una riunione alla presenza dei rispettivi avvocati svoltasi ieri 5 ottobre, sindaco e assessori presenti hanno balbettato strane scuse, come il “non gradimento” della popolazione di Giano, dimostrata secondo loro dalla vecchia raccolta di firme di protesta orchestrata da Forza Italia e AN dopo la conferenza stampa di Oreste Scalzone nel febbraio 2007 (conferenza perfettamente legittima alla quale fu presente anche il sindaco che era stato avvertito alcuni giorni prima…), insomma pseudogiustificazioni per una decisione che è lecito sospettare sia originata da progetti speculativi inconfessabili. Oltretutto la stessa idea che l’arte e il pensiero debbano adeguarsi agli umori popolari (per giunta di un paese di soli 3000 abitanti) è aberrante. Forse che in Germania all’epoca di Hitler bisognava diventare antisemiti, perché tale era il sentimento della maggioranza della popolazione? E’ possibile per un “democratico” sostenere che a Frigolandia (la terra di Frigidaire) non si abbia il diritto di coltivare opinioni controcorrente? Dove andremo a finire se anche il PD chiede a tutti di diventare degli infami “minzolini”?
Comunque in attesa di capire cosa si nasconde dietro questo attacco “democratico” all’arte e all’informazione libera è ormai urgentissimo pagare gli affitti scaduti per chiudere almeno il risibile e sleale “casus belli” di questo sfratto a sorpresa.
Pertanto facciamo appello a tutti i veri democratici, amiche e amici, compagne e compagni, concittadine e concittadini immaginari, gianesi, umbri, italiani, europei ed extracomunitari, perché si mobilitino a sostegno di Frigolandia. Si tratta di difendere non solo la libertà della cultura, ma anche un pezzo della verde Umbria minacciata dall’orrore di possibili speculazioni cementizie.
Se siete d’accordo fate sentire la vostra voce inviando messaggi in difesa di Frigolandia al sindaco di Giano dell’Umbria (paolomorbidoni@tin.it), ma – soprattutto – inviate subito denaro a noi per pagare gli arretrati e sostenere le pesanti spese di questo atto di arroganza di un potere locale cieco almeno quanto quello nazionale. Sono preziosi anche contributi minimi, ma chi vuole può cogliere questa occasione per rinnovare in anticipo per il 2010 o sottoscrivere per la prima volta il Passaporto di Frigolandia (100 euro), che dà, tra le varie cose, diritto a un soggiorno gratuito di sette giorni in questo luogo bellissimo che vi chiediamo di difendere insieme a noi.
Potete versare il denaro in due modi:
-sul c/c postale n.71802482, intestato ad Associazione Repubblica di Frigolandia, Località La Colonia, 06030 Giano dell’Umbria (PG)
-con un bonifico sul conto bancario della Frigolandia s.r.l., società titolare della convenzione con il Comune. Codice IBAN: IT 18 P063 1538 3400 0000 0080451 "
lunedì 5 ottobre 2009
Franco Trincale testimonial di PUCK!
Il grande Franco Trincale, Cantastorie, artista di strada e per decenni sincera Voce di Protesta delle lotte operaie e studentesche, testimonial d'onore per "PUCK!", la rivista delle bassezze gratuite.
Sono molto legato a Franco. La nostra amicizia e collaborazione è attiva dal lontano 2001, quando lo intervistai per il numero 2 di The Artist. Da quel momento Trincale accettò di curare, periodicamente, su tutti i numeri della rivista, una rubrica fissa intitolata "L'Angolo del Cantastorie". Qui sono raccontate le sue impressioni sul mondo politico e sulla sua arte di strada.
Ci tengo moltissimo a questa collaborazione, senza la quale la mia rivista non sarebbe la stessa. Tant'è che nel travagliato passaggio da "The Artist" a "Puck!" quella di Franco è stata una delle prime firme che ho chiamato per animare la nostra neonata pubblicazione.
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E visto che il momento è propizio, annuncio una NOTIZIA BOMBA:
Hurricane Ivan, Puck il Nano e Franco Trincale approdano su Frigidaire!
Già. Sul prossimo numero di Frigidaire, il 218, in vendita il giorno sabato 24 ottobre con il quotidiano Liberazione, sarà pubblicata una esclusiva INTERVISTA A FUMETTI a FRANCO TRINCALE.
E lancio per l'occasione una iniziativa: avete delle domande da rivolgere a Franco Trincale? Curiosità sul suo percorso artistico e politico? Scrivete a: lagoladipuck@email.it . Le più interessanti verranno prese in considerazione da Puck il Nano e diventeranno parte integrante del fumetto.
Fatevi sotto, precari!
mercoledì 30 settembre 2009
Aztrokitifk & Mario peggio di Houdini!
Ladies and gentleman, dagli archivi polverosi del vostro Hurricane, presentiamo in anteprima assoluta per i lettori di "Processate le Visioni" un filmato fino a ieri andato perduto: "Aztrokitifk & Mario peggio di Houdini!".
Si tratta della primissima puntata di un format televisivo mai andato in porto: lo sgangherato "Aztrokitifk & Mario Show".
Questo primo esperimento per la televisione venne registrato tutto in una cantina, e una parte del set prese fuoco durante la lavorazione. Un'altra, invece, si allagò con l'alluvione.
Ma all'epoca Aztorkitifk & Mario erano ancora due stelle del vaudeville in gran forma e pieni di speranza: durante le pause firmavano autografi alle ammiratrici e giocavano a poker con Buster Keaton. Aztrokitifk si sottoponeva ad interminabili sedute di plastica facciale, e Mario ipnotizzava le cameriere nella sua macabra camera d'albergo.
Era un'epoca d'oro, quella. Gli anni del declino artistico sarebbero arrivati soltanto più tardi, quando Aztrokitifk si iscrisse a Scientology.
"Aztrokitifk & Mario peggio di Houdini!"
Soggetto, Sceneggiatura e Regia: Ivan Manuppelli.
Aiuto regia: Marco Falatti.
Animazioni: Marco Falatti, Federico Della Putta, Alessandro Ferrari.
Scenografie: Ettore Tripodi & Giulio Masotti.
Aiuto scenografo: Lorenzo Nunzella & Alessandro Ferrari.
Post Produzione: Adriano Macchitella & Andrea Ieri.
La voce di Aztrokitifk in questo episodio è di Federica Stefani.
Musiche affidate allo spettro di Cab Calloway.
lunedì 28 settembre 2009
Aztrokitifk & Mario Show
Aztrokitifk & Mario, i due improbabili mattatori della televisione postapocalittica, la peste bubbonica del tubo catodico, sono finalmente svincolati da ogni tipo di contratto televisivo e hanno così deciso di condividere con voi le loro avventure online.
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Dopo avere visto le porte di ogni network chiudersi a chiave, dopo essersi immolati alla Crisi Economica, e alla Febbre Suina, dopo essersi entrambi sposati con Victoria Beckham, i nostri eroi si sono ufficialmente arresi all'evidenza più bieca e si sono fatti portavoce della condivisione globale.
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Ed è proprio grazie al loro disastroso fallimento commerciale che tra poche ore, sugli schermi di "Processate le Visioni", verrà messo in onda il primissimo episodio pilota della serie.
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Si intitola "Aztrokitifk & Mario peggio di Houdini!" ed è stato rispolverato per l'occasione dai nebbiosi archivi del duo. Si tratta del loro primo esperimento per la televisione, girato artigianalmente in una cantina, e completamente privo di dialoghi. Le musiche sono state affidate allo spettro di Cab Calloway.
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A seguire (sempre sugli stessi canali) verrà pubblicata la loro seconda chance, quella che i pochi irriducibili fans considerano il loro vero asso nella manica: "Aztrokitifk & Mario si danno al crimine!", un kolossal di 4 minuti che -a dispetto delle spese sostenute- si rivelò un completo flop dal punto di vista economico, costituendo per la coppia l'inizio di una terza carriera tutta a base di debiti con la mafia, ansia sociale e consumo di barbiturici.